Associazioni
Vaccini anticovid: «Priorità per i lavoratori a contatto col pubblico»
Lo richiede Confartigianato Imprese Puglia
Ruvo - venerdì 19 febbraio 2021
14.03
«Nel piano vaccinale si dia priorità ai servizi essenziali e alle categorie di lavoratori a contatto con il pubblico». È quanto chiede Confartigianato Imprese Puglia.
«Crediamo importante che, nel definire il prosieguo del piano vaccinale, si tengano in adeguata considerazione le categorie produttive più esposte e quelle che forniscono servizi essenziali – dice Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – Abbiamo sottoposto la questione anche alla Regione affinché, nel rispetto del riparto delle competenze tra livello statale e regionale e nell'ambito della disponibilità delle dosi, si faccia un'attenta valutazione anche di queste esigenze».
Il riferimento è a tutte quelle attività che si svolgono in contatto diretto col pubblico e che, proprio per questo, soprattutto nella c.d. "Fase 1" della pandemia, sono state individuate come a più elevato rischio di sviluppare possibili cluster di contagio e pertanto sottoposte alle misure più restrittive e penalizzanti se non proprio all'obbligo di chiusura.
«Il ragionamento è semplice – continua Sgherza – Se è vero che queste attività presentano un elevato tasso di rischio per via delle intrinseche modalità di svolgimento, prevederne la priorità nell'accesso ai vaccini è un'operazione di buon senso non soltanto per la protezione degli operatori ma anche nell'interesse dell'utenza, dato che contribuisce a consolidare la strategia di abbattimento della circolazione virale. Si tratta di settori sistematicamente sottoposti a lockdown più o meno rigidi e, altrettanto sistematicamente, non adeguatamente ristorati per perdite e mancati guadagni. Vaccinare con il giusto grado di priorità consentirebbe di restituirli a condizioni di lavoro se non normali, quantomeno accettabili».
Distinta partita ma medesime considerazioni possono essere fatte per le imprese che forniscono servizi essenziali, come quelle di autotrasporto persone e merci, i cui operatori sono esposti rispettivamente sotto il profilo del contatto con l'utenza e sotto quello dello spostamento sul territorio nazionale piuttosto che internazionale con tutto ciò che ne consegue (ad esempio, utilizzo servizi promiscui, contatto con operatori di zone con maggiore tasso di contagio eccetera).
«Abbiamo tutti presente – prosegue il presidente – quanto successo pochi giorni fa al Brennero, con gli autotrasportatori costretti ore di fila per l'obbligo di presentazione di un tampone negativo per passare il confine. Considerata l'importanza del lavoro che questa categoria ha svolto durante la fase più dura della pandemia e che continua a svolgere tutt'ora, esponendosi direttamente al rischio per assicurare la sopravvivenza del Paese, non ci sembra ardito chiedere che anche per loro si possa verificare la possibilità di una priorità nell'accesso al vaccino. Il rischio insito nello spostamento tra regioni, nazioni e differenti territori merita di essere adeguatamente valutato».
«Crediamo importante che, nel definire il prosieguo del piano vaccinale, si tengano in adeguata considerazione le categorie produttive più esposte e quelle che forniscono servizi essenziali – dice Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – Abbiamo sottoposto la questione anche alla Regione affinché, nel rispetto del riparto delle competenze tra livello statale e regionale e nell'ambito della disponibilità delle dosi, si faccia un'attenta valutazione anche di queste esigenze».
Il riferimento è a tutte quelle attività che si svolgono in contatto diretto col pubblico e che, proprio per questo, soprattutto nella c.d. "Fase 1" della pandemia, sono state individuate come a più elevato rischio di sviluppare possibili cluster di contagio e pertanto sottoposte alle misure più restrittive e penalizzanti se non proprio all'obbligo di chiusura.
«Il ragionamento è semplice – continua Sgherza – Se è vero che queste attività presentano un elevato tasso di rischio per via delle intrinseche modalità di svolgimento, prevederne la priorità nell'accesso ai vaccini è un'operazione di buon senso non soltanto per la protezione degli operatori ma anche nell'interesse dell'utenza, dato che contribuisce a consolidare la strategia di abbattimento della circolazione virale. Si tratta di settori sistematicamente sottoposti a lockdown più o meno rigidi e, altrettanto sistematicamente, non adeguatamente ristorati per perdite e mancati guadagni. Vaccinare con il giusto grado di priorità consentirebbe di restituirli a condizioni di lavoro se non normali, quantomeno accettabili».
Distinta partita ma medesime considerazioni possono essere fatte per le imprese che forniscono servizi essenziali, come quelle di autotrasporto persone e merci, i cui operatori sono esposti rispettivamente sotto il profilo del contatto con l'utenza e sotto quello dello spostamento sul territorio nazionale piuttosto che internazionale con tutto ciò che ne consegue (ad esempio, utilizzo servizi promiscui, contatto con operatori di zone con maggiore tasso di contagio eccetera).
«Abbiamo tutti presente – prosegue il presidente – quanto successo pochi giorni fa al Brennero, con gli autotrasportatori costretti ore di fila per l'obbligo di presentazione di un tampone negativo per passare il confine. Considerata l'importanza del lavoro che questa categoria ha svolto durante la fase più dura della pandemia e che continua a svolgere tutt'ora, esponendosi direttamente al rischio per assicurare la sopravvivenza del Paese, non ci sembra ardito chiedere che anche per loro si possa verificare la possibilità di una priorità nell'accesso al vaccino. Il rischio insito nello spostamento tra regioni, nazioni e differenti territori merita di essere adeguatamente valutato».