
Vita di città
Storia Viva - Un culto dall'oriente: la Madonna di Costantinopoli a Ruvo
Tracce dal passato di devozione alla patrona e protettrice di Bari e della sua provincia.
Ruvo - martedì 4 marzo 2025
16.16
Il primo martedì di marzo è dedicato alle celebrazioni in onore di Maria SS. di Costantinopoli, patrona e protettrice di Bari e della sua provincia.
Il culto si è diffuso in seguito all'approdo leggendario a Bari dell'icona della Vergine oggi conservata nella Cattedrale romanica di San Sabino. Numerose sono nei paesi della provincia le testimonianze artistiche del culto alla Vergine Odegitria, colei che indica la via.
Non esula Ruvo nella quale sono stati eretti nei secoli numerosi altari dedicati alla Vergine.
Il culto della Madonna di Costantinopoli a Ruvo di Puglia ha origini antiche, risalenti almeno al 1545, quando i coniugi de Lampis fondarono una cappella nella quattrocentesca chiesa di San Michele Arcangelo, vincolandola a celebrazioni liturgiche perpetue. Nel tempo, la cappella ricevette donazioni e legati, fino al crollo della chiesa nel Settecento, che portò alla sua scomparsa. Tuttavia, la devozione popolare proseguì e, nell'Ottocento, venne edificata una nuova cappellina presso l'Ospedale di Pietà.
Quando questa cappellina fu abbattuta, negli anni Settanta del secolo scorso, a ricordo di tale distruzione, si costruì l'edicola che ancora adesso esiste all'incrocio tra Via 1° Maggio e corso Piave collocandovi lo stesso quadro della vecchia cappella.
Anche nella chiesa cinquecentesca del SS. Rosario, crollata nel 700 e sostituita dall'attuale chiesa di S. Domenico, tra le cappelle appare una cappella dedicata alla Madonna venuta dall'Oriente. L'esistenza di questa cappella è attestata dal testamento di Pascarosa Fanana che nel 1630 legava alla cappella 100 Ducati da cui attingere le spese per due panni di Damasco, uno per l'altare della stessa cappella, forse di jus patronato della famiglia, l'altro per la cappella del SS. Crocifisso in Corato.
In Cattedrale, il culto alla Vergine è ancora sentito e si concentra attorno alla tavola raffigurante la Madonna e il Bambino, posta nell'altare dell'abside di destra.
Nell'opera, attribuita al "prolifico e un po' stralunato pittore" monogrammista ZT, recentemente identificati nel pittore attivo a Ruvo Giorgio Teotonico, e datata al 1539. Nel dipinto la Vergine, a mezza figura, sorregge il Bimbo benedicente indicandolo con la mano destra, secondo la classica rappresentazione dell'Odegitria. Sullo sfondo della scena, un drappo rosso con bordo dorato a motivi vegetali e un fondo azzurro cosparso di fiori. L'opera è posta in una cornice della stessa epoca recante, in basso al centro, lo stemma della famiglia committente del dipinto, la famiglia Pagano – De Leo. L'opera proviene dall'altare della cappella dedicata alla Madonna di Costantinopoli. Questa cappella, assieme a quelle dell'Addolorata, dei SS. Medici, di S. Michele e della Madonna di Pompei, si trovava lungo la navata destra e fu abbattuta all'inizio del '900.
Il culto si è diffuso in seguito all'approdo leggendario a Bari dell'icona della Vergine oggi conservata nella Cattedrale romanica di San Sabino. Numerose sono nei paesi della provincia le testimonianze artistiche del culto alla Vergine Odegitria, colei che indica la via.
Non esula Ruvo nella quale sono stati eretti nei secoli numerosi altari dedicati alla Vergine.
Il culto della Madonna di Costantinopoli a Ruvo di Puglia ha origini antiche, risalenti almeno al 1545, quando i coniugi de Lampis fondarono una cappella nella quattrocentesca chiesa di San Michele Arcangelo, vincolandola a celebrazioni liturgiche perpetue. Nel tempo, la cappella ricevette donazioni e legati, fino al crollo della chiesa nel Settecento, che portò alla sua scomparsa. Tuttavia, la devozione popolare proseguì e, nell'Ottocento, venne edificata una nuova cappellina presso l'Ospedale di Pietà.
Quando questa cappellina fu abbattuta, negli anni Settanta del secolo scorso, a ricordo di tale distruzione, si costruì l'edicola che ancora adesso esiste all'incrocio tra Via 1° Maggio e corso Piave collocandovi lo stesso quadro della vecchia cappella.
Anche nella chiesa cinquecentesca del SS. Rosario, crollata nel 700 e sostituita dall'attuale chiesa di S. Domenico, tra le cappelle appare una cappella dedicata alla Madonna venuta dall'Oriente. L'esistenza di questa cappella è attestata dal testamento di Pascarosa Fanana che nel 1630 legava alla cappella 100 Ducati da cui attingere le spese per due panni di Damasco, uno per l'altare della stessa cappella, forse di jus patronato della famiglia, l'altro per la cappella del SS. Crocifisso in Corato.
In Cattedrale, il culto alla Vergine è ancora sentito e si concentra attorno alla tavola raffigurante la Madonna e il Bambino, posta nell'altare dell'abside di destra.
Nell'opera, attribuita al "prolifico e un po' stralunato pittore" monogrammista ZT, recentemente identificati nel pittore attivo a Ruvo Giorgio Teotonico, e datata al 1539. Nel dipinto la Vergine, a mezza figura, sorregge il Bimbo benedicente indicandolo con la mano destra, secondo la classica rappresentazione dell'Odegitria. Sullo sfondo della scena, un drappo rosso con bordo dorato a motivi vegetali e un fondo azzurro cosparso di fiori. L'opera è posta in una cornice della stessa epoca recante, in basso al centro, lo stemma della famiglia committente del dipinto, la famiglia Pagano – De Leo. L'opera proviene dall'altare della cappella dedicata alla Madonna di Costantinopoli. Questa cappella, assieme a quelle dell'Addolorata, dei SS. Medici, di S. Michele e della Madonna di Pompei, si trovava lungo la navata destra e fu abbattuta all'inizio del '900.