Vita di città
Storia Viva - Streghe, spiriti e misteri: viaggio tra le ombre del passato di Ruvo di Puglia
Dal passato tre storie inquietanti e dimenticate che svelano il lato oscuro della città
Ruvo - martedì 29 ottobre 2024
Tra racconti tramandati e documenti storici, la memoria di Ruvo di Puglia è popolata da vicende che sfiorano l'occulto. Dai medium d'inizio Novecento ai processi per stregoneria del Seicento, fino alle apparizioni spettrali del convento di Sant'Angelo, ecco tre storie che ci svelano il lato oscuro della storia ruvese.
Giulia, la "strega" di Ruvo
Nel Seicento, in risposta alla Riforma protestante, la Chiesa cattolica intensificò la lotta contro eresie e stregoneria, considerate pericolose minacce alla sua stabilità. È in questo contesto che prende forma la vicenda di Giulia, una donna ruvese nota per le sue conoscenze di pratiche magiche. Negli anni Settanta del Seicento, Rosa di Pantaleo, una donna di Molfetta poi condannata per stregoneria, cercò Giulia per ottenere un incantesimo speciale, consigliata dalla moglie di un pastore del conte di Ruvo, Ettore Carafa. Giulia le insegnò un rituale che prevedeva l'uso di calamite e amuleti, detti "pupelli", cuciti nelle vesti per attirare su di sé gli sguardi degli uomini.
Insieme ad altre due donne, Giulia intraprese una spedizione notturna nella casa di Maria Antonia d'Oliviero, tormentata da un maleficio. Giunte "in forma di gatte a cavallo del Demonio in forma di Bestia, come una scimia, che portava le corna", le tre donne cercarono di sanarla interrogando spiriti e bestie. Tuttavia, la guarigione non fu possibile, e la compagna Adaria tentò di "liberarla" eseguendo strani movimenti sul letto e sulle mani della donna. Questo episodio, pur deformato dalle confessioni estorte dagli inquisitori, restituisce l'atmosfera superstiziosa e a tratti retrograda del Seicento pugliese, in cui realtà e suggestione si confondevano.
I fantasmi nel convento di Sant'Angelo
Qualche secolo dopo, il convento di Sant'Angelo divenne teatro di eventi misteriosi. Il 18 ottobre 1823, il superiore del convento scrisse una lettera in cui denunciava visioni spettrali che turbavano i giovani frati. Nei corridoi silenziosi e nelle stanze buie, apparivano strane figure che sembravano risvegliate dai cadaveri di morte violenta sezionati e seppelliti nell'atrio del convento. Le spettrali visioni facevano "accendere di fantasia" i frati, e il superiore chiese alle autorità civili di trasferire le autopsie altrove. Il sindaco, accogliendo la proposta, suggerì la dismessa chiesa della Madonna dell'Isola ma il vescovo rifiutò.
Se le apparizioni fossero reali o meno è difficile stabilirlo, ma si sospetta che i frati desiderassero in realtà liberare il convento da quella pratica sinistra e profana, in una mossa di "marketing" per purificarlo agli occhi della comunità.
I fratelli Pansini, medium di Ruvo
In tempi più recenti, agli inizi del Novecento, la storia dei fratelli Alfredo e Paolo Pansini, medium di Ruvo, catturò l'attenzione nazionale. Già da giovane, Alfredo mostrava un'insolita capacità di comunicare con entità spirituali, cadendo in uno stato di trance durante il quale affermava di conoscere dettagli del passato e, talvolta, anche del futuro. Sedute spiritiche, oggetti che si muovevano e messaggi dall'aldilà attrassero curiosi e studiosi di tutta Italia. La fama dei Pansini crebbe rapidamente, rendendoli figure centrali del mondo esoterico di quel tempo. Di loro parlerà anche il famoso letterato Luigi Pirandello che, in un articolo apparso su un giornale torinese, così commentò: "Come dite, signori spiriti? Dite che l'uomo ha bisogno di spiegarsi in qualche modo il mistero della morte, per trovare una norma direttrice della propria vita!"
Queste storie, seppur fantasiose e a tratti sinistre, raccontano di una Ruvo sospesa tra tradizione e mistero, dove la paura del soprannaturale ha saputo incidere profondamente sul tessuto sociale e culturale. Miti e leggende, al confine tra cronaca e fantasia, continuano a vivere nel ricordo e nella curiosità di chi ancora oggi si interroga su quanto il passato possa svelare di quel "mondo invisibile" che tanto affascinava i nostri antenati.
Fonti: A. Ficco, A. D'Ambrosio, Tragressione e criminalità in Terra di Bari (Molfetta e Terlizzi tra Sei e Settecento), Lecce 1991; Archivio di Stato di Bari, Intendenza, Culto e Dipendenze, f. 774, Rimostranze del vescovo circa l'ordinanza del sindaco di trasportare gli uccisi…, 1823; F. Lauciello, Da Ruvo di Puglia la storia dei fratelli Alfredo e Paolo Pansini, "medium spiritici" di inizio Novecento, 2021.
Giulia, la "strega" di Ruvo
Nel Seicento, in risposta alla Riforma protestante, la Chiesa cattolica intensificò la lotta contro eresie e stregoneria, considerate pericolose minacce alla sua stabilità. È in questo contesto che prende forma la vicenda di Giulia, una donna ruvese nota per le sue conoscenze di pratiche magiche. Negli anni Settanta del Seicento, Rosa di Pantaleo, una donna di Molfetta poi condannata per stregoneria, cercò Giulia per ottenere un incantesimo speciale, consigliata dalla moglie di un pastore del conte di Ruvo, Ettore Carafa. Giulia le insegnò un rituale che prevedeva l'uso di calamite e amuleti, detti "pupelli", cuciti nelle vesti per attirare su di sé gli sguardi degli uomini.
Insieme ad altre due donne, Giulia intraprese una spedizione notturna nella casa di Maria Antonia d'Oliviero, tormentata da un maleficio. Giunte "in forma di gatte a cavallo del Demonio in forma di Bestia, come una scimia, che portava le corna", le tre donne cercarono di sanarla interrogando spiriti e bestie. Tuttavia, la guarigione non fu possibile, e la compagna Adaria tentò di "liberarla" eseguendo strani movimenti sul letto e sulle mani della donna. Questo episodio, pur deformato dalle confessioni estorte dagli inquisitori, restituisce l'atmosfera superstiziosa e a tratti retrograda del Seicento pugliese, in cui realtà e suggestione si confondevano.
I fantasmi nel convento di Sant'Angelo
Qualche secolo dopo, il convento di Sant'Angelo divenne teatro di eventi misteriosi. Il 18 ottobre 1823, il superiore del convento scrisse una lettera in cui denunciava visioni spettrali che turbavano i giovani frati. Nei corridoi silenziosi e nelle stanze buie, apparivano strane figure che sembravano risvegliate dai cadaveri di morte violenta sezionati e seppelliti nell'atrio del convento. Le spettrali visioni facevano "accendere di fantasia" i frati, e il superiore chiese alle autorità civili di trasferire le autopsie altrove. Il sindaco, accogliendo la proposta, suggerì la dismessa chiesa della Madonna dell'Isola ma il vescovo rifiutò.
Se le apparizioni fossero reali o meno è difficile stabilirlo, ma si sospetta che i frati desiderassero in realtà liberare il convento da quella pratica sinistra e profana, in una mossa di "marketing" per purificarlo agli occhi della comunità.
I fratelli Pansini, medium di Ruvo
In tempi più recenti, agli inizi del Novecento, la storia dei fratelli Alfredo e Paolo Pansini, medium di Ruvo, catturò l'attenzione nazionale. Già da giovane, Alfredo mostrava un'insolita capacità di comunicare con entità spirituali, cadendo in uno stato di trance durante il quale affermava di conoscere dettagli del passato e, talvolta, anche del futuro. Sedute spiritiche, oggetti che si muovevano e messaggi dall'aldilà attrassero curiosi e studiosi di tutta Italia. La fama dei Pansini crebbe rapidamente, rendendoli figure centrali del mondo esoterico di quel tempo. Di loro parlerà anche il famoso letterato Luigi Pirandello che, in un articolo apparso su un giornale torinese, così commentò: "Come dite, signori spiriti? Dite che l'uomo ha bisogno di spiegarsi in qualche modo il mistero della morte, per trovare una norma direttrice della propria vita!"
Queste storie, seppur fantasiose e a tratti sinistre, raccontano di una Ruvo sospesa tra tradizione e mistero, dove la paura del soprannaturale ha saputo incidere profondamente sul tessuto sociale e culturale. Miti e leggende, al confine tra cronaca e fantasia, continuano a vivere nel ricordo e nella curiosità di chi ancora oggi si interroga su quanto il passato possa svelare di quel "mondo invisibile" che tanto affascinava i nostri antenati.
Fonti: A. Ficco, A. D'Ambrosio, Tragressione e criminalità in Terra di Bari (Molfetta e Terlizzi tra Sei e Settecento), Lecce 1991; Archivio di Stato di Bari, Intendenza, Culto e Dipendenze, f. 774, Rimostranze del vescovo circa l'ordinanza del sindaco di trasportare gli uccisi…, 1823; F. Lauciello, Da Ruvo di Puglia la storia dei fratelli Alfredo e Paolo Pansini, "medium spiritici" di inizio Novecento, 2021.