Vita di città
Storia Viva - San Biagio, patrono di Ruvo di Puglia tra fede, storia e tradizione
Un legame secolare che unisce la comunità
Ruvo - mercoledì 29 gennaio 2025
10.23
La città di Ruvo di Puglia si prepara con fervore alla solennità di San Biagio, vescovo di Sebaste e patrono cittadino, celebrata ogni anno il 3 febbraio.
Un tempo situata nella cappella dedicata al Santo, accessibile dalla terza campata della navata sinistra, la statua lignea di San Biagio è oggi collocata in fondo alla stessa navata. La cappella viene menzionata per la prima volta in una relazione per la visita ad limina del vescovo Giovanni Francesco de Mirto (1520-1578), che si occupò di rinnovare l'altare del patrono. Durante i lavori di restauro, fu rinvenuto un vaso di creta contenente ossa, ritenute reliquie del Santo, che furono custodite con grande devozione.
In una successiva visita ad limina del 1606, il vescovo Giuseppe Saluzzi (1604-1620) segnalò che la Cattedrale conservava numerose reliquie, tra cui quelle di San Biagio e San Zenone, particolarmente preziose per la comunità. Qualche decennio dopo, il vescovo Giuseppe Caro (1666-1671) riportò che in Cattedrale si venerava anche il dito pollice del Santo vescovo di Sebaste.
Nel 1635, durante l'episcopato di Cristoforo Memmoli (1621-1646), la cappella di San Biagio venne rinnovata, assumendo un aspetto più sfarzoso. Fu in quell'occasione che, secondo recenti studi, il vescovo commissionò a un abile scultore napoletano la statua lignea del Santo, decorata con la tecnica dell'estofado de oro. La statua raffigura San Biagio in abiti vescovili, in atto di benedizione, con una palma nella mano sinistra e il pastorale argenteo, un'opera di raffinata argenteria napoletana del XVIII secolo donata dal vescovo Andrea Taccone (1929-1949). Restaurata nel 1985, la statua ha riacquistato la sua originale policromia, liberata dalle pesanti ridipinture accumulate nel tempo.
L'originaria cappella fu demolita definitivamente nel 1935, insieme al Cappellone del SS. Sacramento. Fino a quel momento, nel giorno della festa del santo il rito della benedizione della gola si svolgeva nella cappella il giorno della festa del Santo. Il reliquiario a forma di braccio benedicente veniva accostato al collo dei fedeli per invocare la protezione del patrono.
Un episodio significativo legato alla devozione verso San Biagio è narrato dal gruppo dei portatori della statua. Raccontano che nel 1857, Ruvo fu colpita da un'epidemia che interessava gravemente la gola di molti bambini. La popolazione si rivolse con fede al Santo, e il vescovo Materozzi (1853-1884) fece giungere da Napoli una nuova reliquia di San Biagio, che fu esposta alla venerazione. Grazie alle preghiere e all'intercessione del patrono, l'epidemia si placò.
Oggi le reliquie del Santo custodite a Ruvo sono due: una è conservata nella teca incastonata nel braccio argenteo benedicente, mentre l'altra si trova in un ciondolo a forma di rosone, sostenuto da un laccio in oro bianco, donato dai portatori della statua nel 2009. Questi simboli sacri continuano a rappresentare la protezione e il legame profondo della comunità con il suo patrono, San Biagio.
Fonti: F. Di Palo, Anellus Stellato fecit, Foggia 2023; L. Palumbo, L'isolamento dei vescovi del Mezzogiorno tra '600 e '700. Il caso della diocesi di Ruvo, «Rivista di Scienze Religiose», V (1991); S. Summo, San Biagio. Patrono di Ruvo e della Diocesi: una radicata tradizione popolare, in Studi Rubastini. In Nomine Sanctis Patroni e Protettori a Ruvo di Puglia (a cura di C. Bucci), Terlizzi 2016
Un tempo situata nella cappella dedicata al Santo, accessibile dalla terza campata della navata sinistra, la statua lignea di San Biagio è oggi collocata in fondo alla stessa navata. La cappella viene menzionata per la prima volta in una relazione per la visita ad limina del vescovo Giovanni Francesco de Mirto (1520-1578), che si occupò di rinnovare l'altare del patrono. Durante i lavori di restauro, fu rinvenuto un vaso di creta contenente ossa, ritenute reliquie del Santo, che furono custodite con grande devozione.
In una successiva visita ad limina del 1606, il vescovo Giuseppe Saluzzi (1604-1620) segnalò che la Cattedrale conservava numerose reliquie, tra cui quelle di San Biagio e San Zenone, particolarmente preziose per la comunità. Qualche decennio dopo, il vescovo Giuseppe Caro (1666-1671) riportò che in Cattedrale si venerava anche il dito pollice del Santo vescovo di Sebaste.
Nel 1635, durante l'episcopato di Cristoforo Memmoli (1621-1646), la cappella di San Biagio venne rinnovata, assumendo un aspetto più sfarzoso. Fu in quell'occasione che, secondo recenti studi, il vescovo commissionò a un abile scultore napoletano la statua lignea del Santo, decorata con la tecnica dell'estofado de oro. La statua raffigura San Biagio in abiti vescovili, in atto di benedizione, con una palma nella mano sinistra e il pastorale argenteo, un'opera di raffinata argenteria napoletana del XVIII secolo donata dal vescovo Andrea Taccone (1929-1949). Restaurata nel 1985, la statua ha riacquistato la sua originale policromia, liberata dalle pesanti ridipinture accumulate nel tempo.
L'originaria cappella fu demolita definitivamente nel 1935, insieme al Cappellone del SS. Sacramento. Fino a quel momento, nel giorno della festa del santo il rito della benedizione della gola si svolgeva nella cappella il giorno della festa del Santo. Il reliquiario a forma di braccio benedicente veniva accostato al collo dei fedeli per invocare la protezione del patrono.
Un episodio significativo legato alla devozione verso San Biagio è narrato dal gruppo dei portatori della statua. Raccontano che nel 1857, Ruvo fu colpita da un'epidemia che interessava gravemente la gola di molti bambini. La popolazione si rivolse con fede al Santo, e il vescovo Materozzi (1853-1884) fece giungere da Napoli una nuova reliquia di San Biagio, che fu esposta alla venerazione. Grazie alle preghiere e all'intercessione del patrono, l'epidemia si placò.
Oggi le reliquie del Santo custodite a Ruvo sono due: una è conservata nella teca incastonata nel braccio argenteo benedicente, mentre l'altra si trova in un ciondolo a forma di rosone, sostenuto da un laccio in oro bianco, donato dai portatori della statua nel 2009. Questi simboli sacri continuano a rappresentare la protezione e il legame profondo della comunità con il suo patrono, San Biagio.
Fonti: F. Di Palo, Anellus Stellato fecit, Foggia 2023; L. Palumbo, L'isolamento dei vescovi del Mezzogiorno tra '600 e '700. Il caso della diocesi di Ruvo, «Rivista di Scienze Religiose», V (1991); S. Summo, San Biagio. Patrono di Ruvo e della Diocesi: una radicata tradizione popolare, in Studi Rubastini. In Nomine Sanctis Patroni e Protettori a Ruvo di Puglia (a cura di C. Bucci), Terlizzi 2016