
Vita di città
Storia Viva - L’Addolorata della chiesa di S. Lucia e lo scultore che morì per la sua città
Una statua vestita del 1797 opera dell'andriese Riccardo Brudaglio, ucciso nel 1799
Ruvo - martedì 8 aprile 2025
10.15
Nel periodo quaresimale, nella chiesa nuova di Santa Lucia è esposta una pregevole statua vestita raffigurante l'Addolorata. L'opera proviene dalla chiesa dei Cappuccini ed è firmata, sulla base in finto marmo, dallo scultore andriese Riccardo Brudaglio, nel 1797.
La Vergine, dall'espressività accentuata, ha lo sguardo doloroso rivolto al cielo e le mani strette in un intreccio carico di pathos. Indossa abiti a lutto e reca sul petto il tradizionale pugnale che le trafigge il cuore, simbolo del dolore materno.
In origine la statua era collocata in una cappella della chiesa conventuale dei Cappuccini e fu trasferita nel 2016 al nuovo complesso parrocchiale. In passato, veniva portata in processione durante la tradizionale visita ai Sepolcri del Giovedì Santo: ogni chiesa, infatti, partecipava a questo rito con un simulacro della Vergine in pellegrinaggio agli altari della reposizione allestiti nelle chiese cittadine. Tale pratica fu soppressa negli anni Trenta del Novecento dal vescovo Andrea Taccone.
Come già accennato, la statua è firmata da Riccardo Brudaglio, scultore di Andria e figlio di Nicolantonio, noto autore delle statue che ornano la chiesa di Sant'Angelo a Ruvo di Puglia. Riccardo, nato intorno alla metà del Settecento, fu il primogenito di Nicolantonio. Rimasto celibe, proseguì l'attività della bottega paterna insieme al fratello Vito. Viveva in una casa annessa alla bottega, situata nella strada di San Francesco alle mura di Andria.
Solo due anni dopo aver realizzato la nostra Addolorata, Riccardo prese parte, il 23 marzo 1799, alla difesa della città contro l'assalto delle truppe francesi. Rimase ucciso durante gli scontri.
Tra gli assedianti, al seguito del generale Broussier, vi era anche il Duca di Andria e Conte di Ruvo Ettore Carafa, figlio di Riccardo. Ettore, fin da giovane, aveva aderito agli ideali della Rivoluzione francese. Per evitare la distruzione di Andria, città della sua famiglia, il duca si presentò sotto le mura per tentare una mediazione, ma fu accolto con insulti e accuse di tradimento. Di fronte a tale reazione, decise di affiancare le truppe francesi nell'assedio. La città fu saccheggiata e, in quella tragica occasione, fu trafugata anche la Sacra Spina.
Alla fine dell'esperienza repubblicana, re Ferdinando IV fece giustiziare i capi rivoluzionari. Il duca Ettore Carafa fu decapitato il 4 settembre 1799 in Piazza del Mercato.
La sua morte segnò il primo segnale del tramonto della dinastia Carafa su Andria e su Ruvo.
Fonti bibliografiche: V. Zito, I Brudaglio. Una famiglia di scultori nel contesto socio-economico andriese. Tra '700 e '800, 2017
La Vergine, dall'espressività accentuata, ha lo sguardo doloroso rivolto al cielo e le mani strette in un intreccio carico di pathos. Indossa abiti a lutto e reca sul petto il tradizionale pugnale che le trafigge il cuore, simbolo del dolore materno.
In origine la statua era collocata in una cappella della chiesa conventuale dei Cappuccini e fu trasferita nel 2016 al nuovo complesso parrocchiale. In passato, veniva portata in processione durante la tradizionale visita ai Sepolcri del Giovedì Santo: ogni chiesa, infatti, partecipava a questo rito con un simulacro della Vergine in pellegrinaggio agli altari della reposizione allestiti nelle chiese cittadine. Tale pratica fu soppressa negli anni Trenta del Novecento dal vescovo Andrea Taccone.
Come già accennato, la statua è firmata da Riccardo Brudaglio, scultore di Andria e figlio di Nicolantonio, noto autore delle statue che ornano la chiesa di Sant'Angelo a Ruvo di Puglia. Riccardo, nato intorno alla metà del Settecento, fu il primogenito di Nicolantonio. Rimasto celibe, proseguì l'attività della bottega paterna insieme al fratello Vito. Viveva in una casa annessa alla bottega, situata nella strada di San Francesco alle mura di Andria.
Solo due anni dopo aver realizzato la nostra Addolorata, Riccardo prese parte, il 23 marzo 1799, alla difesa della città contro l'assalto delle truppe francesi. Rimase ucciso durante gli scontri.
Tra gli assedianti, al seguito del generale Broussier, vi era anche il Duca di Andria e Conte di Ruvo Ettore Carafa, figlio di Riccardo. Ettore, fin da giovane, aveva aderito agli ideali della Rivoluzione francese. Per evitare la distruzione di Andria, città della sua famiglia, il duca si presentò sotto le mura per tentare una mediazione, ma fu accolto con insulti e accuse di tradimento. Di fronte a tale reazione, decise di affiancare le truppe francesi nell'assedio. La città fu saccheggiata e, in quella tragica occasione, fu trafugata anche la Sacra Spina.
Alla fine dell'esperienza repubblicana, re Ferdinando IV fece giustiziare i capi rivoluzionari. Il duca Ettore Carafa fu decapitato il 4 settembre 1799 in Piazza del Mercato.
La sua morte segnò il primo segnale del tramonto della dinastia Carafa su Andria e su Ruvo.
Fonti bibliografiche: V. Zito, I Brudaglio. Una famiglia di scultori nel contesto socio-economico andriese. Tra '700 e '800, 2017