8 gennaio 1894
8 gennaio 1894
Vita di città

Storia Viva - Dalla Storia alla Memoria: l’evoluzione della Caserma dei Carabinieri a Ruvo di Puglia

Dalla sede nell'ex Monastero di San Matteo all'edificio in via Amendola

Nel cuore della vita civile di ogni comunità italiana, l'Arma dei Carabinieri ha sempre rappresentato un presidio di legalità e sicurezza. A Ruvo di Puglia, la storia della presenza dei Carabinieri si intreccia profondamente con la trasformazione degli spazi urbani e con la memoria collettiva della città. In occasione dell'intitolazione della nuova sede al carabiniere Cataldo Stasi, vittima della sanguinosa stagione criminale della Banda della Uno Bianca, si apre anche una riflessione sul lungo percorso che ha visto cambiare sedi, volti e funzioni di quella che oggi è una delle istituzioni più radicate nel tessuto cittadino.

Le origini: dal monastero alla caserma

La prima sede della caserma dei Carabinieri a Ruvo risale al 1870, quando – con deliberazione della Deputazione Provinciale del 10 agosto – fu concesso in fitto il secondo piano del soppresso monastero di San Matteo, già riconvertito in parte ad altri usi dopo la soppressione degli ordini religiosi in epoca post-unitaria. L'antico edificio, accessibile dal portoncino di via Le Monache, venne trasformato per ospitare i militari dell'Arma: furono suddivise le grandi sale in 14 stanze per ricavare dormitori, ambienti di servizio e locali destinati alla vita quotidiana dei gendarmi. Era l'epoca in cui lo Stato italiano stava consolidando la propria presenza nei territori appena unificati, e la caserma rappresentava non solo un presidio militare, ma un simbolo visibile di ordine e autorità.
L'8 gennaio 1894, durante le rivolte popolari, i cittadini tentarono di assaltare la Caserma ma l'utilizzo delle armi da parte di Carabinieri mise fine all'assalto.

Il Ventennio e la bandiera: 1936
La memoria cittadina conserva il ricordo di una solenne cerimonia avvenuta nel giugno 1936, quando – in piena epoca fascista – alla caserma dei Carabinieri venne consegnata, grazie a una pubblica sottoscrizione, una bandiera italiana. Fu un evento di grande impatto simbolico e partecipativo, celebrato con sfarzo e ritualità secondo le liturgie del regime, con la presenza di autorità, scolaresche e cittadini in piazza. La bandiera, issata come emblema di disciplina e patriottismo, suggellava la centralità dell'Arma nella società del tempo.

Dal convento al Palazzo: il trasloco del 1962
Nel 1962, la sede fu trasferita in via Rosario, in un palazzo costruito originariamente come nuova casa comunale, ma poi acquistato dalla famiglia Jatta. Dopo una serie di rifacimenti e adeguamenti funzionali, l'edificio venne predisposto per ospitare la nuova caserma, articolata su tre piani: vi trovarono spazio mensa, magazzino, alloggi e sale riunioni, offrendo ai militari una struttura moderna per l'epoca. Ma fu una soluzione temporanea: appena otto anni dopo, nel 1970, la caserma venne nuovamente ricollocata, questa volta in un edificio in via Muzio Caputi.

Una lunga permanenza: via Amendola
Il trasferimento successivo, avvenuto nel 1990, portò l'Arma nella sede di via Amendola, in un edificio costruito appositamente per rispondere alle esigenze logistiche e operative della caserma moderna. Qui, i Carabinieri hanno svolto la loro attività per oltre tre decenni, accompagnando i cambiamenti della città e della società: un periodo segnato da nuove sfide, dalla lotta alla criminalità organizzata alla protezione del territorio e del patrimonio.

Oggi: la nuova sede e l'intitolazione a Cataldo Stasi
Oggi, con il trasferimento nella nuova sede, si chiude un importante ciclo storico, ma se ne apre un altro, ancora più significativo. La scelta di intitolare la caserma al carabiniere Cataldo Stasi, ruvese, caduto vittima della Banda della Uno Bianca, assume un valore altissimo. È un gesto di memoria attiva, un omaggio a chi ha sacrificato la propria vita per difendere i cittadini e lo Stato. Stasi non è solo un nome, ma un esempio di coraggio e di dedizione che accompagnerà le generazioni future di carabinieri e cittadini ruvesi.

Nel percorso delle sedi e degli edifici che hanno ospitato l'Arma a Ruvo, si legge anche il percorso della città stessa: le sue trasformazioni architettoniche, le sue tensioni storiche, la sua capacità di fare memoria. Intitolare oggi una caserma non è solo dare un nome a un edificio, ma restituire un volto umano alla storia, intrecciando passato e presente in una trama di responsabilità condivisa.

Fonti: L.T. Sivo, Soppressione e disfacimento della memoria storica, in Il Monastero delle Benedettine di San Matteo in Ruvo, Centro Studi Cultura et Memoria (2015); L.T. Sivo, Praeter Legem. Ex Palazzo Jatta in via Rosario a Ruvo di Puglia da casa comunale a sede bancaria, Centro Studi Cultura et Memoria (2021); La consegna della bandiera alla Caserma dei Carabinieri (La Gazzetta del Mezzogiorno, 1936); Presto consegnata a Ruvo la Caserma dei Carabinieri (La Gazzetta del Mezzogiorno, 1990).
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