Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe+. <span>Foto Francesco Lauciello</span>
Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe+. Foto Francesco Lauciello
Vita di città

Storia Viva - Aversa, Napoli e Ruvo di Puglia legate da Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe

La 'Santarella dei Quartieri' invocata per le gravidanze in un'opera del bitontino Spinelli

Il 6 ottobre la Chiesa celebra Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe, compatrona di Napoli insieme ad altri 56 santi. Nata a Napoli il 25 marzo 1715 con il nome di Anna Maria Gallo, entrò a soli 16 anni nel Terz'Ordine Secolare di San Francesco, nonostante le resistenze paterne. Celebre per la sua pazienza nelle sofferenze, la sua devozione a Dio e il suo spirito di penitenza, morì il 6 ottobre 1791 a 76 anni, quando la sua fama di santità, con capacità profetiche e miracolose, era già ampiamente riconosciuta. Durante la Seconda Guerra Mondiale, fu invocata per proteggere i Quartieri Spagnoli dai bombardamenti, e ancora oggi la sua cappella a Napoli è meta di pellegrinaggi, in particolare da parte di donne che desiderano avere figli, le quali si siedono devotamente sulla sua "sedia di dolore" per chiedere la grazia.

A Ruvo di Puglia, nella chiesa di San Giacomo al Corso, vi era un dipinto di grandi dimensioni raffigurante una scena della vita della santa, opera del pittore bitontino Francesco Spinelli. La tela, realizzata nel periodo della ricostruzione della chiesa negli anni Sessanta dell'Ottocento, rappresenta un avvenimento straordinario avvenuto ad Aversa: Santa Maria Francesca convinse una giovane, che esitava a prendere i voti fingendosi malata, a superare le sue paure e a diventare religiosa, guadagnando l'ammirazione della comunità. Questo episodio, documentato negli atti del processo di beatificazione, si svolse in una nobile casa della città campana.

Spinelli, allievo dell'Accademia delle Belle Arti di Napoli e direttore della prima scuola comunale serale di disegno a Bitonto, fu scelto probabilmente per l'influenza del suo concittadino ingegner Comes, autore della ricostruzione della chiesa ruvese. Sebbene apprezzato per la ritrattistica, la critica ritiene la sua pittura religiosa spesso banale, riflesso di un'epoca in cui i valori tradizionali vacillavano. La tela fu considerata una "magnifica pala" e rimase nella chiesa di San Giacomo fino al XX secolo, quando fu spostata prima nell'episcopio, poi nella chiesa di Santa Caterina e, infine, nei locali della Curia Vescovile di Ruvo di Puglia, dove è attualmente esposta. Una riproduzione del dipinto è invece conservata nella parrocchia dello Spirito Santo di Aversa, dove continua a essere un simbolo della diffusione della devozione alla santa. Il parroco don Alfonso d'Errico la scorsa estate ha visitato l'opera ruvese apprezzandone da vicino i particolari e la bellezza.

La presenza dell'opera nella chiesa di San Giacomo è legata all'attività della fraternità ruvese del Terz'Ordine Francescano, che, fondata nella chiesa dei Cappuccini, si trasferì nel 1869 nella nuova chiesa di San Giacomo dopo la soppressione dell'ordine. Questa comunità, fervente e devota, continuò a promuovere la spiritualità francescana e a organizzare celebrazioni in onore di santi legati all'ordine. Nel 1880 è documentata anche una fraternità femminile presso la chiesa di Sant'Angelo, nota per la sua pietà e la resistenza a difficoltà e opposizioni.

Il dipinto è testimonianza della diffusione della devozione verso Santa Maria Francesca oltre Napoli, fino in Puglia. Oggi la tela, segnalata nel catalogo della mostra Restituzioni, richiede un significativo restauro per poter essere collocata tra le sale del futuro Museo Diocesano di Ruvo di Puglia, rappresentando così un importante capitolo del patrimonio artistico e religioso locale.
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