Vita di città
"Ruvo s'è desta": protesta silenziosa contro le piste ciclabili nel centro abitato
Residenti e commercianti in corteo per esprimere il loro dissenso su viabilità e sicurezza
Ruvo - domenica 15 dicembre 2024
Venerdì sera Ruvo di Puglia è stata protagonista di una manifestazione di protesta contro la realizzazione delle piste ciclabili nel centro abitato.
Il corteo, organizzato dal comitato "Ruvo s'è desta", è partito da via Alberto Mario e ha attraversato il cuore della città fino a Piazza Matteotti, dove ha avuto luogo una protesta silenziosa.
Durante la manifestazione, i partecipanti hanno affisso sul muro di Palazzo Melodia striscioni evocativi con scritte esplicite come "Sì alla mobilità lenta! No al caos!", "Fermatevi" e "Giù le mani dalla nostra città!". Un messaggio chiaro e diretto, espressione del malcontento di una parte della comunità che si oppone alle recenti modifiche urbanistiche.
Le motivazioni della protesta ruotano intorno al timore per la congestione del traffico, la riduzione dei parcheggi, i rischi per la sicurezza e la presunta mancanza di tutela per le persone con disabilità.
Secondo quanto dichiarato dai promotori, le piste ciclabili, così come progettate e realizzate, avrebbero già creato disagi significativi per residenti e commercianti. "Non è accettabile che si continui a sacrificare parcheggi fondamentali per le attività commerciali e che si ignori l'impatto negativo sulla viabilità. Il traffico è peggiorato e questo significa più inquinamento, non meno" ha affermato il titolare di un negozio su via Alberto Mario.
Un altro punto sollevato riguarda la sicurezza. "Queste piste ciclabili, così come sono state realizzate, creano confusione e situazioni pericolose sia per gli automobilisti che per i pedoni. Non sarà raro vedere biciclette sfrecciare dove non dovrebbero. C'è bisogno di un ripensamento totale del progetto".
Il comitato "Ruvo s'è desta" tiene a sottolineare che non si tratta di una protesta contro la mobilità sostenibile, bensì contro un metodo di pianificazione che, a loro avviso, non tiene conto delle reali esigenze della comunità.
Il dibattito sul futuro urbanistico di Ruvo di Puglia rimane aperto, mentre la cittadinanza è chiamata a fare rumore per far sentire la propria voce.
Il corteo, organizzato dal comitato "Ruvo s'è desta", è partito da via Alberto Mario e ha attraversato il cuore della città fino a Piazza Matteotti, dove ha avuto luogo una protesta silenziosa.
Durante la manifestazione, i partecipanti hanno affisso sul muro di Palazzo Melodia striscioni evocativi con scritte esplicite come "Sì alla mobilità lenta! No al caos!", "Fermatevi" e "Giù le mani dalla nostra città!". Un messaggio chiaro e diretto, espressione del malcontento di una parte della comunità che si oppone alle recenti modifiche urbanistiche.
Le motivazioni della protesta ruotano intorno al timore per la congestione del traffico, la riduzione dei parcheggi, i rischi per la sicurezza e la presunta mancanza di tutela per le persone con disabilità.
Secondo quanto dichiarato dai promotori, le piste ciclabili, così come progettate e realizzate, avrebbero già creato disagi significativi per residenti e commercianti. "Non è accettabile che si continui a sacrificare parcheggi fondamentali per le attività commerciali e che si ignori l'impatto negativo sulla viabilità. Il traffico è peggiorato e questo significa più inquinamento, non meno" ha affermato il titolare di un negozio su via Alberto Mario.
Un altro punto sollevato riguarda la sicurezza. "Queste piste ciclabili, così come sono state realizzate, creano confusione e situazioni pericolose sia per gli automobilisti che per i pedoni. Non sarà raro vedere biciclette sfrecciare dove non dovrebbero. C'è bisogno di un ripensamento totale del progetto".
Il comitato "Ruvo s'è desta" tiene a sottolineare che non si tratta di una protesta contro la mobilità sostenibile, bensì contro un metodo di pianificazione che, a loro avviso, non tiene conto delle reali esigenze della comunità.
Il dibattito sul futuro urbanistico di Ruvo di Puglia rimane aperto, mentre la cittadinanza è chiamata a fare rumore per far sentire la propria voce.