
Vita di città
Ruvo di Puglia, la domenica dell’attesa: le Palme aprono le porte alla Settimana Santa
Tra ulivi benedetti, processioni e marce funebri, la città vive un giorno di festa e raccoglimento
Ruvo - domenica 13 aprile 2025
A Ruvo di Puglia, la Domenica delle Palme non è solo il preludio della Pasqua: è un giorno di luce sospesa, che accarezza il volto della città prima che il velo della Settimana Santa cali sul cuore dei fedeli. È la soglia tra la gioia dell'accoglienza e la mestizia della passione, tra le voci festanti dei bambini con i rami d'ulivo intrecciati e il silenzio che già si insinua nei vicoli, preparando lo spirito ai giorni del dolore e della speranza.
Sin dal mattino, le vie del centro storico si riempiono di gente: famiglie intere, confraternite con le loro vesti tradizionali, volti segnati dalla fede e dal tempo. Sotto la benedizione dei sacerdoti, i rami d'ulivo – simbolo di pace e rinnovamento – diventano piccoli sacramenti domestici, portati con devozione nelle case come amuleti contro il male, ma anche come segni visibili di un'appartenenza profonda.
La processione che segue, spesso guidata dai bambini delle parrocchie, si muove come un fiume silenzioso e composto. Le campane suonano a festa, ma nel loro rintocco si avverte già un'eco lontana di lutto. È il paradosso della fede cristiana: il Re entra a Gerusalemme acclamato, ma la corona che lo aspetta non è d'oro, bensì di spine.
Per le confraternite ruvesi, custodi di una tradizione secolare, la Domenica delle Palme è l'inizio di un cammino antico, fatto di riti, gesti e silenzi. Le marce funebri, eseguite magistralmente dalla banda cittadina, cominciano a risuonare come preghiere musicali: note lente, struggenti, scritte da maestri ruvesi come Antonio e Alessandro Amenduni, che trasformano la musica in narrazione sacra.
Intanto nelle chiese si allestiscono i sepolcri, o "repositori", dove i fedeli si recano in visita durante il Giovedì Santo. I fiori, le luci tremolanti, l'argento delle suppellettili sacre, tutto parla di una bellezza che vuole consolare, ma non distrarre. Perché la bellezza, a Ruvo, è sempre anche un invito alla riflessione.
Giorni che la città vive come un corpo solo, vibrante di memoria e devozione, mentre attende il miracolo della Risurrezione.
Sin dal mattino, le vie del centro storico si riempiono di gente: famiglie intere, confraternite con le loro vesti tradizionali, volti segnati dalla fede e dal tempo. Sotto la benedizione dei sacerdoti, i rami d'ulivo – simbolo di pace e rinnovamento – diventano piccoli sacramenti domestici, portati con devozione nelle case come amuleti contro il male, ma anche come segni visibili di un'appartenenza profonda.
La processione che segue, spesso guidata dai bambini delle parrocchie, si muove come un fiume silenzioso e composto. Le campane suonano a festa, ma nel loro rintocco si avverte già un'eco lontana di lutto. È il paradosso della fede cristiana: il Re entra a Gerusalemme acclamato, ma la corona che lo aspetta non è d'oro, bensì di spine.
Per le confraternite ruvesi, custodi di una tradizione secolare, la Domenica delle Palme è l'inizio di un cammino antico, fatto di riti, gesti e silenzi. Le marce funebri, eseguite magistralmente dalla banda cittadina, cominciano a risuonare come preghiere musicali: note lente, struggenti, scritte da maestri ruvesi come Antonio e Alessandro Amenduni, che trasformano la musica in narrazione sacra.
Intanto nelle chiese si allestiscono i sepolcri, o "repositori", dove i fedeli si recano in visita durante il Giovedì Santo. I fiori, le luci tremolanti, l'argento delle suppellettili sacre, tutto parla di una bellezza che vuole consolare, ma non distrarre. Perché la bellezza, a Ruvo, è sempre anche un invito alla riflessione.
Giorni che la città vive come un corpo solo, vibrante di memoria e devozione, mentre attende il miracolo della Risurrezione.