Cronaca
Omicidio Di Terlizzi, annullate due sentenze di condanna
Per Pozzessere e De Feudis, difesi dall'avvocato Ciocia, annullate con rinvio le sentenze d'appello
Ruvo - sabato 11 novembre 2017
10.53
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza in appello per due dei cinque componenti della banda che ad aprile del 2012 eseguì una rapina a Ruvo in cui perse la vita il titolare di un negozio di salumeria. La rapina finì in tragedia perché il titolare del negozio, Giuseppe Di Terlizzi, tentò di riappropriarsi della cassa ma fu colpito alla testa da un colpo di pistola sparato da uno dei banditi.
A sparare fu Giancarlo Pozzessere, componente della banda condannato alla pena più dura: 30 anni di carcere per rapina a mano armata e omicidio. Altri tre (Roberto Sette, Domenico Gentile, Francesco De Cillis) furono condannati per concorso in rapina a mano armata e omicidio a pene tra i 14 e i 15 anni di reclusione. Il quinto componente, Daniele De Feudis, conducente dell'auto con cui la banda si era recata alla salumeria di Ruvo, fu assolto in primo grado ma -su ricorso del Procuratore Generale- fu condannato in appello a 3 anni per concorso in rapina.
In un iter di esame durato circa un anno, che vedeva la prima sezione della Corte Suprema rinviare ad una discussione a sezioni unite, e queste rimettere la decisione alla prima sezione, per Pozzessere e De Feudis, difesi dall'avvocatoLeonardo Ciocia, le sentenze d'appello sono state annullate con rinvio.
Per De Feudis la Cassazione ha tenuto conto di come in appello ci fosse, pur in presenza di rito abbreviato celebrato in primo grado, la necessità di una istruttoria dibattimentale "attraverso l'esame dei soggetti che abbiano reso dichiarazioni sui fatti del processo, ritenute decisive ai fini del giudizio assolutorio di primo grado". L'assoluzione di De Feudis in primo grado, infatti, si era basata sulla testimonianza di tre imputati che sostenevano di non aver informato il conducente dell'auto del loro proposito di commettere una rapina, altrimenti De Feudis avrebbe potuto rifiutarsi di coadiuvarli.
Per Pozzessere la sentenza d'appello è stata annullata "limitatamente al diniego delle circostanze attenuanti generiche e al conseguente trattamento sanzionatorio".
L'autore dell'omicidio fu infatti fermato dagli inquirenti in seguito alla "soffiata" di un conoscente. La confessione di Pozzessere con l'indicazione dei complici permise la risoluzione del caso e per questo motivo andava alleggerita la pena, proprio come ha riconosciuto la Cassazione.
A sparare fu Giancarlo Pozzessere, componente della banda condannato alla pena più dura: 30 anni di carcere per rapina a mano armata e omicidio. Altri tre (Roberto Sette, Domenico Gentile, Francesco De Cillis) furono condannati per concorso in rapina a mano armata e omicidio a pene tra i 14 e i 15 anni di reclusione. Il quinto componente, Daniele De Feudis, conducente dell'auto con cui la banda si era recata alla salumeria di Ruvo, fu assolto in primo grado ma -su ricorso del Procuratore Generale- fu condannato in appello a 3 anni per concorso in rapina.
In un iter di esame durato circa un anno, che vedeva la prima sezione della Corte Suprema rinviare ad una discussione a sezioni unite, e queste rimettere la decisione alla prima sezione, per Pozzessere e De Feudis, difesi dall'avvocatoLeonardo Ciocia, le sentenze d'appello sono state annullate con rinvio.
Per De Feudis la Cassazione ha tenuto conto di come in appello ci fosse, pur in presenza di rito abbreviato celebrato in primo grado, la necessità di una istruttoria dibattimentale "attraverso l'esame dei soggetti che abbiano reso dichiarazioni sui fatti del processo, ritenute decisive ai fini del giudizio assolutorio di primo grado". L'assoluzione di De Feudis in primo grado, infatti, si era basata sulla testimonianza di tre imputati che sostenevano di non aver informato il conducente dell'auto del loro proposito di commettere una rapina, altrimenti De Feudis avrebbe potuto rifiutarsi di coadiuvarli.
Per Pozzessere la sentenza d'appello è stata annullata "limitatamente al diniego delle circostanze attenuanti generiche e al conseguente trattamento sanzionatorio".
L'autore dell'omicidio fu infatti fermato dagli inquirenti in seguito alla "soffiata" di un conoscente. La confessione di Pozzessere con l'indicazione dei complici permise la risoluzione del caso e per questo motivo andava alleggerita la pena, proprio come ha riconosciuto la Cassazione.