Eventi e cultura
"Menta, Marmo, e Mito": il marmoreo "Talos" di Max Di Gioia prende vita in un libro
In attesa dell'inaugurazione della statua, prevista in estate, Di Gioia presenta l'avvincente storia della sua gestazione
Ruvo - sabato 17 giugno 2023
14.28
Ruvo di Puglia avrà il suo gigante: ben presto infatti, una statua di cinque metri (base compresa), raffigurante Talos, svetterà sulla testa dei ruvesi in Piazza Dante.
In attesa dell'inaugurazione della statua però, prevista probabilmente in estate, lo scultore ed artista a tutto tondo Max Di Gioia, ha voluto raccontare le peripezie e le vicissitudini che hanno poi portato al compimento dell'opera, in un libro, presentato all'interno di Palazzo Caputi nella serata di giovedì.
Il libro
Menta, marmo e mito, edito dalla coratina SECOP, sempre sensibile all'arte ed al territorio, non è un catalogo, ma a differenza di esso è quasi un'opera che abbraccia l'opera. Un rapporto quasi osmotico tra libro ed opera, che dà profondità alla scultura. Il contributo del poeta ed artista Erri De Luca, gli interventi prestigiosi di Enrico Simonetti, Cosimo Damiano Damato, Alberto D'Atanasio e Mariella Medea Sivo sono la certificazione (qualora ce ne fosse bisogno) che questo libro, ma più in generale, questo folle, magnifico, rivoluzionario progetto, è qualcosa di più unico che raro.
La statua
Il Talos, che troverà la sua collocazione definitiva, pare entro la fine dell'estate, in Piazza Dante, misura 3,3 metri, che, sommati alla base, porteranno l'opera a toccare i cinque metri d'altezza, per un peso di oltre 7,5 tonnellate. Realizzato in Marmo di Colonnata (tipologia specifica del marmo di Carrara), la statua rappresenta quasi un unicum, in quanto tale tipo di marmo, data la sua durezza che lo pone in alto nella scala di Mohs, è raramente utilizzato per le sculture.
In questa storia di "ordinaria follia", in cui l'arte e l'estro hanno guidato l'intero progetto, non temendo ostacoli di alcun tipo, tutto sembra cinematografico, perfetto per la sceneggiatura di un film. Dalle modalità di recupero del blocco di marmo di circa 13 tonnellate, alle modalità di realizzazione vecchio stile, senza supporti moderni, in campagna, quasi in solitaria, in un tête a tête tra Max e Talos, nell'era COVID-19.
«Ho cominciato a scrivere per una sorta di legittima difesa - esordisce Max Di Gioia durante la presentazione del libro - tutti parlavano di questa storia ma nessuno lo faceva con precisione, quindi ho deciso di metterla nero su bianco. Iniziai a scrivere una sorta di diario, poi ho dato consequenzialità ai miei appunti ed ecco qui il libro: non ho inventato nulla».
Poi la dedica: «Se ho realizzato tutto questo è grazie a mio nonno, ai suoi insegnamenti, alla sua forza. Mio nonno è anche nel titolo dell'opera: la menta è un richiamo alla mia infanzia, mio nonno era solito tenere nelle tasche delle foglie di menta, mio nonno sapeva di menta».
Assessore Monica Filogramo: «Nel libro ci sono riferimenti espliciti alla nostra amministrazione, rapporto tra Max, l'associazione, Antonio stasi e Lidia Sivo. Nelle pagine si legge come questo lavoro sia frutto della sua volontà di rappresentare un sogno, di dare corpo ad un'immagine forte e potente. Questo è il progetto di un'intera comunità che ha sostenuto l'artista in toto». Poi la promessa: «Entro la fine dell'estate la statua di Talos sarà ufficialmente inaugurata».
In attesa che ciò avvenga, si potrebbe alleviare la dolce attesa con "Menta, Marmo e Mito", un libro, una proiezione su carta di un'opera tutt'altro che bidimensionale, di cui la statua ne sarà perpetuo ologramma, simbolo certo di una città in divenire, ma senza rinnegare il passato.
In attesa dell'inaugurazione della statua però, prevista probabilmente in estate, lo scultore ed artista a tutto tondo Max Di Gioia, ha voluto raccontare le peripezie e le vicissitudini che hanno poi portato al compimento dell'opera, in un libro, presentato all'interno di Palazzo Caputi nella serata di giovedì.
Il libro
Menta, marmo e mito, edito dalla coratina SECOP, sempre sensibile all'arte ed al territorio, non è un catalogo, ma a differenza di esso è quasi un'opera che abbraccia l'opera. Un rapporto quasi osmotico tra libro ed opera, che dà profondità alla scultura. Il contributo del poeta ed artista Erri De Luca, gli interventi prestigiosi di Enrico Simonetti, Cosimo Damiano Damato, Alberto D'Atanasio e Mariella Medea Sivo sono la certificazione (qualora ce ne fosse bisogno) che questo libro, ma più in generale, questo folle, magnifico, rivoluzionario progetto, è qualcosa di più unico che raro.
La statua
Il Talos, che troverà la sua collocazione definitiva, pare entro la fine dell'estate, in Piazza Dante, misura 3,3 metri, che, sommati alla base, porteranno l'opera a toccare i cinque metri d'altezza, per un peso di oltre 7,5 tonnellate. Realizzato in Marmo di Colonnata (tipologia specifica del marmo di Carrara), la statua rappresenta quasi un unicum, in quanto tale tipo di marmo, data la sua durezza che lo pone in alto nella scala di Mohs, è raramente utilizzato per le sculture.
In questa storia di "ordinaria follia", in cui l'arte e l'estro hanno guidato l'intero progetto, non temendo ostacoli di alcun tipo, tutto sembra cinematografico, perfetto per la sceneggiatura di un film. Dalle modalità di recupero del blocco di marmo di circa 13 tonnellate, alle modalità di realizzazione vecchio stile, senza supporti moderni, in campagna, quasi in solitaria, in un tête a tête tra Max e Talos, nell'era COVID-19.
«Ho cominciato a scrivere per una sorta di legittima difesa - esordisce Max Di Gioia durante la presentazione del libro - tutti parlavano di questa storia ma nessuno lo faceva con precisione, quindi ho deciso di metterla nero su bianco. Iniziai a scrivere una sorta di diario, poi ho dato consequenzialità ai miei appunti ed ecco qui il libro: non ho inventato nulla».
Poi la dedica: «Se ho realizzato tutto questo è grazie a mio nonno, ai suoi insegnamenti, alla sua forza. Mio nonno è anche nel titolo dell'opera: la menta è un richiamo alla mia infanzia, mio nonno era solito tenere nelle tasche delle foglie di menta, mio nonno sapeva di menta».
Assessore Monica Filogramo: «Nel libro ci sono riferimenti espliciti alla nostra amministrazione, rapporto tra Max, l'associazione, Antonio stasi e Lidia Sivo. Nelle pagine si legge come questo lavoro sia frutto della sua volontà di rappresentare un sogno, di dare corpo ad un'immagine forte e potente. Questo è il progetto di un'intera comunità che ha sostenuto l'artista in toto». Poi la promessa: «Entro la fine dell'estate la statua di Talos sarà ufficialmente inaugurata».
In attesa che ciò avvenga, si potrebbe alleviare la dolce attesa con "Menta, Marmo e Mito", un libro, una proiezione su carta di un'opera tutt'altro che bidimensionale, di cui la statua ne sarà perpetuo ologramma, simbolo certo di una città in divenire, ma senza rinnegare il passato.