Storia Viva - La festa dell’Addolorata nella chiesa di San Domenico: un viaggio tra fede e tradizione
Il simulacro settecentesco e il culto curato dalla Confraternita della Purificazione Addolorata
Storia Viva è la nuova rubrica di RuvoViva dedicata alla riscoperta del nostro patrimonio locale, dove storie, personaggi e luoghi del passato rivivono attraverso racconti affascinanti e curiosità inedite. Ogni settimana, esploriamo episodi storici, leggende, tradizioni e vicende che hanno segnato il territorio, creando un ponte tra presente e passato. Storia Viva vuole celebrare le radici profonde della nostra comunità, offrendo uno spazio di riflessione e conoscenza per valorizzare la memoria storica che ci unisce.
Con gli ultimi raggi di sole estivo, Ruvo di Puglia ha commemorato la Madonna Addolorata, onorata in città dalla Confraternita della Purificazione-Addolorata.
Nella storica chiesa di San Domenico, i fedeli venerano un prezioso simulacro vestito della Madre Dolorosa, un'opera d'arte napoletana del tardo Settecento, restaurata nei primi anni Duemila da Giovanni Boraccesi.
Il manichino, a gabbia lignea, è scolpito solo nel busto del quale sono stuccati e dipinti il viso, pallido e implorante con occhi in pasta vitrea, e le mani poste su due braccia snodabili.
La Vergine è vestita con un bustino nero e un sottogonna su cui viene indossato il vestito in pizzo di macramè nero bordato d'oro. Nella mano destra reca lo scapolare mariano, anch'esso in pizzo con le iniziali MM in oro, e nella sinistra un candido fazzoletto in pizzo cantù. Nel petto è conficcato uno spadino in argento mentre sul capo, incorniciato da una parrucca coperta da un velo in pizzo, è posta una corona argenta all'imperiale non firmata.
La festa in onore della Vergine dei Sette Dolori, iscritta nel calendario liturgico universale da Papa Pio VII nel 1814 ma celebrata almeno dalla fine del Quattrocento, è da sempre curata a Ruvo dalla Confraternita con sede nella chiesa domenicana in ossequio della raccomandazione fatta ai confratelli dal fondatore del sodalizio, il padre gesuita Domenico Bruno. La diffusione del culto dei Sette Dolori della Vergine era, infatti, al centro della missione popolare gesuitica che tra Seicento e Settecento toccò Ruvo e altre città dell'Italia meridionale e che culminò, per quanto riguarda la nostra città, con la fondazione della Confraternita della Purificazione – Sant'Ignazio nel 1719.
La statua della Vergine, a testimoniare l'importanza del culto, è esposta in chiesa sull'altare privilegiato in perpetuo posto alla sinistra dell'altare maggiore ed è attorniata da un ciclo di dipinti in parte su rame e in parte su tela raffiguranti i sette dolori della Vergine: la profezia di Simeone "E anche a te una spada trafiggerà l'anima", la fuga in Egitto, il ritrovamento di Gesù nel Tempio, l'incontro di Maria e Gesù sulla via della Croce, la crocifissione, il Cristo deposto dalla Croce e il trasporto del Cristo morto al Sepolcro.
I riti in passato si svolgevano in tutto il mese di settembre mentre oggi sono limitati al solo settenario di preghiera in preparazione alla festa di metà mese. Abbiamo notizie, da documenti d'archivio, di una processione esterna del simulacro della Vergine svolta nel 1880 con l'intervento delle quattro confraternite cittadine.
La devozione alla Vergine dei Sette Dolori è sempre stata molto sentita: numerosi donativi (bracciali, anelli, collane d'oro) costituivano un'importante testimonianza dell'amore dei fedeli per la Vergine in lacrime, simulacro dei dolori di madri e padri di ogni tempo.
Fonti: C. Petrarota, Alcuni esempi di Madonne vestite in Puglia (sec. XVIII – XIX) in Virgo Gloriosa: percorsi di conoscenza, restauro e tutela delle Madonne Vestite – atti del Convegno, Ferrara, 2005. F. Di Palo, La Chiesa e il convento del Santissimo Rosario : S. Domenico a Ruvo, Fasano 1998.