Pasquale Chieco. <span>Foto Ida Vinella</span>
Pasquale Chieco. Foto Ida Vinella
Politica

La Cittadinanza Civica come strumento di inclusione e sfida alla legge nazionale: l’intervista al Sindaco di Ruvo di Puglia

Il Sindaco Pasquale Chieco riflette sull’evoluzione della cerimonia di cittadinanza civica, il concetto di Ius Loci e i futuri progetti per l’integrazione dei migranti nella comunità ruvese

La cittadinanza civica e l'inclusione dei nuovi cittadini rappresentano temi centrali nel dibattito politico e sociale odierno. In Italia, questi argomenti assumono un'importanza particolare nelle realtà locali, dove le amministrazioni comunali sono chiamate a rispondere alle sfide dell'integrazione e del riconoscimento dei diritti dei residenti di origine straniera.
Ruvo di Puglia, sotto la guida del Sindaco Pasquale Chieco, ha fatto di questi temi una priorità, cercando di colmare il divario tra la normativa nazionale e le esigenze quotidiane delle persone che vivono nella città.

Nel 2018, il Comune di Ruvo di Puglia ha istituito una cerimonia di conferimento della cittadinanza civica per accogliere simbolicamente i bambini stranieri residenti e integrare le loro famiglie nella comunità. Oggi, a distanza di sei anni, si svolgerà una nuova edizione di questa cerimonia, che riflette l'evoluzione dell'iniziativa e i cambiamenti avvenuti nella comunità. Il Sindaco Chieco discuterà come questo evento non solo rappresenti un passo avanti nella valorizzazione dei giovani e delle loro famiglie, ma anche come segnale di sfida verso le rigidità della legislazione nazionale.

In questa intervista, il Sindaco Chieco esplorerà il concetto dello Ius Loci come alternativa allo Ius Soli e come questo possa influenzare il dibattito nazionale sulla cittadinanza. Inoltre, il sindaco analizzerà il ruolo delle forze politiche locali nel sostenere questa iniziativa e condividerà i piani futuri della sua amministrazione per promuovere ulteriormente l'inclusione e l'integrazione dei migranti nella comunità ruvese.

In che modo la cerimonia di conferimento della cittadinanza civica del 20 novembre rappresenta un'evoluzione rispetto alla prima cerimonia del 2018? Quali cambiamenti ha notato nella comunità ruvese da allora?

Nel 2018 rispondemmo a un'esigenza molto avvertita in città di coinvolgimento e inclusione; un'esigenza delle famiglie arrivate a Ruvo da altri paesi, ma devo dire anche di tanti cittadini e nostra come amministratori. Volevamo aiutare quelle bambine e quei bambini a sentirsi innanzitutto completamente Ruvesi, nonostante la nazionalità scritta sulla loro carta d'identità, nonostante l'accento nella loro voce. Era un modo per mandare un messaggio chiaro innanzitutto alla comunità intera (tra noi non ci sono barriere, non ci sono distinzioni), ma anche un esempio all'esterno.
Oggi devo dire che ai nostri occhi la situazione non è migliorata, perché quei bambini nel frattempo sono diventati ragazzi, hanno passato a Ruvo altri sei anni, sono parte attiva e riconosciuta della nostra comunità, frequentato le nostre scuole, alcuni lavorano nelle nostre imprese e nei nostri negozi, ma per lo Stato Italiano ancora nulla è cambiato, ancora non possono essere considerati Italiani.
Per questo con il regolamento frutto di un lavoro politico collettivo, curato dall'assessore Nico Curci e votato dall'intero Consiglio Comunale abbiamo voluto mandare un segnale chiaro e fermo ai decisori nazionali provando a mostrare loro come il paese reale sia ormai più avanti della burocrazia. Vorremmo invitare tutte le forze politiche, al netto di qualche sbiadita bandierina ideologica, ad avere il coraggio del cambiamento.



Lei ha parlato del concetto di "Ius Loci" come base per questa iniziativa. Come crede che questa idea possa influenzare il dibattito nazionale sullo Ius Soli e la riforma della legge n.91/1992?

La nostra idea di Ius Loci è fortemente legata all'idea di città. Come dire: se vivi in un posto ne sei parte, ne sei cittadino, puoi sentirti parte di quella comunità. Per garantire la serenità di tutti, di chi arriva come di chi accoglie, bisogna costruire un contesto in grado di includere e integrare questi nuovi cittadini che contribuiscono con entusiasmo e impegno al progresso del Paese e le città possono essere i luoghi in cui questa integrazione si organizza e si sviluppa. È nella città che si inizia a comunicare, si conoscono le regole e così via, è un processo che arricchisce tutti, a cominciare dai nativi.
Per semplificare potrei dire che con lo Ius Loci non si è più stranieri e si diventa Ruvesi prima ancora che Italiani.


Qual è stato il ruolo delle forze politiche locali, comprese quelle di centrodestra, nel sostenere questa iniziativa? Crede che questo consenso rappresenti un cambiamento di atteggiamento nei confronti delle politiche di inclusione?

Il progetto è nato all'interno delle forze di centrosinistra in particolare, questa volta, con il protagonismo soprattutto del Partito Democratico. In Consiglio Comunale le forze di minoranza (che non sono tutte di destra) hanno dato vita a un dibattito molto interessante conclusosi con un voto unanime. Quel voto secondo noi è semplicemente il segno evidente di quanto sui territori tutto sia molto più nitido: nessun consigliere infatti se l'è sentita di votare per escludere dalla comunità, ad esempio, il compagno di classe dei propri figli solo perché non parla ancora bene l'italiano o perché i suoi genitori sono nati altrove.
Se tutto questo sia una scintilla per il cambiamento non saprei, di certo ce lo auguriamo tutti, perché è un fatto che la legge attuale è ormai superata e va cambiata, e i cambiamenti nascono spesso dai territori perché rispondono alle esigenze e dalle necessità di chi in concreto li abita e li vive.


La sua amministrazione ha fatto molto per l'inclusione degli immigrati nel tessuto sociale ruvese. Quali altri progetti o iniziative sono in programma per continuare su questa strada?


Abbiamo una rete di associazioni molto attiva nel settore dell'integrazione che coordiniamo attraverso l'assessorato ai Servizi Sociali, poi abbiamo attivato un progetto SAI che sta dando i suoi frutti e che accompagna i richiedenti asilo all'integrazione, alla ricerca di un lavoro regolare e di una abitazione. Alcuni di loro (penso soprattutto alle famiglie ucraine, ma non solo) vivono il soggiorno a Ruvo di Puglia come un periodo di esilio dovuto alla guerra e sperano di potere presto tornare nel loro paese d'origine, per altri invece la nostra città potrebbe rappresentare un progetto di futuro.
Abbiamo poi in cantiere un altro progetto molto ambizioso che riguarda i braccianti stranieri che lavorano nelle nostre campagne spesso in condizioni precarie, ma di questo parleremo più avanti, quando avremo qualche certezza in più.

  • Ius Soli
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