Attualità
L'ospedale del Nord Barese s'ha da fare, ora c'è la Carta di Ruvo
Ieri il governatore Michele Emiliano a Ruvo con gli operatori sanitari
Ruvo - mercoledì 12 ottobre 2016
6.52
L'ospedale unico del Nord Barese s'ha da fare. L'uomo della Regione ha detto sì. Ha firmato un memorandum, ribattezzato la Carta di Ruvo.
Il presidio di primo livello è ineludibile. Se ne è convinto anche il presidente della Regione Michele Emiliano che ieri a Ruvo, nel palasport Colombo, alla presenza del sindaco Ninni Chieco, sindaco di una città già decapitata sul piano sanitario, ha promesso di rivedere il piano di riordino regionale inserendo anche il questa nuova struttura di primo livello (in realtà il presidio era stato già elencato nell'ultimo piano di riordino di Vendola).
I sindaci del territorio lo avevano già chiesto da anni, anzi avevano già firmato una intesa che andava in questa direzione. Da qualche mese si sono aggiunti a questa battaglia anche gli operatori sanitari, soprattutto grazie al brillante Felice Spaccavento anestesista molfettese di stanza all'ospedale di Corato che ha costruito un vero e proprio movimento attorno a questa idea. «Abbiamo il sì per l'ospedale!» hanno esultato ieri attraverso la pagina Facebook di questo movimento, «un clamoroso successo di partecipazione civile. Grandissima serata. Grazie a tutti e su tutti a Felice Spaccavento e Michele Emiliano. Ora non molliamo fino all'attuazione esecutiva».
Dopo anni - meglio tardi che mai - sembra che anche la Regione si sia allineata. Almeno a parole.
«Abbiamo compiuto un altro passo decisivo nella condivisione del piano di riordino ospedaliero» dichiara Emiliano, «addirittura il personale sanitario e i cittadini di tre ospedali (Molfetta, Corato e Terlizzi) ci hanno chiesto di chiudere un ospedale in più del previsto per avere un solo ospedale di primo livello nell'area nord barese. Distrutta la logica campanilista a favore della filosofia che fonda il piano di riordino: chiudere e riconvertire piccoli ospedali inutili e pericolosi per dar vita ad ospedali più grandi con maggiori risorse e maggior personale. Grazie a tutti. Grazie alla democrazia partecipativa. Grazie alle comunità di Molfetta, Corato e Terlizzi».
Del resto, la soluzione di un grande presidio unico di primo livello che contenga macchinari all'avanguardia e tutte le eccellenze professionali oggi in servizio nei tre presidi di base (Molfetta, Corato e Ruvo) è l'unica soluzione possibile. Lo dicono i numeri. Tradotto in cifre, infatti, il nuovo piano di riordino ospedaliero firmato Michele Emiliano racconta una Puglia con 3,4 posti letto ogni mille abitanti e un nord barese che si ferma invece a 0,84 posti letto, meno di un quarto rispetto alla media regionale. Pur contando su una popolazione complessiva di 181 mila abitanti, i territori di Terlizzi, Ruvo, Molfetta e Corato possono contare tutti insieme su appena 156 posti letto, mentre solo nella città di Bari ce ne sono a disposizione 2.5.
E ancora. In un territorio in cui ci sono ben 25 mila bambini, il nuovo piano di riordino ospedaliero del governatore Emiliano attribuisce ai territori di Molfetta, Corato, Terlizzi e Ruvo zero posti letto di Pediatria. Lo zero si ripete alle voci Cardiologia, Nefrologia, Pneumologia, Ostetricia e Ginecologia, Urologia e Terapia Intensiva.
Nei tre ospedali di Molfetta, Terlizzi e Corato, su base annua si registrano 66 mila accessi ai pronto soccorso, ben 180 persone in carne e ossa al giorno.
In tutto questo, il Nord Barese è l'unica macro area in Puglia a non avere un presidio di primo livello, vale a dire una struttura grande abbastanza da poter gestire una terapia intensiva e altre discipline vitali per i pazienti che ogni giorno si rivolgono agli ospedali.
Colpa dei burocrati che mal consigliano, ha spiegato ieri Emiliano prendendo gli applausi dei medici tutti per sé. «Stasera stiamo facendo operazione unica. È la prima volta in assoluto che un atto di riorganizzazione viene discusso senza la mediazione della burocrazia, viene cioè discusso tra presidente cittadini operatori e sindaci». Insomma, ha spiegato Emiliano, i burocrati devono capire che non devono e non possono prendere decisioni al posto delle comunità. Questa è una proposta politicamente forte, ha poi aggiunto, non ce ne frega niente di dove sta fisicamente niente il nuovo ospedale, domani mattina stessa integrerò il piano di riordino regionale.
Il presidio di primo livello è ineludibile. Se ne è convinto anche il presidente della Regione Michele Emiliano che ieri a Ruvo, nel palasport Colombo, alla presenza del sindaco Ninni Chieco, sindaco di una città già decapitata sul piano sanitario, ha promesso di rivedere il piano di riordino regionale inserendo anche il questa nuova struttura di primo livello (in realtà il presidio era stato già elencato nell'ultimo piano di riordino di Vendola).
I sindaci del territorio lo avevano già chiesto da anni, anzi avevano già firmato una intesa che andava in questa direzione. Da qualche mese si sono aggiunti a questa battaglia anche gli operatori sanitari, soprattutto grazie al brillante Felice Spaccavento anestesista molfettese di stanza all'ospedale di Corato che ha costruito un vero e proprio movimento attorno a questa idea. «Abbiamo il sì per l'ospedale!» hanno esultato ieri attraverso la pagina Facebook di questo movimento, «un clamoroso successo di partecipazione civile. Grandissima serata. Grazie a tutti e su tutti a Felice Spaccavento e Michele Emiliano. Ora non molliamo fino all'attuazione esecutiva».
Dopo anni - meglio tardi che mai - sembra che anche la Regione si sia allineata. Almeno a parole.
«Abbiamo compiuto un altro passo decisivo nella condivisione del piano di riordino ospedaliero» dichiara Emiliano, «addirittura il personale sanitario e i cittadini di tre ospedali (Molfetta, Corato e Terlizzi) ci hanno chiesto di chiudere un ospedale in più del previsto per avere un solo ospedale di primo livello nell'area nord barese. Distrutta la logica campanilista a favore della filosofia che fonda il piano di riordino: chiudere e riconvertire piccoli ospedali inutili e pericolosi per dar vita ad ospedali più grandi con maggiori risorse e maggior personale. Grazie a tutti. Grazie alla democrazia partecipativa. Grazie alle comunità di Molfetta, Corato e Terlizzi».
Del resto, la soluzione di un grande presidio unico di primo livello che contenga macchinari all'avanguardia e tutte le eccellenze professionali oggi in servizio nei tre presidi di base (Molfetta, Corato e Ruvo) è l'unica soluzione possibile. Lo dicono i numeri. Tradotto in cifre, infatti, il nuovo piano di riordino ospedaliero firmato Michele Emiliano racconta una Puglia con 3,4 posti letto ogni mille abitanti e un nord barese che si ferma invece a 0,84 posti letto, meno di un quarto rispetto alla media regionale. Pur contando su una popolazione complessiva di 181 mila abitanti, i territori di Terlizzi, Ruvo, Molfetta e Corato possono contare tutti insieme su appena 156 posti letto, mentre solo nella città di Bari ce ne sono a disposizione 2.5.
E ancora. In un territorio in cui ci sono ben 25 mila bambini, il nuovo piano di riordino ospedaliero del governatore Emiliano attribuisce ai territori di Molfetta, Corato, Terlizzi e Ruvo zero posti letto di Pediatria. Lo zero si ripete alle voci Cardiologia, Nefrologia, Pneumologia, Ostetricia e Ginecologia, Urologia e Terapia Intensiva.
Nei tre ospedali di Molfetta, Terlizzi e Corato, su base annua si registrano 66 mila accessi ai pronto soccorso, ben 180 persone in carne e ossa al giorno.
In tutto questo, il Nord Barese è l'unica macro area in Puglia a non avere un presidio di primo livello, vale a dire una struttura grande abbastanza da poter gestire una terapia intensiva e altre discipline vitali per i pazienti che ogni giorno si rivolgono agli ospedali.
Colpa dei burocrati che mal consigliano, ha spiegato ieri Emiliano prendendo gli applausi dei medici tutti per sé. «Stasera stiamo facendo operazione unica. È la prima volta in assoluto che un atto di riorganizzazione viene discusso senza la mediazione della burocrazia, viene cioè discusso tra presidente cittadini operatori e sindaci». Insomma, ha spiegato Emiliano, i burocrati devono capire che non devono e non possono prendere decisioni al posto delle comunità. Questa è una proposta politicamente forte, ha poi aggiunto, non ce ne frega niente di dove sta fisicamente niente il nuovo ospedale, domani mattina stessa integrerò il piano di riordino regionale.