Cronaca
L'Antimafia: «Droga e armi il business dei clan»
Tra le emergenze del primo semestre 2016, anche «l'operatività di altri gruppi criminali eterogenei»
Ruvo - sabato 28 gennaio 2017
7.59
«La criminalità pugliese, lungi dall'aver intrapreso un mutamento epocale» come invece hanno fatto le altre grandi organizzazioni criminali «continua a mantenersi fortemente ancorata alle classiche attività delittuose» quali traffico di droga e armi, riciclaggio, usura, estorsioni e rapine.
È quanto si legge nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia relativa al primo semestre 2016. «A questo stato di cose - spiegano gli investigatori Antimafia - sembra aver concorso la detenzione degli storici capi dei clan e la progressiva assunzione dei ruoli di vertice da parte di giovani emergenti, lontani dagli schemi gerarchici e dalle regole tramandate dai predecessori».
Le indagini hanno documentato anche un ricorso sempre più raro ai riti di affiliazione mafiosa. Su tutto il territorio pugliese emerge un «forte dinamismo nel traffico di sostanze stupefacenti, dove prosegue l'interazione con i sodalizi albanesi, serbi, montenegrini, bosniaci e kossovari per lo smistamento dei carichi di droga diretti alle piazze di spaccio del centro e nord Italia».
Nell'analisi delle singole province, la Direzione Investigativa Antimafia evidenzia come a Bari e in provincia sono attivi gruppi che operano nel traffico di droga e nel racket delle estorsioni, soprattutto nel settore dell'edilizia dove sono state documentate assunzioni di persone legate ai clan per la guardiania dei cantieri. Anche qui le indagini hanno accertato la presenza di «giovani emergenti che tendono a disconoscere l'autorità dei capi clan».
Nessun cenno su Ruvo di Puglia, mentre nella ex provincia, tra i clan storici, gli Strisciuglio risultano «fortemente radicati nel capoluogo barese, ma indeboliti, con pesanti ricadute sull'assetto verticistico, dall'arresto nel mese di marzo di 20 esponenti», mentre il sodalizio che sembra aver maggiormente risentito dell'azione giudiziaria è quello dei Di Cosola, «che nel recente passato ha rappresentato una delle organizzazioni criminali meglio radicate nell'hinterland barese».
Tra le emergenze che hanno caratterizzato il semestre, «è certamente da segnalare - si legge infine a pagina 156 - l'operatività di altri gruppi criminali eterogenei, dediti a rapine in danno di furgoni portavalori e a furti, commessi anche mediante l'impiego di esplosivi per forzare gli ATM (postamat e/o bancomat) di uffici postali e istituti di credito».
«Allo stesso modo, - termina la relazione della Direzione Investigativa Antimafia - permane in maniera significativa lo spaccio di sostanze stupefacenti e quello dei reati contro il patrimonio».
È quanto si legge nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia relativa al primo semestre 2016. «A questo stato di cose - spiegano gli investigatori Antimafia - sembra aver concorso la detenzione degli storici capi dei clan e la progressiva assunzione dei ruoli di vertice da parte di giovani emergenti, lontani dagli schemi gerarchici e dalle regole tramandate dai predecessori».
Le indagini hanno documentato anche un ricorso sempre più raro ai riti di affiliazione mafiosa. Su tutto il territorio pugliese emerge un «forte dinamismo nel traffico di sostanze stupefacenti, dove prosegue l'interazione con i sodalizi albanesi, serbi, montenegrini, bosniaci e kossovari per lo smistamento dei carichi di droga diretti alle piazze di spaccio del centro e nord Italia».
Nell'analisi delle singole province, la Direzione Investigativa Antimafia evidenzia come a Bari e in provincia sono attivi gruppi che operano nel traffico di droga e nel racket delle estorsioni, soprattutto nel settore dell'edilizia dove sono state documentate assunzioni di persone legate ai clan per la guardiania dei cantieri. Anche qui le indagini hanno accertato la presenza di «giovani emergenti che tendono a disconoscere l'autorità dei capi clan».
Nessun cenno su Ruvo di Puglia, mentre nella ex provincia, tra i clan storici, gli Strisciuglio risultano «fortemente radicati nel capoluogo barese, ma indeboliti, con pesanti ricadute sull'assetto verticistico, dall'arresto nel mese di marzo di 20 esponenti», mentre il sodalizio che sembra aver maggiormente risentito dell'azione giudiziaria è quello dei Di Cosola, «che nel recente passato ha rappresentato una delle organizzazioni criminali meglio radicate nell'hinterland barese».
Tra le emergenze che hanno caratterizzato il semestre, «è certamente da segnalare - si legge infine a pagina 156 - l'operatività di altri gruppi criminali eterogenei, dediti a rapine in danno di furgoni portavalori e a furti, commessi anche mediante l'impiego di esplosivi per forzare gli ATM (postamat e/o bancomat) di uffici postali e istituti di credito».
«Allo stesso modo, - termina la relazione della Direzione Investigativa Antimafia - permane in maniera significativa lo spaccio di sostanze stupefacenti e quello dei reati contro il patrimonio».