Natalia Abbascià. <span>Foto Rocco Lamparelli</span>
Natalia Abbascià. Foto Rocco Lamparelli
Vita di città

Jazz da Ruvo a Ferrara, passando per Bari: Natalia Abbascià tra ricerca musicale e sogni

La musicista ruvese a tutto tondo. La nostra intervista

Cantante, violinista e songwriter, Natalia Abbascià è un'eclettica musicista ruvese che vive e lavora a Ferrara, dopo essersi diplomata in canto jazz e violino classico presso il Conservatorio "Frescobaldi".Lo scorso giovedì si è esibita a Bari insieme ad Agostino Maiurano, chitarra e liuto, nell'ambito del concerto "All other things", presso la Chiesa di San Michele a Bari vecchia.

Completati gli studi accademici di violino classico e canto jazz, Abbascià arrangia e compone brani per voce e violino, ispirandosi alla musica antica, classica, jazz, orientale e popolare di epoche diverse, con grande attenzione all'improvvisazione.

L'abbiamo intervistata.

Tre aggettivi per Natalia Abbascià.
«Volenterosa, sognatrice ma con i piedi per terra, determinata».

Quale il suo repertorio e i musicisti a cui si ispira?
«I musicisti che più mi hanno ispirato in quest'ultimo periodo e che ho avuto la fortuna di conoscere anche di persona sono: Naomi Berrill, Caroline Shaw, Abel Selaocoe e Marco Beasley».

Un telegramma sul suo primo disco da solista, di prossima uscita.
«Il disco, in uscita quest'anno, si intitola "Picche Cause" (poche cose, in dialetto ruvese): una sintesi di innovazione e tradizione; un tributo alla capacità di arrangiarsi con quello che si ha in modo autentico e vitale. Il titolo è tratto da una poesia del poeta ruvese Pietro Stragapede, contenuta nel suo libro "Nzia mè". Queste sono le parole chiave che mi guidano in una ricerca musicale volta a riscoprire l'essenziale. Composizioni inedite e arrangiamenti dove i generi folk, jazz e classico dialogano tra loro. Lasciando spazio all'improvvisazione, intreccio il mio canto agli armonici "sottili" del violino: mi piace creare con i pochi elementi in gioco un universo sonoro delicato e vibrante».

E le Scat noir?
«Le Scat Noir sono un trio vocale che ho creato con le mie sorelle Sara e Ginevra. Siamo attive dal 2013 e la nostra amicizia tiene unita la nostra musica. Sono molto felice perchè a ottobre saremo in finale in due concorsi nazionali molto importanti nel panorama jazz italiano: il Premio Isio Saba per l'innovazione e la creatività nel Jazz a Cagliari e il Premio Alberto Alberti per il Jazz a Perugia. Seguiteci per scoprire se saremo noi le vincitrici!».

Lei vive e lavora a Ferrara. Pensa mai di tornare a Ruvo di Puglia per fare musica?
«Vivo a Ferrara e ci sto molto bene, a parte sentire la mancanza del mare e del clima pugliese. Ho molti progetti attivi in città e quindi non sento l'esigenza di tornare. Mi auguro di tornare sempre più spesso in Puglia non solo per salutare la mia famiglia e i miei amici più cari ma anche per la musica».

Come descrive la scena jazz in Italia?
«La scena Jazz in Italia è molto attiva; ma poco attiva per le donne giovani del jazz che provano a farcela da sole. Noi tre rimaniamo unite e cerchiamo di portare avanti la nostra musica anche in un paese dove fare il musicista è ancora visto come un hobby o un NON-Lavoro».

A riguardo, riscontra delle differenze tra Nord e Sud?
«Mi sono trasferita al Nord perché la mia esperienza musicale in due conservatori pugliesi (Bari e Foggia) è stata pessima. Ringrazierò sempre Ferrara e il Nord per avermi accolta con calore».

Un sogno nel cassetto.
«Il sogno nel cassetto si è già avverato quest'anno: aver capito di poter lavorare in maniera autonoma facendo uno dei lavori più belli del mondo: la musicista».
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