Religioni
Gli auguri di buona Pasqua del Vescovo Cornacchia
Un lungo messaggio, rivolto soprattutto ai giovani, sulle pagine di "Luce&Vita"
Ruvo - domenica 1 aprile 2018
10.27
Cari amici di Luce e Vita, desidero esprimere tramite il nostro settimanale gli auguri più belli di una Pasqua di Risurrezione, di luce, di vita e di speranza.
Voglio richiamare, a me e a voi, la gioia del giorno di Pasqua.
Ci siamo preparati a questa solennità, che è la festa centrale di tutta la fede cristiana e della vita ecclesiale, attraverso il lungo periodo della Quaresima, tempo di penitenza, di preghiera e di carità. Io mi auguro che ognuno di noi abbia fatto un cammino di conversione verso Dio e, quindi, anche di avvicinamento verso il prossimo, attraverso la corsia privilegiata della carità e quindi dell'attenzione verso i nostri fratelli più bisognosi, che sono nell'indigenza o che sono approdati tra noi attraverso la fuga dalle loro terre, per motivi politici, economici, sociali.
Mi auguro che la luce di Cristo Risorto possa rifulgere nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, nelle scuole, nelle pieghe della società di ogni tipo, del lavoro, del tempo libero, degli incontri informali tra di noi.
Pasqua vuol dire passaggio, come tutti sappiamo, ed io auspico che siamo stati tutti attivi nel traghettare la nostra vita verso lidi di maggiore serenità, di maggiore giustizia, di maggiore equità tra noi. Non dimentichiamo che si risorge insieme con il Signore! Mi auguro che la Pasqua di Risurrezione abbia rimesso in piedi, ridato vita a quelle membra in sofferenza del corpo di Cristo, penso ai malati, ai sofferenti, agli emarginati.
Un'attenzione particolare vorrei rivolgerla soprattutto verso i nostri giovani, per i quali in autunno ci sarà il grande Sinodo.
Mi rivolgo soprattutto a loro.
Cari giovani, carissimi ragazzi, non scoraggiatevi e non deponete le armi della speranza, della fiducia in Dio ed in voi stessi! Siate contagiosi di una voglia di rinascita e di dare alla vostra e all'altrui vita una tinta di Risurrezione. Cerchiamo di contagiare coloro che sono vicini, in modo particolare coloro che sono demotivati dalla fede. Contagiamoli con la forza in Dio e con la forza in noi stessi.
Sia la gioia che il dolore non sono delle entità assolutamente personali, ma comuni. Noi, in qualche modo, siamo i costruttori della gioia e, forse anche del dolore altrui.
Auguro che la nostra diocesi ed il mondo intero possano affacciarsi al mattino di Pasqua, dopo il lungo periodo di Quaresima, di prova, di mortificazione: morte che si apre, si dischiude alla vita come il chicco di frumento che lascia l'involucro in terra ed emerge sotto forma di spiga e quindi di chicchi che si moltiplicano.
Quest'anno, come sappiamo, la Pasqua del 2018 si ammanta di un colore particolare, ovvero stiamo celebrando il 25° del dies natalis dell'amato vescovo don Tonino Bello, che sarà solennizzato dalla visita del Santo Padre, il Papa Francesco, il prossimo 20 aprile.
Don Tonino Bello diceva che non siamo sconfitti, ma semplicemente "confitti sulla croce" del dolore e della prova. Allontaniamoci, dunque, dal legno della croce e saliamo sulla barca di Cristo che ci porta in mare aperto, sui lidi dell'umanità intera. A tutti portiamo un messaggio di Risurrezione, di speranza e di luce.
Vorrei tanto che questo augurio potesse giungere ai fratelli e amici lontani, emigrati, o che ci seguono nella lettura del nostro periodico. A loro vorrei che giunga il senso del nostro affetto, profondo e sincero, ma anche la testimonianza della preghiera con cui li accompagniamo e della gratitudine per quanto essi hanno lasciato qui in mezzo a noi.
di Mons. Domenico Cornacchia
Voglio richiamare, a me e a voi, la gioia del giorno di Pasqua.
Ci siamo preparati a questa solennità, che è la festa centrale di tutta la fede cristiana e della vita ecclesiale, attraverso il lungo periodo della Quaresima, tempo di penitenza, di preghiera e di carità. Io mi auguro che ognuno di noi abbia fatto un cammino di conversione verso Dio e, quindi, anche di avvicinamento verso il prossimo, attraverso la corsia privilegiata della carità e quindi dell'attenzione verso i nostri fratelli più bisognosi, che sono nell'indigenza o che sono approdati tra noi attraverso la fuga dalle loro terre, per motivi politici, economici, sociali.
Mi auguro che la luce di Cristo Risorto possa rifulgere nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, nelle scuole, nelle pieghe della società di ogni tipo, del lavoro, del tempo libero, degli incontri informali tra di noi.
Pasqua vuol dire passaggio, come tutti sappiamo, ed io auspico che siamo stati tutti attivi nel traghettare la nostra vita verso lidi di maggiore serenità, di maggiore giustizia, di maggiore equità tra noi. Non dimentichiamo che si risorge insieme con il Signore! Mi auguro che la Pasqua di Risurrezione abbia rimesso in piedi, ridato vita a quelle membra in sofferenza del corpo di Cristo, penso ai malati, ai sofferenti, agli emarginati.
Un'attenzione particolare vorrei rivolgerla soprattutto verso i nostri giovani, per i quali in autunno ci sarà il grande Sinodo.
Mi rivolgo soprattutto a loro.
Cari giovani, carissimi ragazzi, non scoraggiatevi e non deponete le armi della speranza, della fiducia in Dio ed in voi stessi! Siate contagiosi di una voglia di rinascita e di dare alla vostra e all'altrui vita una tinta di Risurrezione. Cerchiamo di contagiare coloro che sono vicini, in modo particolare coloro che sono demotivati dalla fede. Contagiamoli con la forza in Dio e con la forza in noi stessi.
Sia la gioia che il dolore non sono delle entità assolutamente personali, ma comuni. Noi, in qualche modo, siamo i costruttori della gioia e, forse anche del dolore altrui.
Auguro che la nostra diocesi ed il mondo intero possano affacciarsi al mattino di Pasqua, dopo il lungo periodo di Quaresima, di prova, di mortificazione: morte che si apre, si dischiude alla vita come il chicco di frumento che lascia l'involucro in terra ed emerge sotto forma di spiga e quindi di chicchi che si moltiplicano.
Quest'anno, come sappiamo, la Pasqua del 2018 si ammanta di un colore particolare, ovvero stiamo celebrando il 25° del dies natalis dell'amato vescovo don Tonino Bello, che sarà solennizzato dalla visita del Santo Padre, il Papa Francesco, il prossimo 20 aprile.
Don Tonino Bello diceva che non siamo sconfitti, ma semplicemente "confitti sulla croce" del dolore e della prova. Allontaniamoci, dunque, dal legno della croce e saliamo sulla barca di Cristo che ci porta in mare aperto, sui lidi dell'umanità intera. A tutti portiamo un messaggio di Risurrezione, di speranza e di luce.
Vorrei tanto che questo augurio potesse giungere ai fratelli e amici lontani, emigrati, o che ci seguono nella lettura del nostro periodico. A loro vorrei che giunga il senso del nostro affetto, profondo e sincero, ma anche la testimonianza della preghiera con cui li accompagniamo e della gratitudine per quanto essi hanno lasciato qui in mezzo a noi.
di Mons. Domenico Cornacchia