Eventi e cultura
Fondazione "Angelo Cesareo" dedica un'area di Serra Petrullo ad Alessandro Leogrande
Suggestivo evento con letture tratte da "La Frontiera" attorno ad una barca nel territorio premurgiano
Ruvo - martedì 21 luglio 2020
La Fondazione "Angelo Cesareo" di Ruvo di Puglia, impegnata nel campo culturale-sociale, ha dedicato un'area di Serra Petrullo, a circa 3 km dalla città, dove l'ente ha sede, al giornalista Alessandro Leogrande, autore de "La Frontiera". E lo fa con un evento suggestivo tenutosi sabato 18 luglio, riunendosi attorno ad una barca nella lettura di alcuni brani tratti da "La Frontiera", interpretati da una rappresentante della ''Fondazione'' e Raffaella del ''Regno di Oz''.
Non una barca qualsiasi, ma la stessa che qualche anno fa aveva già idealmente accompagnato l'evento itinerante, con icone sull'ulivo, della Fondazione intitolato ''Mediterraneo senza spettatori: naufragi con angeli'', sulle tragedie delle migrazioni nel Mediterraneo. La barca era poi stata affidata alla comunità C.A.S.A. ''don Tonino Bello'' ma, per l'occasione, è stata trasportata nell'area di Serra Petrullo ''Angelus Novus'' dagli ospiti della comunità ed accolta da cittadini e migranti come un corpo che affiora dai fondali.
Dopo aver viaggiato, a bordo di un autocarro, tra ulivi e muretti a secco, e lungo un tratto della via don Tonino Bello, la barca è stata quindi la protagonista nell'estesa ed elevata area premurgiana, che si apre ad un paesaggio che dal Gargano corre alla Murgia e al mare, alle città, in cui trova sede la Fondazione ruvese.
In uno dei punti più elevati della Serra, accanto ad un albero di fico e a un mandorlo, tra pietre affioranti e sassi, dialogherà con il paesaggio murgiano, tra cielo e terra, guardando il mare, entrando in simbolica risonanza.
«Quest'area sarà intitolata ad Alessandro Leogrande, coraggioso giornalista pugliese, sempre dalla parte degli ultimi e degli sfruttati dei nostri Sud e Sud del mondo, e alla ''sua'' Frontiera. - comunica la Fondazione - Un'area di pietre e ulivi in cui aiutare a prendere criticamente, faticosamente coscienza, con quei migranti e soggetti marginali delle società e della Storia, delle nuove, terribili e straordinarie nostre/altrui condizioni di esistenza, dei nuovi diritti dei popoli e dei cittadini, degli esclusi. Contro nuove forme di sfruttamento, ''respingimenti'', alienazione. Guardando sempre da altre prospettive, come in una ''piramide capovolta''».
Ma cosa è questa Frontiera? Una Frontiera, come ha scritto Leogrande, in uno dei suoi libri più significativi e umanamente straordinari, è ''Una linea fatta di infiniti punti, infiniti nodi, infiniti attraversamenti. Ogni punto una storia, ogni nodo un pugno di esistenze. Ogni attraversamento una crepa che si apre. È la Frontiera. Non è un luogo preciso, piuttosto la moltiplicazione di una serie di luoghi in perenne mutamento, che coincidono con la possibilità di finire da una parte o rimanere nell'altra. Dopo la caduta del Muro di Berlino, il confine principale tra il mondo di qua e il mondo di là cade proprio tra le onde di quello che, fin dall'antichità, è stato chiamato Mare di mezzo. Se l'angelo della storia (l'Angelus Novus) di Walter Benjamin venisse risucchiato ora, proprio in questo momento, in un vortice che lo sospinge verso il futuro, con la faccia rivolta verso il passato e il cumulo di violenza che si erige incessantemente, vedrebbe innanzitutto il continuo accatastarsi dei corpi dei naufraghi, il vagare dei dispersi nella lotta dei flutti".
Non una barca qualsiasi, ma la stessa che qualche anno fa aveva già idealmente accompagnato l'evento itinerante, con icone sull'ulivo, della Fondazione intitolato ''Mediterraneo senza spettatori: naufragi con angeli'', sulle tragedie delle migrazioni nel Mediterraneo. La barca era poi stata affidata alla comunità C.A.S.A. ''don Tonino Bello'' ma, per l'occasione, è stata trasportata nell'area di Serra Petrullo ''Angelus Novus'' dagli ospiti della comunità ed accolta da cittadini e migranti come un corpo che affiora dai fondali.
Dopo aver viaggiato, a bordo di un autocarro, tra ulivi e muretti a secco, e lungo un tratto della via don Tonino Bello, la barca è stata quindi la protagonista nell'estesa ed elevata area premurgiana, che si apre ad un paesaggio che dal Gargano corre alla Murgia e al mare, alle città, in cui trova sede la Fondazione ruvese.
In uno dei punti più elevati della Serra, accanto ad un albero di fico e a un mandorlo, tra pietre affioranti e sassi, dialogherà con il paesaggio murgiano, tra cielo e terra, guardando il mare, entrando in simbolica risonanza.
«Quest'area sarà intitolata ad Alessandro Leogrande, coraggioso giornalista pugliese, sempre dalla parte degli ultimi e degli sfruttati dei nostri Sud e Sud del mondo, e alla ''sua'' Frontiera. - comunica la Fondazione - Un'area di pietre e ulivi in cui aiutare a prendere criticamente, faticosamente coscienza, con quei migranti e soggetti marginali delle società e della Storia, delle nuove, terribili e straordinarie nostre/altrui condizioni di esistenza, dei nuovi diritti dei popoli e dei cittadini, degli esclusi. Contro nuove forme di sfruttamento, ''respingimenti'', alienazione. Guardando sempre da altre prospettive, come in una ''piramide capovolta''».
Ma cosa è questa Frontiera? Una Frontiera, come ha scritto Leogrande, in uno dei suoi libri più significativi e umanamente straordinari, è ''Una linea fatta di infiniti punti, infiniti nodi, infiniti attraversamenti. Ogni punto una storia, ogni nodo un pugno di esistenze. Ogni attraversamento una crepa che si apre. È la Frontiera. Non è un luogo preciso, piuttosto la moltiplicazione di una serie di luoghi in perenne mutamento, che coincidono con la possibilità di finire da una parte o rimanere nell'altra. Dopo la caduta del Muro di Berlino, il confine principale tra il mondo di qua e il mondo di là cade proprio tra le onde di quello che, fin dall'antichità, è stato chiamato Mare di mezzo. Se l'angelo della storia (l'Angelus Novus) di Walter Benjamin venisse risucchiato ora, proprio in questo momento, in un vortice che lo sospinge verso il futuro, con la faccia rivolta verso il passato e il cumulo di violenza che si erige incessantemente, vedrebbe innanzitutto il continuo accatastarsi dei corpi dei naufraghi, il vagare dei dispersi nella lotta dei flutti".