Cronaca
Disastro ferroviario, indagine ministeriale: «Legge sulla sicurezza applicata solo dopo l'incidente»
L'edizione online de Il Fatto Quotidiano rivela importanti novità
Ruvo - mercoledì 6 dicembre 2017
"La legge del 2007 sulla sicurezza fu applicata solo dopo l'incidente". È quanto si legge sulla edizione online de "Il Fatto Quotidiano" in merito alle indagini ministeriali che si stanno svolgendo sul caso del disastro ferroviario del 12 luglio 2016 sulla tratta Andria - Corato, in cui morirono 23 persone e ne rimasero ferite altre 50.
Secondo quanto riportato dal quotidiano nazionale «L'Italia avrebbe dovuto applicare una normativa europea già nel 2007. Ma le regole più stingenti sulla sicurezza sono entrate in vigore solo dopo l'incidente ferroviario del 12 luglio 2016 nel quale persero la vita 23 persone».
Quanto riportato da Il Fatto Quotidiano sarebbe il succo degli atti d'indagine della Direzione Generale per le Investigazioni Ferroviarie e Marittime secondo i quali «La normativa europea non fu "correttamente" recepita, nonostante "non prevedesse in tal senso né deroghe né proroghe"».
La "causa a monte" del disastro ferroviario sarebbe dunque la lentezza con la quale l'Italia si è uniformata alla normativa europea. Sulle pagine del quotidiano si legge, inoltre: «se l'Italia avesse rispettato i tempi, i treni di Ferrotramviaria non avrebbe potuto viaggiare in quel modo nel giorno della tragedia».
Interessante il passaggio riportato da "Il Fatto Quodiano" nel quale si legge: «Il decreto legislativo del 2007 con il quale l'Italia ha recepito la direttiva europea, però, prevedeva all'articolo 27 che le ferrovie in concessione potessero "continuare ad operare" con le vecchie norme perché l'applicazione del decreto era "posticipata di tre anni, per permettere l'unificazione degli standard di sicurezza, dei regolamenti e delle procedure per il rilascio del certificato di sicurezza". Già quella "postilla", secondo la Digifema, non rientrava nella "corretta applicazione" delle norme Ue. L'Italia è comunque andata oltre, congelando gli interventi fino all'incidente sulla Andria-Corato. Poi l'accelerazione improvvisa: il decreto che portava le ferrovie locali sotto la giurisdizione Ansf è stato firmato il 10 agosto 2016, il passaggio è effettivamente avvenuto il 30 settembre con la limitazione di velocità imposta a chi non rispetta gli standard di sicurezza dell'Agenzia e il Cipe ha stanziato nel dicembre 2016 i primi 300 milioni per i lavori d'adeguamento che interesseranno alcuni tratti lombardi e pugliesi. Nel frattempo, Ansf ha stoppato il "lungo periodo di immobilismo" delle concessionarie dando il via all'iter perché le ferrovie che lavorano in concessione si adeguino alle norme europee. Con ormai dieci e più anni di ritardo».
Ad ogni modo la presentazione delle indagini misteriali, iniziata nei giorni scorsi, dovrebbe chiudersi entro pochi giorni. Soltanto allora sarà possibile avere un quadro completo di quanto accertato dalla Direzione Generale per le Investigazioni Ferroviarie e Marittime.
Secondo quanto riportato dal quotidiano nazionale «L'Italia avrebbe dovuto applicare una normativa europea già nel 2007. Ma le regole più stingenti sulla sicurezza sono entrate in vigore solo dopo l'incidente ferroviario del 12 luglio 2016 nel quale persero la vita 23 persone».
Quanto riportato da Il Fatto Quotidiano sarebbe il succo degli atti d'indagine della Direzione Generale per le Investigazioni Ferroviarie e Marittime secondo i quali «La normativa europea non fu "correttamente" recepita, nonostante "non prevedesse in tal senso né deroghe né proroghe"».
La "causa a monte" del disastro ferroviario sarebbe dunque la lentezza con la quale l'Italia si è uniformata alla normativa europea. Sulle pagine del quotidiano si legge, inoltre: «se l'Italia avesse rispettato i tempi, i treni di Ferrotramviaria non avrebbe potuto viaggiare in quel modo nel giorno della tragedia».
Interessante il passaggio riportato da "Il Fatto Quodiano" nel quale si legge: «Il decreto legislativo del 2007 con il quale l'Italia ha recepito la direttiva europea, però, prevedeva all'articolo 27 che le ferrovie in concessione potessero "continuare ad operare" con le vecchie norme perché l'applicazione del decreto era "posticipata di tre anni, per permettere l'unificazione degli standard di sicurezza, dei regolamenti e delle procedure per il rilascio del certificato di sicurezza". Già quella "postilla", secondo la Digifema, non rientrava nella "corretta applicazione" delle norme Ue. L'Italia è comunque andata oltre, congelando gli interventi fino all'incidente sulla Andria-Corato. Poi l'accelerazione improvvisa: il decreto che portava le ferrovie locali sotto la giurisdizione Ansf è stato firmato il 10 agosto 2016, il passaggio è effettivamente avvenuto il 30 settembre con la limitazione di velocità imposta a chi non rispetta gli standard di sicurezza dell'Agenzia e il Cipe ha stanziato nel dicembre 2016 i primi 300 milioni per i lavori d'adeguamento che interesseranno alcuni tratti lombardi e pugliesi. Nel frattempo, Ansf ha stoppato il "lungo periodo di immobilismo" delle concessionarie dando il via all'iter perché le ferrovie che lavorano in concessione si adeguino alle norme europee. Con ormai dieci e più anni di ritardo».
Ad ogni modo la presentazione delle indagini misteriali, iniziata nei giorni scorsi, dovrebbe chiudersi entro pochi giorni. Soltanto allora sarà possibile avere un quadro completo di quanto accertato dalla Direzione Generale per le Investigazioni Ferroviarie e Marittime.