Speciale
Dal Nord alla Puglia: il ritorno di Annamaria Custode, laureata in matematica ed oggi collaboratrice amministrativa
La storia di una giovane ruvese tra sacrifici, sogni e il desiderio di costruire il futuro nella propria terra
Ruvo - venerdì 15 novembre 2024
Un articolo pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno ha raccontato la storia di Annamaria Custode, una 33enne di Ruvo di Puglia laureata in matematica, che ha lasciato la sua terra per inseguire il sogno di un'indipendenza economica e personale.
Dopo aver trascorso tre anni come collaboratrice scolastica in un istituto di Comacchio, in Emilia Romagna, Annamaria è tornata in Puglia per ricostruire la sua vita accanto al marito, affrontando una nuova sfida lavorativa: un contratto part-time come collaboratrice amministrativa in una scuola locale.
La sua vicenda è un esempio di come molti giovani del Sud Italia debbano ripensare ai propri sogni e adattarli alle opportunità e ai vincoli del mercato del lavoro. Nell'articolo, Annamaria ha sottolineato il valore delle sue esperienze, il sacrificio di vivere lontano dai propri affetti e la soddisfazione di poter finalmente lavorare nella propria terra, sebbene a costo di ripartire quasi da zero. Tuttavia, non sono mancate le critiche e i commenti sui social, che spesso hanno mostrato scarsa comprensione delle dinamiche lavorative che l'hanno portata a compiere certe scelte.
Oggi, attraverso questa intervista, Annamaria desidera approfondire il racconto della sua esperienza, chiarire alcune questioni emerse e condividere il significato più profondo delle sue decisioni.
Annamaria, qual è stata la motivazione principale che ti ha spinto a lasciare la Puglia per l'Emilia Romagna, nonostante la tua laurea in matematica?
La motivazione principale è stata il desiderio di indipendenza. Le scelte sono poi venute di conseguenza, in base alle opportunità che si sono presentate. Ho sempre lavorato anche durante gli studi, più per un bisogno personale che per necessità economiche, perché i miei genitori mi hanno sempre sostenuta. Tuttavia, una volta assaporata l'indipendenza, è difficile rinunciarvi. Dopo la laurea triennale in matematica, non volevo affrontare i tempi lunghi della magistrale e dei concorsi, così ho scelto una strada che mi permettesse di costruire una stabilità economica più immediata.
Come descriveresti l'impatto emotivo e psicologico del lavorare lontano dai tuoi affetti e vivere in una condizione di precarietà per tre anni?
All'inizio è stato travolgente, quasi insopportabile. Partire con 48 ore di preavviso per trasferirmi a oltre 600 chilometri da casa è stato uno shock. Mi mancavano anche le certezze più piccole, come sapere dove fare la spesa o trovare una farmacia. Il supporto del mio fidanzato, oggi mio marito, è stato fondamentale: mi ha aiutata a superare il crollo iniziale. Nonostante le difficoltà, ho trovato una "seconda famiglia" in Emilia Romagna, tra colleghi e nuove amicizie. Questo mi ha permesso di affrontare tutto con più forza, anche se la distanza dagli affetti più cari è stata una sfida continua.
Quali sono stati i principali insegnamenti o momenti di crescita personale che hai tratto da questa esperienza come collaboratrice scolastica?
Ho imparato a reinventarmi e ad affrontare le sfide con dignità e autonomia. Lavorare in una scuola, anche da collaboratrice, mi ha fatto vedere il mondo dell'istruzione da una prospettiva diversa. Ho scoperto che ogni ruolo è importante e che il rispetto si guadagna sul campo. Questi anni mi hanno insegnato che i sogni vanno adattati alla realtà, ma che la libertà di vivere con le proprie forze è un traguardo che vale ogni sacrificio.
Quali sono le tue prospettive e i tuoi obiettivi futuri, considerando la tua situazione attuale con un contratto part-time in Puglia?
Il mio obiettivo è completare le ore di lavoro e stabilizzarmi come assistente amministrativa, un ruolo che sento mio. Anche se ricominciare con la gavetta è frustrante, farlo a casa, vicino ai miei affetti, fa tutta la differenza. Sono consapevole che devo continuare a costruire il mio futuro un passo alla volta, ma non mi manca la determinazione.
Come hai reagito alle critiche e ai commenti ricevuti a seguito dell'articolo pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno? C'è qualcosa che vorresti chiarire?
Ho letto critiche che mi hanno colpita, soprattutto quelle basate su informazioni errate o pregiudizi. Alcuni hanno sostenuto che una laureata non dovrebbe occupare posti riservati a chi ha solo la terza media, ma questo è un malinteso: per accedere al ruolo di collaboratore scolastico serve almeno un diploma. La laurea non conta in quella graduatoria, ma mi è stata utile per diventare assistente amministrativa. Rispondo alle critiche dicendo che ogni scelta è frutto di circostanze personali: ho sempre cercato di fare il meglio per me stessa e per il mio futuro, con le risorse e le opportunità disponibili in quel momento. Non si possono giudicare certe decisioni senza conoscere le realtà che ci stanno dietro.
C'è qualcosa che vorresti dire alle persone che si trovano in una situazione simile alla tua?
Non lasciatevi scoraggiare. Ogni sacrificio fatto con consapevolezza e determinazione può portarvi a un risultato concreto. È normale cambiare obiettivi e adattare i propri sogni alla realtà. Ogni esperienza, anche la più difficile, può insegnarvi qualcosa di prezioso. E, soprattutto, non dimenticate mai di cercare il supporto delle persone che vi vogliono bene: sono loro a fare la differenza nei momenti più difficili.
Dopo aver trascorso tre anni come collaboratrice scolastica in un istituto di Comacchio, in Emilia Romagna, Annamaria è tornata in Puglia per ricostruire la sua vita accanto al marito, affrontando una nuova sfida lavorativa: un contratto part-time come collaboratrice amministrativa in una scuola locale.
La sua vicenda è un esempio di come molti giovani del Sud Italia debbano ripensare ai propri sogni e adattarli alle opportunità e ai vincoli del mercato del lavoro. Nell'articolo, Annamaria ha sottolineato il valore delle sue esperienze, il sacrificio di vivere lontano dai propri affetti e la soddisfazione di poter finalmente lavorare nella propria terra, sebbene a costo di ripartire quasi da zero. Tuttavia, non sono mancate le critiche e i commenti sui social, che spesso hanno mostrato scarsa comprensione delle dinamiche lavorative che l'hanno portata a compiere certe scelte.
Oggi, attraverso questa intervista, Annamaria desidera approfondire il racconto della sua esperienza, chiarire alcune questioni emerse e condividere il significato più profondo delle sue decisioni.
Annamaria, qual è stata la motivazione principale che ti ha spinto a lasciare la Puglia per l'Emilia Romagna, nonostante la tua laurea in matematica?
La motivazione principale è stata il desiderio di indipendenza. Le scelte sono poi venute di conseguenza, in base alle opportunità che si sono presentate. Ho sempre lavorato anche durante gli studi, più per un bisogno personale che per necessità economiche, perché i miei genitori mi hanno sempre sostenuta. Tuttavia, una volta assaporata l'indipendenza, è difficile rinunciarvi. Dopo la laurea triennale in matematica, non volevo affrontare i tempi lunghi della magistrale e dei concorsi, così ho scelto una strada che mi permettesse di costruire una stabilità economica più immediata.
Come descriveresti l'impatto emotivo e psicologico del lavorare lontano dai tuoi affetti e vivere in una condizione di precarietà per tre anni?
All'inizio è stato travolgente, quasi insopportabile. Partire con 48 ore di preavviso per trasferirmi a oltre 600 chilometri da casa è stato uno shock. Mi mancavano anche le certezze più piccole, come sapere dove fare la spesa o trovare una farmacia. Il supporto del mio fidanzato, oggi mio marito, è stato fondamentale: mi ha aiutata a superare il crollo iniziale. Nonostante le difficoltà, ho trovato una "seconda famiglia" in Emilia Romagna, tra colleghi e nuove amicizie. Questo mi ha permesso di affrontare tutto con più forza, anche se la distanza dagli affetti più cari è stata una sfida continua.
Quali sono stati i principali insegnamenti o momenti di crescita personale che hai tratto da questa esperienza come collaboratrice scolastica?
Ho imparato a reinventarmi e ad affrontare le sfide con dignità e autonomia. Lavorare in una scuola, anche da collaboratrice, mi ha fatto vedere il mondo dell'istruzione da una prospettiva diversa. Ho scoperto che ogni ruolo è importante e che il rispetto si guadagna sul campo. Questi anni mi hanno insegnato che i sogni vanno adattati alla realtà, ma che la libertà di vivere con le proprie forze è un traguardo che vale ogni sacrificio.
Quali sono le tue prospettive e i tuoi obiettivi futuri, considerando la tua situazione attuale con un contratto part-time in Puglia?
Il mio obiettivo è completare le ore di lavoro e stabilizzarmi come assistente amministrativa, un ruolo che sento mio. Anche se ricominciare con la gavetta è frustrante, farlo a casa, vicino ai miei affetti, fa tutta la differenza. Sono consapevole che devo continuare a costruire il mio futuro un passo alla volta, ma non mi manca la determinazione.
Come hai reagito alle critiche e ai commenti ricevuti a seguito dell'articolo pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno? C'è qualcosa che vorresti chiarire?
Ho letto critiche che mi hanno colpita, soprattutto quelle basate su informazioni errate o pregiudizi. Alcuni hanno sostenuto che una laureata non dovrebbe occupare posti riservati a chi ha solo la terza media, ma questo è un malinteso: per accedere al ruolo di collaboratore scolastico serve almeno un diploma. La laurea non conta in quella graduatoria, ma mi è stata utile per diventare assistente amministrativa. Rispondo alle critiche dicendo che ogni scelta è frutto di circostanze personali: ho sempre cercato di fare il meglio per me stessa e per il mio futuro, con le risorse e le opportunità disponibili in quel momento. Non si possono giudicare certe decisioni senza conoscere le realtà che ci stanno dietro.
C'è qualcosa che vorresti dire alle persone che si trovano in una situazione simile alla tua?
Non lasciatevi scoraggiare. Ogni sacrificio fatto con consapevolezza e determinazione può portarvi a un risultato concreto. È normale cambiare obiettivi e adattare i propri sogni alla realtà. Ogni esperienza, anche la più difficile, può insegnarvi qualcosa di prezioso. E, soprattutto, non dimenticate mai di cercare il supporto delle persone che vi vogliono bene: sono loro a fare la differenza nei momenti più difficili.