Vita di città
Coworking La Capagrossa, da stasera vale!
La Capagrossa apre ufficialmente le porte del servizio di coworking
Ruvo - sabato 30 settembre 2017
16.49
Occhi pieni di entusiasmo ed energia ridotta a zero. Così si presentano i ragazzi del Coworking la Capagrossa alla vigilia dell'apertura.
Un lavoro lunghissimo e difficile, che conta sulla fiducia, sul talento e sulla forza di ciascun componente del gruppo. Ma l'energia e la vitalità non manca a questi ragazzi. Inventiva e fantasia sono il loro pane quotidiano.
Ciccio Cecalupo, Giovina Caldarola, Valentina Caldarola, Giorgia Floro, Ivan Iosca, Davide Cantatore, Roberto D'introno, Mariantonietta Caldarola, Lucia Anselmi ed Erika Guastamacchia sono i co-fondatori. Intorno a loro gravitano numerose persone: simpatizzanti, vicini , amici e soprattutto familiari.
I genitori dei ragazzi, infatti, ancora troppo giovani per diventare nonni, hanno adottato questa nuova creatura come un nipote da accudire.
«Non c'è dubbio, una grossa mano giunge da loro, che hanno scoperto in questo progetto, un rinnovato entusiasmo. Sono la mano invisibile che permette che tutto vada liscio.» Insieme a loro tante altre persone. Chi ha voglia di collaborare, viene qui e ci da una mano».
Ma cos'è esattamente questo coworking?
E' un luogo di incontro. Di base ci sono 12 postazioni dove potersi collegare ad internet, e lavorare con il proprio pc, con i propri strumenti. Ma è tanto altro. E' un luogo che all'occasione può diventare un cineforum, uno spazio multifunzione . C'è una sala riunione che può essere affittata, c'è la cucina per chi ha bisogno di una pausa pranzo durante il lavoro.
Ci sono delle tariffe, certo, ma queste sono pensate soprattutto per chi è a Ruvo di passaggio (turisti, camperisti, giornalisti durante il Talos) e ha bisogno di un luogo in cui poter lavorare. Ciò non toglie che tutti i cittadini che hanno bisogno di un posto dove lavorare possono trovare qui un ufficio, una casa.
«Sappiamo di certo che il nostro obiettivo è quello di diventare presto autosufficienti. Ed è anche la parte più difficile. Punteremo alla realizzazione di progetti, ma di certo non sappiamo ancora come si evolverà la situazione. Il coworking è fatto principalmente dalle persone che ci sono dentro. Racchiude in sé mille possibilità. Rispetto a chi verrà e condividerà con noi idee e creatività, si delineerà la forma e la sostanza.»
Il coworking La Capagrossa ha usufruito di un bando comunale del 2005, con l'affido di locali del comune e ad un bando regionale, laboratorio urbano "Mettici le mani".
Tutti gli arredi sono stati progettati e costruiti dai componenti, nei vari laboratori tenutisi negli scorsi mesi. Collaborazione e curiosità hanno attirato i ragazzi del quartiere.
«Siamo in un quartiere di case popolari. I ragazzi qui sono molto a rischio. Ma ci hanno aiutato nei lavoratori di costruzione dell'arredamento, e si guadagnano la password del wifi rispondendo ad un quesito ogni settimana. La gente del quartiere è complice e ci è vicina. Un esempio su tutti quello dell'orto.»
Davanti alla palazzina in via Martiri delle Foibe, 23 c'era un'area verde abbandonata. La Capagrossa l'ha ripulito e recintato per evitare che i cani andassero a scavare. Antonio De Venuto, abitante del palazzo, li ha aiutati e ha creato con loro un orto. Zucche, zucchine, patate, cime di rape. Sono tutti i frutti che lo spazio antistante la palazzina ha donato a chi se n'è preso cura.
Quello che era un posto in cui c'andava ogni tipo di immondizia adesso è un piccolo gioiello. L'attaccamento al proprio quartiere, alla propria casa, alla propria terra ha portato letteralmente dei frutti.
Frutti che verranno consumati stasera, all'inaugurazione de La Capagrossa, evento al quale è davvero impossibile mancare! Si accomodino signori, venghino! Le porte sono aperte!
Un lavoro lunghissimo e difficile, che conta sulla fiducia, sul talento e sulla forza di ciascun componente del gruppo. Ma l'energia e la vitalità non manca a questi ragazzi. Inventiva e fantasia sono il loro pane quotidiano.
Ciccio Cecalupo, Giovina Caldarola, Valentina Caldarola, Giorgia Floro, Ivan Iosca, Davide Cantatore, Roberto D'introno, Mariantonietta Caldarola, Lucia Anselmi ed Erika Guastamacchia sono i co-fondatori. Intorno a loro gravitano numerose persone: simpatizzanti, vicini , amici e soprattutto familiari.
I genitori dei ragazzi, infatti, ancora troppo giovani per diventare nonni, hanno adottato questa nuova creatura come un nipote da accudire.
«Non c'è dubbio, una grossa mano giunge da loro, che hanno scoperto in questo progetto, un rinnovato entusiasmo. Sono la mano invisibile che permette che tutto vada liscio.» Insieme a loro tante altre persone. Chi ha voglia di collaborare, viene qui e ci da una mano».
Ma cos'è esattamente questo coworking?
E' un luogo di incontro. Di base ci sono 12 postazioni dove potersi collegare ad internet, e lavorare con il proprio pc, con i propri strumenti. Ma è tanto altro. E' un luogo che all'occasione può diventare un cineforum, uno spazio multifunzione . C'è una sala riunione che può essere affittata, c'è la cucina per chi ha bisogno di una pausa pranzo durante il lavoro.
Ci sono delle tariffe, certo, ma queste sono pensate soprattutto per chi è a Ruvo di passaggio (turisti, camperisti, giornalisti durante il Talos) e ha bisogno di un luogo in cui poter lavorare. Ciò non toglie che tutti i cittadini che hanno bisogno di un posto dove lavorare possono trovare qui un ufficio, una casa.
«Sappiamo di certo che il nostro obiettivo è quello di diventare presto autosufficienti. Ed è anche la parte più difficile. Punteremo alla realizzazione di progetti, ma di certo non sappiamo ancora come si evolverà la situazione. Il coworking è fatto principalmente dalle persone che ci sono dentro. Racchiude in sé mille possibilità. Rispetto a chi verrà e condividerà con noi idee e creatività, si delineerà la forma e la sostanza.»
Il coworking La Capagrossa ha usufruito di un bando comunale del 2005, con l'affido di locali del comune e ad un bando regionale, laboratorio urbano "Mettici le mani".
Tutti gli arredi sono stati progettati e costruiti dai componenti, nei vari laboratori tenutisi negli scorsi mesi. Collaborazione e curiosità hanno attirato i ragazzi del quartiere.
«Siamo in un quartiere di case popolari. I ragazzi qui sono molto a rischio. Ma ci hanno aiutato nei lavoratori di costruzione dell'arredamento, e si guadagnano la password del wifi rispondendo ad un quesito ogni settimana. La gente del quartiere è complice e ci è vicina. Un esempio su tutti quello dell'orto.»
Davanti alla palazzina in via Martiri delle Foibe, 23 c'era un'area verde abbandonata. La Capagrossa l'ha ripulito e recintato per evitare che i cani andassero a scavare. Antonio De Venuto, abitante del palazzo, li ha aiutati e ha creato con loro un orto. Zucche, zucchine, patate, cime di rape. Sono tutti i frutti che lo spazio antistante la palazzina ha donato a chi se n'è preso cura.
Quello che era un posto in cui c'andava ogni tipo di immondizia adesso è un piccolo gioiello. L'attaccamento al proprio quartiere, alla propria casa, alla propria terra ha portato letteralmente dei frutti.
Frutti che verranno consumati stasera, all'inaugurazione de La Capagrossa, evento al quale è davvero impossibile mancare! Si accomodino signori, venghino! Le porte sono aperte!