Scuola e Lavoro
Covid e didattica a distanza, forte rischio di dispersione scolastica
Opinioni, stati d’animo e aspettative di studenti tra i 14 e i 18 anni raccolti da Save the Children e IPSOS
Ruvo - giovedì 7 gennaio 2021
Concluse le festività natalizie, per gli studenti pugliesi riprendono le attività didattiche ma, come da ordinanza emessa dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, si riprende con la Didattica digitale integrata, almeno fino al 15 gennaio. Ferma la possibilità di richiedere la didattica in presenza, si prolunga il lungo periodo di didattica a distanza che, in tutto il Paese, ha coinvolto oltre due milioni e mezzo di studenti.
A tracciare un bilancio dei mesi passati in Dad, è Save the Children attraverso una indagine condotta da IPSOS che analizza opinioni, stati d'animo e aspettative di studenti tra i 14 e i 18 anni.
Un quadro critico quello che emerge in "I giovani ai tempi del Coronavirus": gli studenti delle scuole superiori fanno suonare un campanello d'allarme sul rischio dispersione scolastica.
Sarebbero, infatti, circa 34mila gli studenti delle scuole superiori che, a causa delle assenze prolungate, rischiano di alimentare il fenomeno dell'abbandono scolastico, diventando facile preda di sfruttamento lavorativo.
Il 28% degli intervistati afferma che dal lockdown di primavera c'è almeno un proprio compagno di classe che ha smesso completamente di frequentare le lezioni. Il 7% afferma che i compagni di scuola "dispersi" a partire dal lockdown sono tre o più di tre.
Save the Children ha sin da subito lanciato un allarme in merito alla crescita esponenziale della povertà materiale ed educativa che ha colpito i bambini e gli adolescenti che vivono nei contesti più svantaggiati, dove l'organizzazione opera. Le diseguaglianze già consolidate rischiano infatti di allargarsi. Inoltre, alle difficoltà relative alla disponibilità degli strumenti tecnologici, si aggiunge il problema della disponibilità di spazi abitativi adeguati.
Per il 38% degli adolescenti la didattica a distanza è un'esperienza negativa. In generale, la principale difficoltà è rappresentata dalla fatica a concentrarsi per seguire le lezioni online e dai problemi tecnici dovuti alla connessione internet/copertura di rete propria o dei docenti. Guardando alle dotazioni dei ragazzi, quasi il 18% dichiara di aver a disposizione un dispositivo condiviso con altri e l'8% si trova a frequentare le lezioni in una stanza con altre persone.
In un'età di cambiamento come quella dell'adolescenza, il tema delle relazioni personali è fondamentale e tra le "privazioni" che i ragazzi hanno sofferto di più, anche quella di non aver potuto vivere esperienze sentimentali importanti per la loro età.
Gli adolescenti si sentono esclusi dalle scelte per il contrasto alla diffusione del Covid, che li hanno visti penalizzati nell'interruzione delle attività scolastiche in presenza: il 65% è convinto di star pagando in prima persona per l'incapacità degli adulti di gestire la pandemia, mentre il 42% ritiene ingiusto che agli adulti sia permesso di andare al lavoro, mentre ai giovani non è permesso di andare a scuola.
Stanchezza, incertezza e preoccupazione sono i principali stati d'animo che ragazze e ragazzi hanno dichiarato di vivere in questo periodo. E guardando al futuro, solo il 26% pensa che "tornerà tutto come prima" e la stessa percentuale ritiene che "continueremo ad avere paura", mentre il 43% ritiene che anche dopo il vaccino, "staremo insieme in modo diverso, più on line".
«Gli studenti hanno subito conseguenze significative dalla DAD che non sempre è stata efficace e che si sta lasciando alle spalle danni forse irreparabili», afferma Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children. «È fondamentale agire subito con dei "ristori" anche per questi ragazzi, perché stanno perdendo non solo competenze ma soprattutto motivazione, allontanandosi velocemente dalla scuola e, con essa, dalle loro opportunità per costruirsi un futuro. Guardano alla politica con speranza e curiosità ed è ora che la politica sia all'altezza delle loro aspettative».
A tracciare un bilancio dei mesi passati in Dad, è Save the Children attraverso una indagine condotta da IPSOS che analizza opinioni, stati d'animo e aspettative di studenti tra i 14 e i 18 anni.
Un quadro critico quello che emerge in "I giovani ai tempi del Coronavirus": gli studenti delle scuole superiori fanno suonare un campanello d'allarme sul rischio dispersione scolastica.
Sarebbero, infatti, circa 34mila gli studenti delle scuole superiori che, a causa delle assenze prolungate, rischiano di alimentare il fenomeno dell'abbandono scolastico, diventando facile preda di sfruttamento lavorativo.
Il 28% degli intervistati afferma che dal lockdown di primavera c'è almeno un proprio compagno di classe che ha smesso completamente di frequentare le lezioni. Il 7% afferma che i compagni di scuola "dispersi" a partire dal lockdown sono tre o più di tre.
Save the Children ha sin da subito lanciato un allarme in merito alla crescita esponenziale della povertà materiale ed educativa che ha colpito i bambini e gli adolescenti che vivono nei contesti più svantaggiati, dove l'organizzazione opera. Le diseguaglianze già consolidate rischiano infatti di allargarsi. Inoltre, alle difficoltà relative alla disponibilità degli strumenti tecnologici, si aggiunge il problema della disponibilità di spazi abitativi adeguati.
Rendimento scolastico
Il 35% ritiene che la propria preparazione scolastica sia peggiorata. Uno su 4 deve recuperare diverse materie.Per il 38% degli adolescenti la didattica a distanza è un'esperienza negativa. In generale, la principale difficoltà è rappresentata dalla fatica a concentrarsi per seguire le lezioni online e dai problemi tecnici dovuti alla connessione internet/copertura di rete propria o dei docenti. Guardando alle dotazioni dei ragazzi, quasi il 18% dichiara di aver a disposizione un dispositivo condiviso con altri e l'8% si trova a frequentare le lezioni in una stanza con altre persone.
Ripercussioni a livello sociale
Stando a quanto rilevato dall'indagine, quello passato è stato un "anno sprecato" per il 46% degli adolescenti che, però, costretti a vivere in un mondo di incontri solo virtuali, hanno riscoperto il valore della relazione "dal vivo" con i coetanei. L'85% dei ragazzi intervistati afferma di aver capito quanto sia importante uscire con gli amici, andare fuori e relazionarsi "in presenza".In un'età di cambiamento come quella dell'adolescenza, il tema delle relazioni personali è fondamentale e tra le "privazioni" che i ragazzi hanno sofferto di più, anche quella di non aver potuto vivere esperienze sentimentali importanti per la loro età.
Impatto emotivo
Quasi quattro studenti su dieci dichiarano di avere avuto ripercussioni negative sulla capacità di studiare (37%). Gli adolescenti dicono di sentirsi stanchi (31%), incerti (17%), preoccupati (17%), irritabili (16%), ansiosi (15%), disorientati (14%), nervosi (14%), apatici (13%), scoraggiati (13%), in un caleidoscopio di sensazioni negative di cui parlano prevalentemente con la famiglia (59%) e gli amici (38%), ma che per più di 1 su 5 rimangono un pesante fardello da tenersi dentro, senza condividerlo con nessuno (22%).Gli adolescenti si sentono esclusi dalle scelte per il contrasto alla diffusione del Covid, che li hanno visti penalizzati nell'interruzione delle attività scolastiche in presenza: il 65% è convinto di star pagando in prima persona per l'incapacità degli adulti di gestire la pandemia, mentre il 42% ritiene ingiusto che agli adulti sia permesso di andare al lavoro, mentre ai giovani non è permesso di andare a scuola.
Stanchezza, incertezza e preoccupazione sono i principali stati d'animo che ragazze e ragazzi hanno dichiarato di vivere in questo periodo. E guardando al futuro, solo il 26% pensa che "tornerà tutto come prima" e la stessa percentuale ritiene che "continueremo ad avere paura", mentre il 43% ritiene che anche dopo il vaccino, "staremo insieme in modo diverso, più on line".
Aspettative per il futuro
Alla politica il compito di fare delle scelte su questo futuro e in merito ai provvedimenti da prendere per risanare la situazione, ragazzi e ragazze sembrano essere particolarmente attenti e interessati. Il 69% di loro, infatti, ha sentito in qualche modo parlare del Next Generation EU e una gran parte degli intervistati guarda con interesse alle possibilità che potrebbe offrire per il loro futuro. La loro speranza è che, attraverso questo Fondo, vengano incrementati i finanziamenti soprattutto per l'ingresso nel mondo del lavoro da parte dei giovani.«Gli studenti hanno subito conseguenze significative dalla DAD che non sempre è stata efficace e che si sta lasciando alle spalle danni forse irreparabili», afferma Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children. «È fondamentale agire subito con dei "ristori" anche per questi ragazzi, perché stanno perdendo non solo competenze ma soprattutto motivazione, allontanandosi velocemente dalla scuola e, con essa, dalle loro opportunità per costruirsi un futuro. Guardano alla politica con speranza e curiosità ed è ora che la politica sia all'altezza delle loro aspettative».