Politica
Caso Bernocco, ancora un botta e risposta tra Di Rella e Stolfa
Di Rella: «L'assessore coratino ha calato una questione politica in un fatto puramente gestionale»
Ruvo - martedì 18 aprile 2017
10.46
Continua a suscitare ancora polemiche, il caso di Salvatore Bernocco, il dipendente comunale raggiunto da un provvedimento disciplinare avallato dall'amministrazione Chieco. Provvedimento conseguente ad alcune osservazioni critiche che lo stesso Bernocco avrebbe espresso su Facebook facendo riferimento all'operato della stessa amministrazione comunale. Sul caso si registra un botta e risposta tra l'assessore al Personale Stolfa e Di Rella, reggente della lista Insieme.
Al rammarico espresso da Di Rella per il provvedimento preso, l'assessore aveva ribadito che «se un dipendente comunale commette degli illeciti disciplinari non può essere esente da sanzioni solo perché ha specifici incarichi politici. La congruità della sanzione è indiscutibile in quanto largamente inferiore alle previsioni della legge e della contrattazione collettiva».
Di Rella non ci sta: «Sono stato un assessore ruvese fino a qualche mese fa, e ricordo che Facebook ha rappresentato per il sindaco dell'epoca, Ottombrini, un tormento di non poco conto. Strumento mediatico per acquisire consensi in campagna elettorale, alternativo alla comunicazione di piazza, poi, sempre più di frequente, strumento di persecuzione intollerabile, soprattutto quando alcuni utenti deliranti hanno postato 'ingiurie pesantissime e diffamatorie' nei confronti del sindaco. Ricordo lo squallore di una di queste, postata da un dipendente pubblico (ministeriale). Non per difetto di sensibilità e neppure per paura, ma solo per senso del ruolo e delle sue inevitabili implicazioni, il ruvese Ottombrini, dopo aver acquisito informazioni sulla vita privata dell'impertinente suo concittadino, decise in ultima analisi di accettare le scuse dall'avventato insultatore, evitando di proporre querela: la conoscenza personale e le valutazioni umane hanno prevalso - allora - sulla politica e sulla logica illecito-sanzione».
«Ma in questo caso - fa notare ancora Di Rella - le controdeduzioni scritte rivolte dal dipendente comunale all'Amministrazione con ammissione dei fatti contestati (e non delle sue colpe) non sono bastate, anzi, l'assessore coratino - attraverso il suo ufficio - ha ritenuto di dover "applicare" la legge ed il contratto collettivo per punire una condotta ritenuta illecita. Una questione politica fatta calare con forza (o prepotenza) entro un provvedimento gestionale che compete – anche nel merito - solo ed esclusivamente ad organi gestionali. Se volessimo entrare nel merito dell'illecito disciplinare ci si potrebbe sbizzarrire con giurisprudenza, dottrina e pubblicazioni di illustri docenti giuslavoristi anche dell'Università degli Studi di Bari. Ma non è questo che conta. Qui non si sta punendo lo studente universitario insolente e impreparato, ma una parte attiva dell'Amministrazione che contribuisce al bene della sua città, anche attraverso il suo impegno politico quotidiano, la sua poliedrica attività culturale, le sue benemerenze, la sua umiltà, la sua disponibilità verso tutti.
Se solo, sig. Stolfa, lei fosse stato un pubblico dipendente a tempo pieno e indeterminato, incardinato in una qualsiasi Pubblica Amministrazione, avrebbe colto nelle controdeduzioni del dott. Bernocco quanta affezione egli ha manifestato verso il suo lavoro, svolto da anni con dedizione e impegno per il bene della città di Ruvo e dei ruvesi».
Al rammarico espresso da Di Rella per il provvedimento preso, l'assessore aveva ribadito che «se un dipendente comunale commette degli illeciti disciplinari non può essere esente da sanzioni solo perché ha specifici incarichi politici. La congruità della sanzione è indiscutibile in quanto largamente inferiore alle previsioni della legge e della contrattazione collettiva».
Di Rella non ci sta: «Sono stato un assessore ruvese fino a qualche mese fa, e ricordo che Facebook ha rappresentato per il sindaco dell'epoca, Ottombrini, un tormento di non poco conto. Strumento mediatico per acquisire consensi in campagna elettorale, alternativo alla comunicazione di piazza, poi, sempre più di frequente, strumento di persecuzione intollerabile, soprattutto quando alcuni utenti deliranti hanno postato 'ingiurie pesantissime e diffamatorie' nei confronti del sindaco. Ricordo lo squallore di una di queste, postata da un dipendente pubblico (ministeriale). Non per difetto di sensibilità e neppure per paura, ma solo per senso del ruolo e delle sue inevitabili implicazioni, il ruvese Ottombrini, dopo aver acquisito informazioni sulla vita privata dell'impertinente suo concittadino, decise in ultima analisi di accettare le scuse dall'avventato insultatore, evitando di proporre querela: la conoscenza personale e le valutazioni umane hanno prevalso - allora - sulla politica e sulla logica illecito-sanzione».
«Ma in questo caso - fa notare ancora Di Rella - le controdeduzioni scritte rivolte dal dipendente comunale all'Amministrazione con ammissione dei fatti contestati (e non delle sue colpe) non sono bastate, anzi, l'assessore coratino - attraverso il suo ufficio - ha ritenuto di dover "applicare" la legge ed il contratto collettivo per punire una condotta ritenuta illecita. Una questione politica fatta calare con forza (o prepotenza) entro un provvedimento gestionale che compete – anche nel merito - solo ed esclusivamente ad organi gestionali. Se volessimo entrare nel merito dell'illecito disciplinare ci si potrebbe sbizzarrire con giurisprudenza, dottrina e pubblicazioni di illustri docenti giuslavoristi anche dell'Università degli Studi di Bari. Ma non è questo che conta. Qui non si sta punendo lo studente universitario insolente e impreparato, ma una parte attiva dell'Amministrazione che contribuisce al bene della sua città, anche attraverso il suo impegno politico quotidiano, la sua poliedrica attività culturale, le sue benemerenze, la sua umiltà, la sua disponibilità verso tutti.
Se solo, sig. Stolfa, lei fosse stato un pubblico dipendente a tempo pieno e indeterminato, incardinato in una qualsiasi Pubblica Amministrazione, avrebbe colto nelle controdeduzioni del dott. Bernocco quanta affezione egli ha manifestato verso il suo lavoro, svolto da anni con dedizione e impegno per il bene della città di Ruvo e dei ruvesi».