conferenza Bullismo
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Bullismo e cyberbullismo. Come affrontarli?

Bisogna ripristinare i ruoli e il concetto di rispetto

Si è parlato di bullismo e cyberbullismo ieri all'Hotel Pineta di Ruvo. Ruvo lab capeggiata dalla consigliera Mariatiziana Rutigliani ha organizzato con l'associazione donne giuriste d'Italia della sezione Trani una conferenza che ha portato in campo personalità di spessore e alte competenze.
Il taglio della conferenza è stato prettamente giuridico ma molto fruibile anche per chi non fosse del settore. L'argomento di estrema attualità ha coinvolto avvocati, psicologi, insegnanti e genitori interessati ad affrontare un tema che coinvolge tutti.
E sebbene sia un argomento che interessa una fascia d'età strettamente legata all'adolescenza si comprende sin da subito che in realtà coinvolge tutti, minorenni e maggiorenni. Le vittime di bullismo sono tutti quei cittadini che a vario titolo subiscono violenza, forme di prevaricazione e squilibrio di forze in ambienti che coinvolgono ambiti sociali allargati quali la scuola, le associazioni sportive, la vita sociale e di aggregazione nelle chiese.

Gli interventi della avvocatessa Chiarello, della psicologa Borragine, del magistrato Conticelli e dell'avvocato Sisto hanno sottilineato l'importanza del ruolo della famiglia e della scuola, ma soprattutto della legge, che deve tutelare la vittima e perseguire il bullo per vie penali.

Perchè l'essere umano è un animale sociale e spesso perde il principio di socialità. Tende a prevaricare sui più deboli e ha bisogno di forti deterrenti per non commettere reato. L'errore che la società fa davanti al bullismo è quello di giustificare. Far passare gli atti di prevaricazione e violenza come atti scherzosi. La scuola e la famiglia spesso si nascondono dietro lo scherzo per non affrontare una piaga che ha una reale rilevanza penale.

Ad aggravare la situazione le nuove tecnologie che danno l'illusione di anonimato e aumentano il rischio di bullismo, diventato cyberbullismo, attraverso foto e video immortalati e condivisi sui vari social.
Quello che risulta evidente è una perdita di valori, primo tra tutti il valore del rispetto per gli altri. "Non fare agli altri quello che non vorresti venisse fatto a te". Si registra una perdita esponenziale del rispetto nei confronti dei professori, dei genitori e di conseguenza delle istituzioni in generale.
E mentre gli psicologi tentano di capire l'atteggamento del bullo che nasconde una insita, insicurezza i giuristi spingono affinchè ci sia una legge ad hoc contro il bullismo, così come si è giunti a condannare pensantemente gli atti di stalking e mobbing.
« Abbiamo bisogno di norme specifiche per il bullismo e il cyber bullismo» afferma Francesco Paolo Sisto « e ci deve essere l'obbligo di denuncia soprattutto da parte della scuola. Non è ammissiible il silenzio. Il fatto di non denunciare è grave almeno quanto la colpa stessa dell'atto di bullismo. Più c'è denuncia meno atti di bullismo avremo. Bisogna parlare con i ragazzi, formarli e spingere sul loro senso etico. Dopo però c'è bisogno della denuncia e della condanna. E la condanna deve comprendere il bullo e tutti coloro che nel branco hanno portato al rafforzamento dell'atto. Non possiamo essere morbidi perché ogni giorno si consumano condotte illecite che andrebbero condannate.»

Particolarmente shoccante è stato ascoltare Andrea Carnimeo, vice questore della polizia postale di Bari, che ha dimostrato come in dieci minuti si possano recuperare tutti i dati sensibili e no di una persona. I rischi della rete sono tantissimi e insidiosi. Senza grosse difficoltà si può sapere tutto di una persona, reperire foto e video che si immaginavano privati e accedere ai conti e alle carte di credito. Per i ragazzi il rischio di adescamento è altissimo e si insidia in posti insostettabili quali, ad esempio i videogiochi, primo tra tutti clash royale, popolarissimo gioco iterattivo attraverso il quale chiunque può venire a contatto con chiunque.
« E' importante parlare con i ragazzi e far capire loro che in rete non tutto è permesso. Non esiste l'anonimato e nessuno schermo di nessun dispositivo può tenere al sicuro qualcuno. Il ruolo del genitore e dell'educatore è di essere presente e di dire no. Quel no che porterò al conflitto ma che è la strada giusta per proteggere i ragazzi da un mondo rischioso e pericolo.»

Agli adulti dunque il compito di educare, di sorvegliare e di fermare comportamenti atipici e insoliti. Alle famiglie l'onere di controllare continuamente i ragazzi, le loro relazioni, i loro telefoni. Perché il rispetto della privacy nei loro confronti termina là dove inizia il pericolo, e nessuno è immune.
E alla scuola il compito di guardare con attenzione e denunciare. Alla società quello di fidarsi e affidarsi alle istituzioni e alla legge. Perché non si può semplicemente incrociare le dita e sperare che non accada a noi. E i media quotidianamente ci danno atto di questo. Il rischio del bullismo e cyberbullismo è per tutti. Grandi e piccini. Ma almeno sui minori il mondo degli adulti non può far finta di nulla.
polisisto
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