
Vita di città
Bianchi lini e lacrime antiche - Ruvo di Puglia si prepara alla processione della Desolata
La Desolata apre i riti della Settimana Santa ruvese
Ruvo - mercoledì 9 aprile 2025
A Ruvo di Puglia, l'aria si fa densa di silenzio in attesa del Venerdì di Passione. È il pomeriggio in cui tutto si ferma, le voci si abbassano, e le strade si preparano ad accogliere la prima processione della Settimana Santa: quella della Desolata, che partirà dalla chiesa di San Domenico alle 17:30.
Un appuntamento che non è solo tradizione; è memoria, è fede che si fa carne e rito, è lacerazione interiore che si condivide in cammino.
Al centro della processione c'è Maria Desolata, la Madre di Cristo, vestita di nero, sola, trafitta dal dolore. Nessun altro rito come questo restituisce con tale forza il senso del lutto, del vuoto che precede la Pasqua. Il suo volto attraversa la città con preghiere che sembrano salire direttamente dal cuore della terra, e che parlano di un amore trafitto, di un'assenza che grida.
Ad accogliere la Desolata, sui balconi delle vie percorse dalla processione, sventolano bianchi lini, lenzuola candide stese come segno visibile del lutto e della devozione. Lenzuola che diventano sudari condivisi, che uniscono le case alla sofferenza della Vergine. La città intera si trasforma in un grande, intimo scenario sacro.
In molti, nei giorni che precedono la processione, scelgono di prepararsi con momenti di digiuno e penitenza, riti interiori che riportano al cuore il senso autentico della Pasqua. Le campane tacciono, i passi diventano cauti, le parole si fanno rare. È il tempo dell'anima.
Ogni anno, a Ruvo, questo rito si rinnova con la stessa intensità. Giovani e anziani camminano insieme dietro alla Desolata, testimoni di una fede che resiste e si trasmette. È un linguaggio dell'anima che parla ancora, e forse oggi più che mai, in un tempo che ha bisogno di silenzio, di profondità, di gesti veri.
Chi assiste per la prima volta alla Desolata non la dimentica. E chi la vive da sempre, sa che è lì che il cuore di Ruvo batte più forte.
Un appuntamento che non è solo tradizione; è memoria, è fede che si fa carne e rito, è lacerazione interiore che si condivide in cammino.
Al centro della processione c'è Maria Desolata, la Madre di Cristo, vestita di nero, sola, trafitta dal dolore. Nessun altro rito come questo restituisce con tale forza il senso del lutto, del vuoto che precede la Pasqua. Il suo volto attraversa la città con preghiere che sembrano salire direttamente dal cuore della terra, e che parlano di un amore trafitto, di un'assenza che grida.
Ad accogliere la Desolata, sui balconi delle vie percorse dalla processione, sventolano bianchi lini, lenzuola candide stese come segno visibile del lutto e della devozione. Lenzuola che diventano sudari condivisi, che uniscono le case alla sofferenza della Vergine. La città intera si trasforma in un grande, intimo scenario sacro.
In molti, nei giorni che precedono la processione, scelgono di prepararsi con momenti di digiuno e penitenza, riti interiori che riportano al cuore il senso autentico della Pasqua. Le campane tacciono, i passi diventano cauti, le parole si fanno rare. È il tempo dell'anima.
Ogni anno, a Ruvo, questo rito si rinnova con la stessa intensità. Giovani e anziani camminano insieme dietro alla Desolata, testimoni di una fede che resiste e si trasmette. È un linguaggio dell'anima che parla ancora, e forse oggi più che mai, in un tempo che ha bisogno di silenzio, di profondità, di gesti veri.
Chi assiste per la prima volta alla Desolata non la dimentica. E chi la vive da sempre, sa che è lì che il cuore di Ruvo batte più forte.