Rubi Antiqua. <span>Foto Teresa Fiore</span>
Rubi Antiqua. Foto Teresa Fiore
Eventi e cultura

A Ruvo di Puglia la tavola rotonda su "Rubi Antiqua" nell’Ex Convento dei Domenicani

Una serata dedicata al collezionismo ottocentesco, all’archeologia magnogreca e al futuro della valorizzazione culturale

Venerdì 10 gennaio, la sala conferenze dell'ex Convento dei Domenicani di Ruvo di Puglia ha ospitato la presentazione del volume "Rubi Antiqua. Scavi, Collezioni, Musei. Fama e fortuna delle antichità di Ruvo nell'Europa ottocentesca".
La raccolta degli atti del convegno internazionale tenutosi a Parigi nel novembre 2017 è stata il fulcro di una tavola rotonda che ha unito specialisti, istituzioni e pubblico in un dialogo sul collezionismo, sull'archeologia e sulla necessità di nuovi paradigmi di valorizzazione del patrimonio storico.

Il volume, curato dalla dottoressa Daniela Ventrelli, studiosa barese di adozione francese, costituisce un'opera fondamentale per gli studi sul Mediterraneo antico. Con venti contributi di studiosi internazionali, il lavoro esplora le vicende dei celebri vasi ruvestini e della loro fortuna nelle collezioni museali europee, dalla Germania alla Russia, dall'Inghilterra alla Francia. Come evidenziato durante la serata, "Rubi Antiqua" appare come una raccolta di saggi, ma anche come un'indagine sistematica sui legami tra i collezionisti ruvestini, tra cui spiccano Giovanni e Giulio Jatta, e i grandi protagonisti del mercato antiquario ottocentesco europeo.

Nel corso degli interventi è emersa con forza la centralità del fenomeno collezionistico ottocentesco, avviluppato all'"anticomania" che percorse l'Europa tra il XVIII e il XIX secolo. Le necropoli ruvestine, teatro di scavi ufficialmente avviati nel 1814, furono fonte inesauribile di reperti magnogreci, alimentando una complessa economia del mercato antiquario. Molti di questi vasi, decorati a figure nere e rosse, oggi impreziosiscono le collezioni di istituzioni prestigiose come il British Museum, l'Ermitage e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

L'opera curata dalla Ventrelli si distingue per la capacità di coniugare rigore scientifico e ampiezza interdisciplinare. Come sottolineato dai relatori, si tratta di un esempio virtuoso di ricerca collaborativa, che ha permesso di ricostruire le rotte di dispersione dei reperti ruvestini e di indagare il ruolo dei mercanti, degli antiquari e dei musei nel processo di valorizzazione e saccheggio del patrimonio archeologico pugliese.

La serata ha offerto l'occasione per riflettere sul passato e sul futuro della valorizzazione culturale della città. Come sottolineato dal Sindaco Pasquale Chieco e dall'assessora alla Cultura Monica Filograno, l'ex Convento dei Domenicani, sede dell'evento, è destinato a diventare un nuovo museo cittadino che, in sinergia con il Museo Nazionale Jatta e il Museo del Libro – Casa della Cultura di Palazzo Caputi, costituirà un sistema museale integrato. Questo progetto mira a fare di Ruvo di Puglia un centro di eccellenza per la ricerca archeologica e un polo di attrazione culturale, capace di dialogare con il panorama internazionale.

In particolare, la dottoressa Ventrelli ha annunciato l'intenzione di ampliare ulteriormente il progetto di ricerca: "Il materiale emerso dagli studi è talmente vasto e ricco di implicazioni che sarà la base di un nuovo programma internazionale ancora più ambizioso. Intendiamo coinvolgere ulteriori istituzioni europee per dare continuità a un dialogo culturale di ampio respiro".

Ruvo di Puglia, con la sua magnifica Cattedrale romanica e il patrimonio custodito nel Museo Jatta, si conferma un luogo di rilevanza storico-culturale. Tuttavia, come hanno sottolineato i relatori, questa eredità richiede un impegno costante per contrastare fenomeni come gli scavi abusivi e il mercato nero, ancora oggi minacce alla tutela del patrimonio archeologico.

Il nuovo polo museale, unito al lavoro di ricerca e divulgazione, si propone come un modello per ripensare il rapporto tra comunità locale, patrimonio e turismo culturale. Ruvo di Puglia dimostra così come la riscoperta del passato possa trasformarsi in un motore di innovazione, capace di fondere tradizione e attualità, radici locali e orizzonti globali.
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