Fabbrica "lager" a Trani, coinvolto imprenditore cinese residente a Ruvo
FOTO. Trenta operai cinesi in un tomaificio in condizioni disumane
giovedì 23 giugno 2016
11.35
Trenta operai cinesi impiegati in una fabbrica di tomaie per scarpe con sede a Trani e costretti a lavorare in condizioni disumane. A essere coinvolto nella vicenda un imprenditore cinese residente a Ruvo di Puglia, titolare della fabbrica. Questa mattina i carabinieri hanno eseguito stamane a Trani un provvedimento, emesso dalla procura di Trani, di sequestro preventivo di un tomaificio dell'area industriale.
I fatti risalgono allo scorso novembre, quando i militari ed i funzionari dello Spesal, eseguirono un controllo scoprendo una trentina di cittadini cinesi che vivevano e lavoravano in condizioni disumane. Dagli accertamenti è emersa la variazione della destinazione d'uso di molti dei locali del capannone, che dovevano essere destinati all'uso commerciale ed invece sono stati tramutati in stanzoni, fatiscenti servizi igienici e sale mensa.
Particolarmente accentuato il degrado delle aree adibite a dormitorio, spesso sprovviste persino di luce e di finestre, dove i lavoratori dormivano su letti e materassi di fortuna, spesso poggiati sul pavimento tra cumuli di indumenti e materiali di varia natura.
La Procura di Trani ha ipotizzato molteplici violazioni a carico sia del proprietario che del locatario dell'immobile, entrambi tranesi, e al titolare dell''impresa, quest'ultimo residente a Ruvo di Puglia, ma di nazionalità cinese. Le irregolarità per le quali sono indagati riguardano molteplici omissioni che incidono direttamente ed in maniera altamente pericolosa sulla sicurezza dei lavoratori e sulla qualita' della vita e delle condizioni in cui prestano la loro opera (assenza di un medico competente, del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, della valutazione dei rischi nonche' inidoneita' dei locali destinati all'uso dei dipendenti).
I fatti risalgono allo scorso novembre, quando i militari ed i funzionari dello Spesal, eseguirono un controllo scoprendo una trentina di cittadini cinesi che vivevano e lavoravano in condizioni disumane. Dagli accertamenti è emersa la variazione della destinazione d'uso di molti dei locali del capannone, che dovevano essere destinati all'uso commerciale ed invece sono stati tramutati in stanzoni, fatiscenti servizi igienici e sale mensa.
Particolarmente accentuato il degrado delle aree adibite a dormitorio, spesso sprovviste persino di luce e di finestre, dove i lavoratori dormivano su letti e materassi di fortuna, spesso poggiati sul pavimento tra cumuli di indumenti e materiali di varia natura.
La Procura di Trani ha ipotizzato molteplici violazioni a carico sia del proprietario che del locatario dell'immobile, entrambi tranesi, e al titolare dell''impresa, quest'ultimo residente a Ruvo di Puglia, ma di nazionalità cinese. Le irregolarità per le quali sono indagati riguardano molteplici omissioni che incidono direttamente ed in maniera altamente pericolosa sulla sicurezza dei lavoratori e sulla qualita' della vita e delle condizioni in cui prestano la loro opera (assenza di un medico competente, del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, della valutazione dei rischi nonche' inidoneita' dei locali destinati all'uso dei dipendenti).