"Ti ho visto". La Luna nel Pozzo riempie palazzo Caputi per un viaggio nell'universo
Alla scoperta del cosmo e dell'universo interiore di ciascuno di noi.
sabato 12 novembre 2016
08.30
La cultura è contaminazione, il teatro è scambiarsi la pelle. Ed è così che i luoghi cambiano destinazione e la sala conferenza di Palazzo Caputi diventa teatro. Poco più di cinquanta posti, tante persone in piedi per uno spettacolo che è difficile ma fruibile allo stesso tempo. "Ti ho visto" è un estratto delle Cosmicomiche di Calvino. Un romanzo che dà colore, brio e voce a processi fisici e scientificialla base della creazione dell'universo. Ma ciò che accade nell'universo e ciò che accade dentro di noi sembra così simile...
Una storia da raccontare non c'è, un fatto non c'è. Il protagonista non ha un'entità precisa. Si sposta di galassia in galassia per centinaia di migliaia di anni luce. E si preoccupa di quello che gli altri possano pensare di lui. Rispetto ad una azione X, un'incidente, un'azione negativa adesso tutti gli altri, tutti quelli che l'hanno visto, hanno una opinione negativa di lui. O almeno è questo quello che il protagonista presuppone.
E se io faccessi in modo che mi guardassero solo mentre sto per compiere gesta meravigliose, e distragga i miei osservatori mentre faccio azioni vergognose? Sarebbe una soluzione! Già, ma nulla è sotto il mio controllo, perché quello che sta per compiersi in maniera eroica potrebbe finire in una azione ridicola o vergognosa e viceversa. Come faccio a far sì che gli altri mi vedano come io vorrei che loro mi vedessero?
E' questa la domanda chiave. Non è impotante che vedano il protagonista come è davvero, ma come lui vuol essere visto. L'affanno affinchè questo avvenga porta a gag simpatiche e divertenti. Ma lasciano un sottinteso amaro e angosciante. Spesso il protagonista si sdoppia. Subisce una metamorfosi. Le luci cambiano e l'aspetto muta. La voce viene impostata: ecco è così che l'universo mi deve vedere. Ed in questa alternanza è impossibile non riflettere su se stessi. Sull'ossessione che abbiamo degli altri e su come le cose sono sempre state così, sin dagli albori delluniverso. E su come adesso ci siano tutti i mezzi per apparire. Per mostrarsi per quello che non si è, perdendo piano piano la propria identità.
Lo spettacolo è in scena da più di vent'anni ma profuma di sconcertante attualità. Con la regia di Michelangelo Campanale che rende eccelso un monologo introspettivo meraviglioso. Robert Mcneer e la Luna nel Pozzo sono riusciti a portare in scena uno dei capolavori della letteratura italiana cogliendone l'essenza. E si ride e si riflette e si entra in empatia. Grandi e piccoli indistintamente. Il teatro fa bene alla vita, la letteratura fa bene alla vita. Il binomio perfetto per staccare dalla quotidianità, chiudere gli occhi e godersi il sogno.
Una storia da raccontare non c'è, un fatto non c'è. Il protagonista non ha un'entità precisa. Si sposta di galassia in galassia per centinaia di migliaia di anni luce. E si preoccupa di quello che gli altri possano pensare di lui. Rispetto ad una azione X, un'incidente, un'azione negativa adesso tutti gli altri, tutti quelli che l'hanno visto, hanno una opinione negativa di lui. O almeno è questo quello che il protagonista presuppone.
E se io faccessi in modo che mi guardassero solo mentre sto per compiere gesta meravigliose, e distragga i miei osservatori mentre faccio azioni vergognose? Sarebbe una soluzione! Già, ma nulla è sotto il mio controllo, perché quello che sta per compiersi in maniera eroica potrebbe finire in una azione ridicola o vergognosa e viceversa. Come faccio a far sì che gli altri mi vedano come io vorrei che loro mi vedessero?
E' questa la domanda chiave. Non è impotante che vedano il protagonista come è davvero, ma come lui vuol essere visto. L'affanno affinchè questo avvenga porta a gag simpatiche e divertenti. Ma lasciano un sottinteso amaro e angosciante. Spesso il protagonista si sdoppia. Subisce una metamorfosi. Le luci cambiano e l'aspetto muta. La voce viene impostata: ecco è così che l'universo mi deve vedere. Ed in questa alternanza è impossibile non riflettere su se stessi. Sull'ossessione che abbiamo degli altri e su come le cose sono sempre state così, sin dagli albori delluniverso. E su come adesso ci siano tutti i mezzi per apparire. Per mostrarsi per quello che non si è, perdendo piano piano la propria identità.
Lo spettacolo è in scena da più di vent'anni ma profuma di sconcertante attualità. Con la regia di Michelangelo Campanale che rende eccelso un monologo introspettivo meraviglioso. Robert Mcneer e la Luna nel Pozzo sono riusciti a portare in scena uno dei capolavori della letteratura italiana cogliendone l'essenza. E si ride e si riflette e si entra in empatia. Grandi e piccoli indistintamente. Il teatro fa bene alla vita, la letteratura fa bene alla vita. Il binomio perfetto per staccare dalla quotidianità, chiudere gli occhi e godersi il sogno.