Storia Viva - San Martino e Ruvo di Puglia: una chiesa scomparsa e un racconto popolare
Dalla scomparsa chiesa di San Martino al racconto raccolto da Saverio La Sorsa, un viaggio nella tradizione
martedì 12 novembre 2024
6.26
L'11 novembre la chiesa ricorda San Martino, uno dei santi da sempre molto venerati in Italia. Vescovo nel IV secolo, è noto per il caritatevole gesto di aver diviso in due il suo mantello per condividerlo con un sofferente mendicante seminudo che incontrò lungo il suo cammino. Dio, ringraziandolo per il gesto, rese la giornata splendente, rischiarando il cielo con un sole caldissimo dando così origine alla nota tradizione dell'Estate di San Martino.
Un tempo, a Ruvo di Puglia, sorgeva una chiesa dedicata a San Martino, documentata in una pergamena del 1185 riportata nel Codice Diplomatico Barese. Dalla lettura della Platea del Capitolo Cattedrale è possibile rintracciare la posizione della chiesa posta nello largo di porta Noè, dove prima stava piantata la Croce dirimpetto alle Palmenta della famiglia Caputi.
La chiesa doveva essere stata edificata, dunque, in un'area compresa tra l'attuale piazza Bovio e il largo Le Croci, la cui attuale denominazione ricorda proprio la presenza di una o più croci ma già alla metà del Seicento era da tempo scomparsa.
Il rapporto tra la figura del santo e la città, però, emerge non solo dai documenti storici, ma anche dalle narrazioni popolari, molte delle quali ci sono state tramandate grazie al prezioso lavoro di Saverio La Sorsa, studioso di Molfetta, che si dedicò alla raccolta e sistematizzazione del folklore pugliese.
Nelle sue raccolte intitolate "Fiabe e novelle del popolo pugliese", edite nella prima metà del Novecento, si dedicò a raccogliere e documentare narrazioni, racconti e leggende della tradizione popolare. La sua opera è una delle più importanti raccolte di storie folcloriche pugliesi, un prezioso archivio di credenze e racconti che, senza il suo lavoro, sarebbero potuti andare perduti. Tra questi, anche il racconto di San Martino narrato da Cataldo Bruni, che dipinge una figura tutt'altro che convenzionale, restituendoci un'immagine del santo che oscilla tra sacro e profano, spesso attraversata da sfumature ironiche o persino grottesche.
La leggenda popolare raccontata in dialetto rubastino narra di un San Martino inizialmente crudele, che alla fine della sua vita cerca redenzione attraverso la confessione. Questo episodio viene narrato con una vena quasi ironica, dove la tragedia del suo passato da assassino viene sovvertita nel finale surreale, quando il corpo di San Martino viene nascosto in una botte di vino, rendendo omaggio alla natura conviviale della festività che porta il suo nome.
La Sorsa, con il suo impegno nella conservazione delle fiabe e delle leggende popolari, ci permette di vedere San Martino attraverso l'immaginario collettivo pugliese, diverso dall'immagine solenne e più conosciuta del santo. La sua opera costituisce una testimonianza delle narrazioni che uniscono storia, umorismo e insegnamenti morali, in racconti che continuano a vivere nelle tradizioni delle città pugliesi, come Ruvo di Puglia.
Fonti: Codice Displomatico Barese, vol. XI, pergamena n. 145; Puglia in fabula. Murgia barese - Fiabe e novelle dalle raccolte di Saverio La Sorsa, 2020
Un tempo, a Ruvo di Puglia, sorgeva una chiesa dedicata a San Martino, documentata in una pergamena del 1185 riportata nel Codice Diplomatico Barese. Dalla lettura della Platea del Capitolo Cattedrale è possibile rintracciare la posizione della chiesa posta nello largo di porta Noè, dove prima stava piantata la Croce dirimpetto alle Palmenta della famiglia Caputi.
La chiesa doveva essere stata edificata, dunque, in un'area compresa tra l'attuale piazza Bovio e il largo Le Croci, la cui attuale denominazione ricorda proprio la presenza di una o più croci ma già alla metà del Seicento era da tempo scomparsa.
Il rapporto tra la figura del santo e la città, però, emerge non solo dai documenti storici, ma anche dalle narrazioni popolari, molte delle quali ci sono state tramandate grazie al prezioso lavoro di Saverio La Sorsa, studioso di Molfetta, che si dedicò alla raccolta e sistematizzazione del folklore pugliese.
Nelle sue raccolte intitolate "Fiabe e novelle del popolo pugliese", edite nella prima metà del Novecento, si dedicò a raccogliere e documentare narrazioni, racconti e leggende della tradizione popolare. La sua opera è una delle più importanti raccolte di storie folcloriche pugliesi, un prezioso archivio di credenze e racconti che, senza il suo lavoro, sarebbero potuti andare perduti. Tra questi, anche il racconto di San Martino narrato da Cataldo Bruni, che dipinge una figura tutt'altro che convenzionale, restituendoci un'immagine del santo che oscilla tra sacro e profano, spesso attraversata da sfumature ironiche o persino grottesche.
La leggenda popolare raccontata in dialetto rubastino narra di un San Martino inizialmente crudele, che alla fine della sua vita cerca redenzione attraverso la confessione. Questo episodio viene narrato con una vena quasi ironica, dove la tragedia del suo passato da assassino viene sovvertita nel finale surreale, quando il corpo di San Martino viene nascosto in una botte di vino, rendendo omaggio alla natura conviviale della festività che porta il suo nome.
La Sorsa, con il suo impegno nella conservazione delle fiabe e delle leggende popolari, ci permette di vedere San Martino attraverso l'immaginario collettivo pugliese, diverso dall'immagine solenne e più conosciuta del santo. La sua opera costituisce una testimonianza delle narrazioni che uniscono storia, umorismo e insegnamenti morali, in racconti che continuano a vivere nelle tradizioni delle città pugliesi, come Ruvo di Puglia.
Fonti: Codice Displomatico Barese, vol. XI, pergamena n. 145; Puglia in fabula. Murgia barese - Fiabe e novelle dalle raccolte di Saverio La Sorsa, 2020