Storia Viva - San Giuseppe e la memoria storica di un territorio: l'edicola di via Valle Noè
Tra devozione e trasformazioni territoriali, un'edicola votiva racconta la storia di fede e di vita rurale della comunità locale.
mercoledì 19 marzo 2025
Nel prolungamento di via Valle Noè, subito dopo i "tre piloni", si trova una piccola nicchia ad arco che custodisce un'affascinante immagine affrescata di San Giuseppe, padre putativo di Cristo e patrono dei lavoratori. Questo dipinto rappresenta il santo in età matura, con il Bambino Gesù tra le braccia e un fiore in mano, simbolo della verga fiorita. L'iconografia di San Giuseppe è ricca di significato, legando la figura del santo alla protezione della famiglia e al lavoro quotidiano. Ma dietro questa semplice immagine si nasconde una storia che affonda le radici nel passato medievale e che racconta anche un'importante evoluzione del territorio circostante.
Secondo Francesco Jurilli, l'edicola di San Giuseppe, situata lungo il prolungamento della via Valle Noè, rappresenterebbe un ricordo di una piccola chiesetta rurale dedicata a San Lorenzo, che esisteva già all'inizio del XIII secolo. La presenza di questa chiesa è documentata in un atto del 1223, che la colloca non lontano dalla città, "prope portam de Sarra iuxta viam qua itur Terlitium". Jurilli, nella sua interpretazione, ipotizza che l'antica Porta de Sarra fosse in corrispondenza dell'attuale Porta Noè e che la vecchia via per Terlizzi fosse quella che oggi corrisponde a via Madonna delle Grazie.
Tuttavia, recenti ricerche storiche sembrano confutare questa tesi. Studi più recenti, infatti, indicano che l'antica Porta de Sarra si trovasse nei pressi di Fondo Marasco, in corrispondenza dell'incrocio tra via Bonadies e via Griffi, mentre l'antica strada per Terlizzi correva parallelamente all'attuale strada provinciale per la città dei fiori. Pertanto, l'interpretazione dello Jurilli risulta poco verosimile, e si tende oggi a pensare che l'edicola di San Giuseppe sia meno legata alla chiesetta medievale e più a un'altra tradizione locale.
Una nuova prospettiva sul significato di questa edicola si trova nell'iscrizione riportata sulla chiave di volta di un portale a sesto acuto, situato sotto la nicchia con l'immagine di San Giuseppe. L'iscrizione recita: "JOSEPH CAFAGNO FVNDAMENTIS EREXIT A.D. 1761". Tradotto, si legge: "Giuseppe Cafagno eresse dalle fondamenta nell'anno del Signore 1761".
Questo dettaglio ci porta a una nuova riflessione. La presenza dell'edicola potrebbe essere legata alla devozione del proprietario dell'edificio, Giuseppe Cafagno, il quale, nel 1761, potrebbe aver voluto esprimere la propria fede e chiedere la protezione del santo patrono, di cui portava il nome, nella vita quotidiana. La protezione richiesta non sarebbe stata solo spirituale, ma anche legata alla dura realtà dei campi circostanti l'edificio, un territorio che nel XVIII secolo era ancora fortemente rurale. L'immagine di San Giuseppe, dunque, potrebbe essere stata un simbolo di speranza e di protezione per il proprietario della casa e per la sua famiglia, un modo per invocare la benevolenza divina contro le difficoltà quotidiane della vita agricola.
Questa piccola edicola, pur nel suo aspetto modesto, rappresenta un frammento significativo della storia locale. Non solo come testimonianza della devozione religiosa del XVIII secolo, ma anche come segno tangibile di un paesaggio rurale che sta lentamente cambiando. L'edificio di Giuseppe Cafagno, che sorse proprio nel cuore di un'area agricola, riflette una realtà che, seppur lontana nel tempo, è vicina al nostro presente. Il legame con il passato si conserva in questi piccoli dettagli, come l'affresco di San Giuseppe, che ci parla di un'epoca di fede profonda, ma anche di un territorio in continua trasformazione.
La storia di San Giuseppe e della sua edicola è quindi un invito a riflettere sulla nostra memoria storica e sull'importanza di preservare, attraverso le tradizioni e i luoghi simbolici, il legame tra la comunità e il suo territorio. L'affresco di San Giuseppe non è solo una rappresentazione religiosa, ma un simbolo di un'identità collettiva che affonda le radici in secoli di storia e di devozione. Un piccolo pezzo di passato che continua a raccontarci storie di fede, lavoro e trasformazione.
Questa edicola rappresenta, quindi, un ricordo vivo di come la religiosità popolare si è intrecciata con la vita quotidiana delle persone, plasmando il paesaggio e la cultura di una comunità che, ancora oggi, conserva nel suo territorio tracce di un passato che non deve essere dimenticato.
Secondo Francesco Jurilli, l'edicola di San Giuseppe, situata lungo il prolungamento della via Valle Noè, rappresenterebbe un ricordo di una piccola chiesetta rurale dedicata a San Lorenzo, che esisteva già all'inizio del XIII secolo. La presenza di questa chiesa è documentata in un atto del 1223, che la colloca non lontano dalla città, "prope portam de Sarra iuxta viam qua itur Terlitium". Jurilli, nella sua interpretazione, ipotizza che l'antica Porta de Sarra fosse in corrispondenza dell'attuale Porta Noè e che la vecchia via per Terlizzi fosse quella che oggi corrisponde a via Madonna delle Grazie.
Tuttavia, recenti ricerche storiche sembrano confutare questa tesi. Studi più recenti, infatti, indicano che l'antica Porta de Sarra si trovasse nei pressi di Fondo Marasco, in corrispondenza dell'incrocio tra via Bonadies e via Griffi, mentre l'antica strada per Terlizzi correva parallelamente all'attuale strada provinciale per la città dei fiori. Pertanto, l'interpretazione dello Jurilli risulta poco verosimile, e si tende oggi a pensare che l'edicola di San Giuseppe sia meno legata alla chiesetta medievale e più a un'altra tradizione locale.
Una nuova prospettiva sul significato di questa edicola si trova nell'iscrizione riportata sulla chiave di volta di un portale a sesto acuto, situato sotto la nicchia con l'immagine di San Giuseppe. L'iscrizione recita: "JOSEPH CAFAGNO FVNDAMENTIS EREXIT A.D. 1761". Tradotto, si legge: "Giuseppe Cafagno eresse dalle fondamenta nell'anno del Signore 1761".
Questo dettaglio ci porta a una nuova riflessione. La presenza dell'edicola potrebbe essere legata alla devozione del proprietario dell'edificio, Giuseppe Cafagno, il quale, nel 1761, potrebbe aver voluto esprimere la propria fede e chiedere la protezione del santo patrono, di cui portava il nome, nella vita quotidiana. La protezione richiesta non sarebbe stata solo spirituale, ma anche legata alla dura realtà dei campi circostanti l'edificio, un territorio che nel XVIII secolo era ancora fortemente rurale. L'immagine di San Giuseppe, dunque, potrebbe essere stata un simbolo di speranza e di protezione per il proprietario della casa e per la sua famiglia, un modo per invocare la benevolenza divina contro le difficoltà quotidiane della vita agricola.
Questa piccola edicola, pur nel suo aspetto modesto, rappresenta un frammento significativo della storia locale. Non solo come testimonianza della devozione religiosa del XVIII secolo, ma anche come segno tangibile di un paesaggio rurale che sta lentamente cambiando. L'edificio di Giuseppe Cafagno, che sorse proprio nel cuore di un'area agricola, riflette una realtà che, seppur lontana nel tempo, è vicina al nostro presente. Il legame con il passato si conserva in questi piccoli dettagli, come l'affresco di San Giuseppe, che ci parla di un'epoca di fede profonda, ma anche di un territorio in continua trasformazione.
La storia di San Giuseppe e della sua edicola è quindi un invito a riflettere sulla nostra memoria storica e sull'importanza di preservare, attraverso le tradizioni e i luoghi simbolici, il legame tra la comunità e il suo territorio. L'affresco di San Giuseppe non è solo una rappresentazione religiosa, ma un simbolo di un'identità collettiva che affonda le radici in secoli di storia e di devozione. Un piccolo pezzo di passato che continua a raccontarci storie di fede, lavoro e trasformazione.
Questa edicola rappresenta, quindi, un ricordo vivo di come la religiosità popolare si è intrecciata con la vita quotidiana delle persone, plasmando il paesaggio e la cultura di una comunità che, ancora oggi, conserva nel suo territorio tracce di un passato che non deve essere dimenticato.