Storia Viva - San Biagio nel 'cielo dipinto' perduto della Cattedrale di Ruvo di Puglia

Il soffitto ligneo della Cattedrale: un bene culturale distrutto

martedì 4 febbraio 2025
A cura di Francesco Lauciello
La Cattedrale di Ruvo di Puglia, edificata in stile romanico pugliese, si presenta oggi con un aspetto spoglio e austero. Tuttavia, a un'analisi più attenta, conserva ancora tracce della profonda trasformazione artistica avvenuta tra Seicento e Settecento. Come molte altre chiese romaniche pugliesi, anche la Cattedrale fu interessata da un rinnovamento in chiave barocca, che ne modificò radicalmente l'aspetto. Tra gli interventi più significativi vi fu la realizzazione di un soffitto ligneo dipinto, che, grazie alla tecnica della quadratura, creava l'illusione di un cielo aperto, simbolo del dialogo tra la comunità e il divino.

Tradizionalmente, la realizzazione del soffitto è stata collocata nel 1749, anno in cui il vescovo Giulio De Turris portò a compimento una lunga stagione di restauri, come ricorda una lapide sulla facciata della Cattedrale. Tuttavia, recenti studi hanno retrodatato i dipinti del soffitto al secolo precedente, collegandoli all'episcopato di Giannone Alitto, il quale finanziò un importante intervento decorativo.

Grazie a fotografie risalenti alla fine dell'Ottocento e all'inizio del Novecento, è possibile ricostruire le scene rappresentate sul soffitto. Tra queste, spicca il martirio di San Biagio, santo di origine armena, la cui venerazione si radicò profondamente a Ruvo di Puglia. La centralità della sua figura nella decorazione del soffitto testimonia il suo ruolo di patrono principale della città e della diocesi.

Il dipinto raffigurava San Biagio legato a un albero mentre subiva il supplizio con flagelli e pettini dentati, strumenti tipici del suo martirio. Ai suoi piedi, tre carnefici eseguivano la condanna, mentre poco distante una donna e un bambino osservavano la scena, forse un richiamo alla tradizione secondo cui alcune donne si unsero con il sangue del santo. In cima all'albero, un angelo reggeva la palma del martirio, simbolo di vittoria e immortalità.

Dal punto di vista stilistico, l'opera presenta somiglianze con dipinti seicenteschi conservati nella chiesa di Sant'Anna a Bari e nella chiesa del Carmine a Giovinazzo, suggerendo che il modello iconografico si sia diffuso attraverso incisioni poi rielaborate da diversi artisti. Tra le ipotesi più accreditate, vi è quella che attribuisce la tela ruvese a Nicola Gliri, pittore e chierico bitontino, già autore nel 1684 di un altro grande dipinto per la Cattedrale su commissione del vescovo Alitto, anch'egli originario di Bitonto.

Questo straordinario soffitto ligneo non solo testimoniava l'evoluzione del gusto artistico, ma rappresentava anche un ponte tra fede e arte. Accanto a San Biagio erano raffigurati i martiri San Cleto e San Pietro, insieme a una moltitudine di altri santi legati alle devozioni particolari dei vescovi ruvesi.

Nel 1935, il soffitto venne rimosso e distrutto, nonostante diversi pareri contrari. Oggi, restano solo le fotografie a perenne memoria di un'opera che dimostra come la bellezza sia sempre relativa, soggetta al tempo, ai cliché e alle mode.

Per approfondire: F. Lauciello, Dalla luce all'austerità. Il soffitto dipinto della Cattedrale di Ruvo di Puglia tra storia, memorie e ipotesi, ilSedente 2021