Storia Viva - Il fungo Cardoncello di Ruvo: storia, cultura e scienza tra le Murge
Dalla tradizione alle ricerche ottocentesche: come il Cardoncello è diventato simbolo di identità e biodiversità per Ruvo di Puglia
martedì 5 novembre 2024
La seconda domenica di novembre, da ormai 19 anni, Ruvo di Puglia celebra con una sagra il fungo Cardoncello, uno dei prodotti tipici più amati delle Murge. Questo appuntamento annuale mette in risalto un fungo che, oltre a rappresentare un'eccellenza locale, ha un profondo legame con la storia e la cultura del territorio. Le sue radici nella tradizione ruvese risalgono al XIX secolo, quando botanici e studiosi ne hanno tracciato un profilo scientifico e culturale che ne testimonia la rilevanza anche oltre l'ambito culinario.
Nel 1857, Salvatore Fenicia, autore di una monografia su Ruvo, accennava alla micetologia locale, sottolineando la sicurezza e la naturale innocuità dei funghi autoctoni. Scriveva infatti che "sporgendo i funghi da mucilagini semplici e da disfacimenti di vegetabili innocui, la micetologia non additi velenosa alcuna di cotali escrescenze", una testimonianza del rapporto di fiducia che i ruvesi nutrivano verso i funghi delle Murge.
Antonio Jatta e i Cardoncelli delle Murge
L'agronomo e botanico ruvese Antonio Jatta, figura di spicco nel panorama scientifico dell'epoca, fu tra i primi studiosi ad approfondire la conoscenza dei funghi delle Murge. Incoraggiato dal suo collega Comes, Jatta condusse uno studio dettagliato sui cardoncelli raccolti nei territori di Ruvo e delle aree limitrofe. Le sue ricerche si concentrarono su due varianti del fungo, quello dell'Eringio e quello della Ferula, osservando le somiglianze tra queste specie e i loro habitat specifici.
Dalla corrispondenza tra Jatta e Comes, pubblicata nel testo Funghi del Napoletano enumerati dal D. Orazio Comes del 1878, emerge che il botanico ruvese dedicò un'analisi accurata alla struttura del fungo, osservando come il colore del cappello e la disposizione delle lamelle variassero a seconda delle condizioni di crescita e dell'età dell'esemplare. Jatta notò che i giovani funghi presentano una colorazione più scura, la quale tende a schiarirsi con l'invecchiamento. Al microscopio, le spore del Cardoncello si rivelarono simili tra le due varianti, confermando la difficoltà nel differenziarle nettamente. Tuttavia, Jatta riscontrò che i cardoncelli delle Murge, in particolare quelli associati alla Ferula, tendevano a svilupparsi in gruppi a cespo e raggiungevano dimensioni maggiori rispetto alla variante dell'Eringio.
L'analisi di Jatta e Comes dimostra come il Cardoncello fosse già noto non solo ai raccoglitori locali, ma anche alla comunità scientifica nazionale. Nel volume Comes descrive i cardoncelli come funghi "mangerecci", evidenziando come la popolazione locale ne fosse consapevole e ne facesse largo uso. Questa consapevolezza, unita all'approccio scientifico, contribuì a consolidare l'identità del Cardoncello come fungo tipico delle Murge.
Il "Fungo di Terra Cotta" della Collezione Jatta
Un esempio tangibile del legame culturale tra la comunità e i funghi, riflettendo la familiarità e l'importanza simbolica che questi hanno rivestito nella vita quotidiana della gente del luogo già in tempi non sospetti, è nel Museo Jatta. Giovanni Jatta junior, nel suo monumentale catalogo stampato a Napoli nel 1869, ha segnalato, infatti, un curioso oggetto esposto nella collezione: un "fungo di terra cotta perfettamente imitato", probabilmente un giocattolo per bambini che affianca i tanti tintinnabula esposti nella prima sala del Museo.
Un simbolo di identità
La Sagra del Fungo Cardoncello, oltre alla gastronomia, celebra la storia e la scienza legate a questo prodotto, mantenendo vivo il legame tra Ruvo e il suo territorio. Il Cardoncello rimane, infatti, un simbolo di biodiversità e appartenenza, un prodotto naturale che continua a raccontare la storia delle Murge e delle persone che vi abitano.
Fonti: S: Fenicia, Monografia storica di Ruvo di Puglia, Napoli 1857; G. Jatta junior, Catalogo del Museo Jatta: con breve spiegazione dei monumenti da servir di guida ai curiosi, Napoli 1869; D. Comes, Funghi del napoletano, Napoli 1878.
Nel 1857, Salvatore Fenicia, autore di una monografia su Ruvo, accennava alla micetologia locale, sottolineando la sicurezza e la naturale innocuità dei funghi autoctoni. Scriveva infatti che "sporgendo i funghi da mucilagini semplici e da disfacimenti di vegetabili innocui, la micetologia non additi velenosa alcuna di cotali escrescenze", una testimonianza del rapporto di fiducia che i ruvesi nutrivano verso i funghi delle Murge.
Antonio Jatta e i Cardoncelli delle Murge
L'agronomo e botanico ruvese Antonio Jatta, figura di spicco nel panorama scientifico dell'epoca, fu tra i primi studiosi ad approfondire la conoscenza dei funghi delle Murge. Incoraggiato dal suo collega Comes, Jatta condusse uno studio dettagliato sui cardoncelli raccolti nei territori di Ruvo e delle aree limitrofe. Le sue ricerche si concentrarono su due varianti del fungo, quello dell'Eringio e quello della Ferula, osservando le somiglianze tra queste specie e i loro habitat specifici.
Dalla corrispondenza tra Jatta e Comes, pubblicata nel testo Funghi del Napoletano enumerati dal D. Orazio Comes del 1878, emerge che il botanico ruvese dedicò un'analisi accurata alla struttura del fungo, osservando come il colore del cappello e la disposizione delle lamelle variassero a seconda delle condizioni di crescita e dell'età dell'esemplare. Jatta notò che i giovani funghi presentano una colorazione più scura, la quale tende a schiarirsi con l'invecchiamento. Al microscopio, le spore del Cardoncello si rivelarono simili tra le due varianti, confermando la difficoltà nel differenziarle nettamente. Tuttavia, Jatta riscontrò che i cardoncelli delle Murge, in particolare quelli associati alla Ferula, tendevano a svilupparsi in gruppi a cespo e raggiungevano dimensioni maggiori rispetto alla variante dell'Eringio.
L'analisi di Jatta e Comes dimostra come il Cardoncello fosse già noto non solo ai raccoglitori locali, ma anche alla comunità scientifica nazionale. Nel volume Comes descrive i cardoncelli come funghi "mangerecci", evidenziando come la popolazione locale ne fosse consapevole e ne facesse largo uso. Questa consapevolezza, unita all'approccio scientifico, contribuì a consolidare l'identità del Cardoncello come fungo tipico delle Murge.
Il "Fungo di Terra Cotta" della Collezione Jatta
Un esempio tangibile del legame culturale tra la comunità e i funghi, riflettendo la familiarità e l'importanza simbolica che questi hanno rivestito nella vita quotidiana della gente del luogo già in tempi non sospetti, è nel Museo Jatta. Giovanni Jatta junior, nel suo monumentale catalogo stampato a Napoli nel 1869, ha segnalato, infatti, un curioso oggetto esposto nella collezione: un "fungo di terra cotta perfettamente imitato", probabilmente un giocattolo per bambini che affianca i tanti tintinnabula esposti nella prima sala del Museo.
Un simbolo di identità
La Sagra del Fungo Cardoncello, oltre alla gastronomia, celebra la storia e la scienza legate a questo prodotto, mantenendo vivo il legame tra Ruvo e il suo territorio. Il Cardoncello rimane, infatti, un simbolo di biodiversità e appartenenza, un prodotto naturale che continua a raccontare la storia delle Murge e delle persone che vi abitano.
Fonti: S: Fenicia, Monografia storica di Ruvo di Puglia, Napoli 1857; G. Jatta junior, Catalogo del Museo Jatta: con breve spiegazione dei monumenti da servir di guida ai curiosi, Napoli 1869; D. Comes, Funghi del napoletano, Napoli 1878.