Si inaugura oggi la mostra Rinascenza: "la Capagrossa" racconta una Pasqua diversa
Per una settimana nell'ex convento dei Domenicani
domenica 16 aprile 2017
10.00
L'arte interpreta e reinventa le tradizioni. E i ragazzi de "La Capagrossa coworking" sono maestri in questo. Si inaugura oggi presso l'ex convento dei Domenicani Rinascenza. Il tema è la Pasqua, ovvero le tradizioni religiose e pagane. E' la resurrezione di Cristo, che nell'ambito cristiano vede ogni fedele resuscitare dalle proprie colpe, rinascere nettato dai propri peccati. E' la rinascita della natura, in un ambito meno religioso, che dopo il freddo inverno si risveglia in una esplosione di colori e di profumi. E quindi i coniglietti che nascono a primavera, i pulcini che rompono i gusci delle loro uova diventano simbolo di vita e di rinascita.
La quarantana è uno dei nostri simboli pasquali. Nostro inteso come simbolo ruvese, simbolo di un'Italia del Sud. E' un fantoccio di donna, vestita di nero, con in mano le piume che simboleggiano le settimane della quaresima e un fuso. La quarantana rappresenta il periodo più cupo dell'anno. Quello della riflessione, della sofferenza, della privazione e della penitenza per i fedeli cristiani. Siamo ancora in inverno. Il freddo è ancora sferzante e la pioggia si abbatte sul povero fantoccio dondolante che greve controlla le vie del paese.
Spiega il dott. Cleto Bucci: la quarantana ha un fuso in mano, che se nella tradizione popolare rappresenta il lavoro casalingo al quale è costretta, rimasta vedona, in una ricerca più arcaica e colta simboleggia le tre parche. E mentre la prima tiene il fuso che rapprensenta la nascita, la seconda tesse la trama della vita, la terza possiede le forbici per tagliare quel filo che è la vita stessa. Con l'incendio della quarantana, il giorno di Pasqua, l'uomo si riappropria del suo destino e toglie alla terza parca il potere di tagliare quel filo prezioso.
Simbologia, tradizione, filosofia e curiosità che sono state interpretate dai ragazzi de La Capagrossa in una mostra: Rinascenza.
L'idea semplice e geniale è quella di ritrarre persone in due pose: la prima con gli occhi chiusi, a simboleggiare la morte interiore, il periodo buio che ciascuno di noi si trova ad affrontare, e la seconda in una foto con gli occhi aperti, sorridenti con in mano un simbolo della quarantana: un piuma, un'arancia, il fuso.
Ma anche un simbolo preciso della propria rinascita: un libro, una poesia, una macchina fotografica.
L'installazione è stata studiata nei minimi particolari. E si passa dal buio oppressivo ad una luminosa apertura. E' una installazione che va assolutamente vista. Non solo per le 80 persone ritratte che è bello riconscere, ma soprattutto perché si resta meravigliati da come in pochi minuti si possa essere travolti da sensazioni ed emozioni contrastanti e forti. Dieci minuti dedicati ad una idea che ha un valore altissimo e un impatto che non può lasciare indifferenti.
Ancora pollice in su per questi ragazzi che riescono a sfornare semplici geniali idee capaci di arrichire profondamente tutta la città.
La quarantana è uno dei nostri simboli pasquali. Nostro inteso come simbolo ruvese, simbolo di un'Italia del Sud. E' un fantoccio di donna, vestita di nero, con in mano le piume che simboleggiano le settimane della quaresima e un fuso. La quarantana rappresenta il periodo più cupo dell'anno. Quello della riflessione, della sofferenza, della privazione e della penitenza per i fedeli cristiani. Siamo ancora in inverno. Il freddo è ancora sferzante e la pioggia si abbatte sul povero fantoccio dondolante che greve controlla le vie del paese.
Spiega il dott. Cleto Bucci: la quarantana ha un fuso in mano, che se nella tradizione popolare rappresenta il lavoro casalingo al quale è costretta, rimasta vedona, in una ricerca più arcaica e colta simboleggia le tre parche. E mentre la prima tiene il fuso che rapprensenta la nascita, la seconda tesse la trama della vita, la terza possiede le forbici per tagliare quel filo che è la vita stessa. Con l'incendio della quarantana, il giorno di Pasqua, l'uomo si riappropria del suo destino e toglie alla terza parca il potere di tagliare quel filo prezioso.
Simbologia, tradizione, filosofia e curiosità che sono state interpretate dai ragazzi de La Capagrossa in una mostra: Rinascenza.
L'idea semplice e geniale è quella di ritrarre persone in due pose: la prima con gli occhi chiusi, a simboleggiare la morte interiore, il periodo buio che ciascuno di noi si trova ad affrontare, e la seconda in una foto con gli occhi aperti, sorridenti con in mano un simbolo della quarantana: un piuma, un'arancia, il fuso.
Ma anche un simbolo preciso della propria rinascita: un libro, una poesia, una macchina fotografica.
L'installazione è stata studiata nei minimi particolari. E si passa dal buio oppressivo ad una luminosa apertura. E' una installazione che va assolutamente vista. Non solo per le 80 persone ritratte che è bello riconscere, ma soprattutto perché si resta meravigliati da come in pochi minuti si possa essere travolti da sensazioni ed emozioni contrastanti e forti. Dieci minuti dedicati ad una idea che ha un valore altissimo e un impatto che non può lasciare indifferenti.
Ancora pollice in su per questi ragazzi che riescono a sfornare semplici geniali idee capaci di arrichire profondamente tutta la città.