Si inaugura il centro immigrati con L.i.n.e.a. comune
Gli immigrati sono una ricchezza non un pericolo
venerdì 17 marzo 2017
20.34
L.i.n.e.a. Comune è un Luogo di Integrazione Espressione non violenta Ascolto. Parlare di intercultura significa parlare di storie di persone. Associazione Etnie torna a Ruvo dopo una esperienza nel 2002 e successivamente nel 2010. Adesso sarà sul territorio fino al 2021.
A disposizione del centro una sala informatica, uno cucina, una biblioteca. «E' questo lo scheletro di ciò che vuole diventare questo centro» dichiara la vicesindaca Montaruli. In via Romanello però non ci sono tantissimi immigrati. Anzi. Ad ascoltare Ibrahim, di Etnie, ci sono moltissimi ruvesi, tanti legati al mondo della politica e delle associazioni.
« Vogliamo sensiblizzare la comunità e portare ad una più alta sensibilizzazione verso chi vive già qui, a Ruvo, nella nostra comunità.»
E' un luogo che vuol essere un contenitore per accogliere tutti, un punto interculturale per innalzare lo sguardo e guardare più lontano.
Ibrahim, fondatore dell'associazione Etnie, si augura che quando si parla di immigrazione non si parli soltanto di sicurezza, bensì di un modo per fare informazione, per diffondere la legalità, per sensibilizzare il territorio e far emergere il lavoro nero. Lavoro che verrà fatto interagendo con varie associazioni, in primis la Caritas diocesana, l'azione cattolica, le cooperative come Prometeo, gli enti di formazione ecc. Tutto questo partirà con un po' di lentezza, per permettere ai bambini di quarta elementare della scuola G.Bovio, di svolgere le lezioni con tutta la tranquillità di cui hanno bisogno.
« Parliamo di accoglienza e di convivenza» dichiara Ibrahim «è ovvio che daremo precedenza ai più piccoli»
Il momentopiù emozionante della serata però è stata senza dubbio la testimonianza di Daniela Maggiulli, che ha raccontato di Riace e dell'esperienza di questa città da quando sono arrivati gli immigrati. Ha raccontato di Lucano, sindaco di Riace, dell'accoglienza di quei pochissimi calabresi rimasti nella piccola cittadina e di come, con l'accoglienza di oltre seimila persone la città sia rinata.
Ed effettivamente i suoi racconti parlano di persone, di anziani bianchi e di bambini neri, bianchi, scuri colorati. A Riace vive una comunità che conta oltre venti nazionalità. E il vero bronzo di Riace èun attivista curdo, attivista del pkk che è fuggito dal suo paese rischiando la vita e ha rimesso a nuovo numerose case ed appartamenti diroccati di una città ormai fantasma.
Daniela Maggiulli racconta nel suo blog https://danielamaggiulli.wordpress.com/ di come una cittadina calabrese a poche centinaia di chilometri di qui si stesse spegnendo ed è invece tornata a rivivere.
Daniela è emozionata ed eccitata, mentre racconta della sua scoperta e del sua esperienza a Riace.
« Appena posso, con la mia amica, prendo l'auto e corro lì. E'un posto bellissimo. Il sindaco di Lucano ha ricevuto il premio internazionale Dresda per la pace, i complimenti di Papa Francesco, da fastidio alla mafia e viene preso ad esempio in tutte le comunità virtuose. E' l'esempio di come si puù fare del bene aprendo le braccia, e non del bene agli altri, ai rifugiati soltanto, bensì del bene innanzi tutto a se stessi, alla cittadina italiana della locride che stava per essere abbandonata da ogni calabrese lì residente.»
A disposizione del centro una sala informatica, uno cucina, una biblioteca. «E' questo lo scheletro di ciò che vuole diventare questo centro» dichiara la vicesindaca Montaruli. In via Romanello però non ci sono tantissimi immigrati. Anzi. Ad ascoltare Ibrahim, di Etnie, ci sono moltissimi ruvesi, tanti legati al mondo della politica e delle associazioni.
« Vogliamo sensiblizzare la comunità e portare ad una più alta sensibilizzazione verso chi vive già qui, a Ruvo, nella nostra comunità.»
E' un luogo che vuol essere un contenitore per accogliere tutti, un punto interculturale per innalzare lo sguardo e guardare più lontano.
Ibrahim, fondatore dell'associazione Etnie, si augura che quando si parla di immigrazione non si parli soltanto di sicurezza, bensì di un modo per fare informazione, per diffondere la legalità, per sensibilizzare il territorio e far emergere il lavoro nero. Lavoro che verrà fatto interagendo con varie associazioni, in primis la Caritas diocesana, l'azione cattolica, le cooperative come Prometeo, gli enti di formazione ecc. Tutto questo partirà con un po' di lentezza, per permettere ai bambini di quarta elementare della scuola G.Bovio, di svolgere le lezioni con tutta la tranquillità di cui hanno bisogno.
« Parliamo di accoglienza e di convivenza» dichiara Ibrahim «è ovvio che daremo precedenza ai più piccoli»
Il momentopiù emozionante della serata però è stata senza dubbio la testimonianza di Daniela Maggiulli, che ha raccontato di Riace e dell'esperienza di questa città da quando sono arrivati gli immigrati. Ha raccontato di Lucano, sindaco di Riace, dell'accoglienza di quei pochissimi calabresi rimasti nella piccola cittadina e di come, con l'accoglienza di oltre seimila persone la città sia rinata.
Ed effettivamente i suoi racconti parlano di persone, di anziani bianchi e di bambini neri, bianchi, scuri colorati. A Riace vive una comunità che conta oltre venti nazionalità. E il vero bronzo di Riace èun attivista curdo, attivista del pkk che è fuggito dal suo paese rischiando la vita e ha rimesso a nuovo numerose case ed appartamenti diroccati di una città ormai fantasma.
Daniela Maggiulli racconta nel suo blog https://danielamaggiulli.wordpress.com/ di come una cittadina calabrese a poche centinaia di chilometri di qui si stesse spegnendo ed è invece tornata a rivivere.
Daniela è emozionata ed eccitata, mentre racconta della sua scoperta e del sua esperienza a Riace.
« Appena posso, con la mia amica, prendo l'auto e corro lì. E'un posto bellissimo. Il sindaco di Lucano ha ricevuto il premio internazionale Dresda per la pace, i complimenti di Papa Francesco, da fastidio alla mafia e viene preso ad esempio in tutte le comunità virtuose. E' l'esempio di come si puù fare del bene aprendo le braccia, e non del bene agli altri, ai rifugiati soltanto, bensì del bene innanzi tutto a se stessi, alla cittadina italiana della locride che stava per essere abbandonata da ogni calabrese lì residente.»