Sagre paesane, «Promozione del territorio o business del secolo?»

La lettera aperta di alcuni operatori economici

sabato 4 novembre 2017 9.44
Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma di Azienda Agricola Lamonarca Lucia, Azienda Agricola Saraceno e Tortora Sebastiano in cui si solleva il problema delle sagre paesane e della difficoltà di alcuni operatori del settore a prenderne parte. Un problema di cui abbiamo anche discusso sulle nostre pagine in merito alla Sagra del Fungo Cardoncello di Ruvo ma che si sta allargando, diventando un vero e proprio problema nazionale.

La querelle nata attorno alla Sagra del Fungo Cardoncello a Ruvo sta stimolando una serie di riflessioni sia da parte degli operatori che del mondo associazionistico. Recentemente proprio attorno alla Sagra del Fungo Cardoncello si è sviluppata una discussione che ha visto anche la replica degli organizzatori ad una serie di riflessioni sollevate da titolari di aziende che si sono sentiti esclusi dalla manifestazione e che hanno lamentato il mancato coinvolgimento in un evento che appartiene alla città ed alla comunità.

In realtà la discussione si sta sviluppando attorno alle sagre organizzate in tutt'Italia in quanto si ritiene che stia venendo meno lo spirito di promozione delle eccellenze e delle tipicità con un'eccessiva contaminazione visto l'inserimento di prodotti che spesso poco o nulla hanno a che fare con tali tipicità o addirittura di forme di commercio del tutto estranee quindi improprie. Ne consegue la trasformazione di manifestazioni promozionali in eventi puramente commerciali ove a prevalere diventano aspetti economici puramente speculativi. Poiché si tratta, nei fatti, di forme improprie di esercizio di commercio sulle aree pubbliche, senza il rispetto delle rigide norme in materia di assegnazione dei posteggi, sarebbe doveroso altresì entrare nel merito di come venga "gestito" il suolo pubblico concesso in uso dall'Ente per tali manifestazioni.

Sul rispetto delle altrettanto rigide norme sulla sicurezza sarebbe altresì molto importante conoscere i dettagli del Piano della Sicurezza pubblica così come sarebbe molto interessante entrare nel merito del Piano di Intervento e delle Forze coinvolte nella salvaguardia delle misure predisposte. Ma vediamo cosa può significare da un punto di vista puramente commerciale e finanziario l'organizzazione di una Sagra. Premesso che viene allestito, con un vero e proprio "prezzario" un numero di stands e "banchetti" che può anche superare le cento unità, calcolando un "costo" medio di "locazione" di euro 250,00 per ciascun manufatto, per quanto riguarda gli stands e di euro 130,00 per i banchetti, quindi un costo ingiustificato rispetto al solo utilizzo per una giornata e mezza, i conti sono subito fatti. Non solo, se si aggiunga il fatto che in media i visitatori/consumatori che degustano i menù predisposti ad un costo di cessione pari a più di 9,00 cadauno possono anche superare le diecimila unità, i risultati degli introiti si moltiplicano in modo esponenziale ed ecco che il business si ingrossa, specie se ad alimentare il contesto ci pensa pure la folta schiera di sponsorizzazioni private. Non che ci sia qualcosa di male nel constatare che un evento di questo genere possa anche esprimere cifre così importanti ma la domanda è una sola: perché far ricadere costi così esagerati rispetto al servizio ottenuto in cambio su aziende che sono le stesse che con i loro investimenti e sacrifici ogni giorno promuovono il territorio in tutto il mondo, rimettendoci in proprio.

Se è vero dunque che questi eventi devono appartenere al territorio perché non "abbattere" gli aspetti collegati alla finanza e, invece, improntarli ad un reale coinvolgimento delle aziende, peraltro in crisi?

L'Ente Pubblico, il comune ma anche un certo mondo associazionistico si facciano promotori della costituzione di un Comitato Sagre che sia diretto interlocutore anche con i finanziatori e sostenitori di questi eventi, compreso il Ministero, la Camera di Commercio, la Regione, l'Area Metropolitana.
Un Comitato Sagre che renda anche conto del Piano Finanziario con la possibilità che l'enorme mole di denaro registrato venga poi utilizzato per abbattere i costi di partecipazione delle Aziende. Incentivare il turismo utilizzando in modo opportuno il circuito dei Tours Operators che dia anche la possibilità all'indotto commerciale e della ricettività di trarne reale beneficio che è cosa diversa da una serata mordi e fuggi consumata fugacemente.

Noi Operatori del Settore siamo propositivi e disponibili a creare questa rete che porti alla creazione di un paniere di prodotti tipici del territorio da esportare in tutte le città aderenti al circuito.
Ma di queste idee, di queste nostre proposte con chi ne parliamo? Chi ci ascolta? Realmente ci sono soggetti interessati ad investire di carattere "pubblico" questo evento, anche a Ruvo di Puglia?