Sabatini a Ruvo: non è corretto accettare l'aggettivo petaloso nella lingua italiana

Il presidente emerito dell'Accademia delle Crusca incanta la platea

venerdì 26 febbraio 2016
A cura di Grazia Ippedico
Nell'auditorium della Carducci- Giovanni XXIII, ieri, Ruvo ha ospitato uno dei più grandi linguisti e filologi italiani. Presidente dell'Accademia della Crusca dal 2000 al 2008 e onorario a vita, Francesco Sabatini è stato accolto da una emozionata folla di insegnanti e alunni, dalla preside Lucia Sallustio e dalla professoressa Carmela Tarantino promotrici dell'incontro.

Il professore ha contagiato la platea con energia ed entusiasmo parlando di grammatica. Questa noiosa e regolamentata materia scolastica è parte di noi.
«Il verbo, da cui parte una frase risiede nella corteccia cerebrale che ospita anche i comandi del movimento. Il verbo, l'azione verbale è lì accanto al movimento del braccio, delle gambe. La grammatica e il cervello sono intimamente connessi. La grammatica è scienza.»
A conferma di ciò svariati studi di connessione tra la neurolinguistica e la grammatica.
«Quello che i bambini imparano in età prescolare è sufficiente per discutere di grammatica di base. Sanno formulare pensieri ed esprimerli. Vanno affinate queste capacità durante la scuola elementare. Ma è durante la scuola media che bisogna insegnare ai ragazzi i costrutti linguistici, le regole grammaticali e le varie analisi del periodo. E' l'età migliore per apprenderle. Il metodo però deve essere scientifico. »

Con il luminare presente a Ruvo non era possibile glissare sul tormentone di questi due giorni: il neo aggettivo "petaloso" coniato da un bambino e sottoposto all'Accademia della Crusca dalla sua maestra di scuola elementare.
«Gli aggettivi con –oso sono innumerevoli: polveroso, peloso, sabbioso, granuloso. Sono tutti aggettivi che descrivono delle quantità non numerabili. Non si possono contare i peli, la sabbia o la polvere. I petali sì. E' per questo che non è corretto accettare l'aggettivo "petaloso" nella lingua italiana. Ma non sono contrario ai neologismi. Soprattutto a quelli che dovrebbero sostituire le fastidiose importazioni inglesi.»
Un esempio su tutti a designazione italiana della "stepchild adoption", di cui in questi giorni si sta discutendo nel Senato della Repubblica ovvero "adozione del figlio del partner". Tuttavia il prof. Sabatini, nella trasmissione televisiva di cui è ospite fisso, ha lanciato la proposta di tradurre "stepchild" con un neologismo tutto italiano: configlio modellato in analogia ad altri gradi di parentela acquisiti da tempo, come compare, consuocera, consuocero ecc. Questa parola dal significato chiaro già sta incontrando un certo favore (anche perché la traduzione letterale di "stepchild" in "figliastro" non si adatta certo ai tempi nostri e alle nostre leggi).

Foriero di infinito sapere e grande fonte di ispirazione, Sabatini è stato circondato da ammiratori che dopo la conferenza si sono attardati dimostrandogli affetto e stima. Un ospite eccezionale e di spessore come pochi, una giornata che rimarrà nella memoria di molti, per tanto tempo.
Sabatini
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