Ruvo s'è desta. La città si apre all'innovazione
Il processo che è fallito in altri comuni, a Ruvo segna la rinascita
venerdì 16 novembre 2018
14.25
Quello che sta accadendo a Ruvo, nel cuore della città, è un processo semplice che nasce da una idea semplice. Utilizziamo i locali inutilizzati nel centro storico per aprire attività temporanee.
Ma dietro un'idea semplice c'è un meccanismo lungo e complesso, che deve coniugarsi con le idee, la burocrazia, i visionari e le praticità. Quella che era un'idea che veniva covata dalla Confcommercio (rappresentata dal presidente Vito D'Ingeo) da ben dieci anni, vede finalmente la luce con "Apriti Ruvo".
Al bando sono state presentate 74 candidature, con partecipanti da tutta Italia. Dal 24 Novembre al 7 Gennaio 2019 si sperimenterà un centro commerciale all'aperto. Le attività economiche vincitrici sono 21. Si stabiliranno in 16 locali concessi al Comune dai legittimi proprietari. Le aspettative su questo che è un caso unico, un prototipo, una sorta di numero zero, sono altissime. Decine di persone hanno lavorato affinché l'idea si potesse concretizzare e sebbene l'idea sia semplice, farla diventare concreta non è stata cosa da poco.
E' ciò che, in collegamento da Pescara, afferma Marco Tortoioli, manager del distretto del DUC. «Questo è un avvenimento pilota: coniuga una grande apertura di credito da parte dei proprietari dei locali disabitati, l'intraprendenza di giovani che investono sulle proprie idee assumendosi la responsabilità di rilanciare la città, e l'amministrazione che coordinando e supportando questa iniziativa candida Ruvo ad essere un modello nazionale ed internazionale.»
Le attività si diramano nelle strade del centro storico occupando alcun locali di via Vittorio Veneto, di via Cattedrale, di via Modesti, di piazza Matteotti e di piazzetta Fiume. Dei 21 vincitori ben 13 sono ruvesi. Alcuni divideranno lo stesso spazio, essendoci locali molto ampi. Alcune attività hanno promosso l'unione tra il cibo e la tradizione, il cibo e il cinema, il vino e la musica. Siamo al sud e non c'è festa senza il bere e il mangiare.
Ci sono progetti che prevedono l'integrazione di ragazzi diversamente abili, altri di ragazzi svantaggiati. C'è chi punta all'artigianato digitale, chi all'ecologia e alla sostenibilità. C'è chi ha investito nella musica live, e chi nei laboratori aperti alla città. Cucinare baccalà in una vecchia pescheria e bere birre artigianali o rispolverare il cucito o l'arte della cesteria sono alcune delle idee vincitrici di "Apriti Ruvo".
L'orgoglio della confcommercio, del coordinatore Paolo Paparella e dello stesso sindaco Ninni Chieco è incommensurabile. La capacità di trovare il bando regionale che possa permettere di sobbarcarsi le spese di gestione dei locali, la ricerca e la relazione con i proprietari, i criteri di valutazione delle proposte pervenute; tutto questo lavoro realizzato in tempi ristretti porta alla consapevolezza che più di ogni altra cosa quello che conta, sono le risorse umane. Sono le persone, con la loro inventiva e la loro voglia di realizzare. Con la loro intraprendenza e la loro fantasia.
Quello che si può auspicare è vedere questa come grande comunitaria start-up. Un periodo di prova che può spingere ad investire nel cuore di un paese che da anni ha rallentato il battito. E' la visione di una georilocalizzazione che non vuole vedere Ruvo espandersi all'esterno, verso la periferia, ma vuole investire nella sfida collettiva di una rinascita del centro.
Funzionerà? Tra un mese e mezzo trarremo le fila.
Ma dietro un'idea semplice c'è un meccanismo lungo e complesso, che deve coniugarsi con le idee, la burocrazia, i visionari e le praticità. Quella che era un'idea che veniva covata dalla Confcommercio (rappresentata dal presidente Vito D'Ingeo) da ben dieci anni, vede finalmente la luce con "Apriti Ruvo".
Al bando sono state presentate 74 candidature, con partecipanti da tutta Italia. Dal 24 Novembre al 7 Gennaio 2019 si sperimenterà un centro commerciale all'aperto. Le attività economiche vincitrici sono 21. Si stabiliranno in 16 locali concessi al Comune dai legittimi proprietari. Le aspettative su questo che è un caso unico, un prototipo, una sorta di numero zero, sono altissime. Decine di persone hanno lavorato affinché l'idea si potesse concretizzare e sebbene l'idea sia semplice, farla diventare concreta non è stata cosa da poco.
E' ciò che, in collegamento da Pescara, afferma Marco Tortoioli, manager del distretto del DUC. «Questo è un avvenimento pilota: coniuga una grande apertura di credito da parte dei proprietari dei locali disabitati, l'intraprendenza di giovani che investono sulle proprie idee assumendosi la responsabilità di rilanciare la città, e l'amministrazione che coordinando e supportando questa iniziativa candida Ruvo ad essere un modello nazionale ed internazionale.»
Le attività si diramano nelle strade del centro storico occupando alcun locali di via Vittorio Veneto, di via Cattedrale, di via Modesti, di piazza Matteotti e di piazzetta Fiume. Dei 21 vincitori ben 13 sono ruvesi. Alcuni divideranno lo stesso spazio, essendoci locali molto ampi. Alcune attività hanno promosso l'unione tra il cibo e la tradizione, il cibo e il cinema, il vino e la musica. Siamo al sud e non c'è festa senza il bere e il mangiare.
Ci sono progetti che prevedono l'integrazione di ragazzi diversamente abili, altri di ragazzi svantaggiati. C'è chi punta all'artigianato digitale, chi all'ecologia e alla sostenibilità. C'è chi ha investito nella musica live, e chi nei laboratori aperti alla città. Cucinare baccalà in una vecchia pescheria e bere birre artigianali o rispolverare il cucito o l'arte della cesteria sono alcune delle idee vincitrici di "Apriti Ruvo".
L'orgoglio della confcommercio, del coordinatore Paolo Paparella e dello stesso sindaco Ninni Chieco è incommensurabile. La capacità di trovare il bando regionale che possa permettere di sobbarcarsi le spese di gestione dei locali, la ricerca e la relazione con i proprietari, i criteri di valutazione delle proposte pervenute; tutto questo lavoro realizzato in tempi ristretti porta alla consapevolezza che più di ogni altra cosa quello che conta, sono le risorse umane. Sono le persone, con la loro inventiva e la loro voglia di realizzare. Con la loro intraprendenza e la loro fantasia.
Quello che si può auspicare è vedere questa come grande comunitaria start-up. Un periodo di prova che può spingere ad investire nel cuore di un paese che da anni ha rallentato il battito. E' la visione di una georilocalizzazione che non vuole vedere Ruvo espandersi all'esterno, verso la periferia, ma vuole investire nella sfida collettiva di una rinascita del centro.
Funzionerà? Tra un mese e mezzo trarremo le fila.