«Antonio suona ancora per noi da lassù»
Chiesa gremita, dolore composto e tanti giovani
domenica 17 luglio 2016
22.53
C'è tutta Ruvo ai funerali di Antonio Summo che ieri si sono celebrati nella chiesa di San Giacomo Apostolo.
La chiesa è colma di parente amici, semplici cittadini che hanno voluto dare l'ultimo saluto a questo ragazzo di quindici anni che ha perso la vita nella tragedia ferroviaria del 12 luglio. Ruvo di Puglia è un paesone di oltre 25 mila abitanti, si conoscono un po' tutti e un po' tutti conoscevano questo «gigante buono» che amava la musica, aveva iniziato col pianoforte per poi innamorarsi della tromba tanto da superare proprio di recente una prova al conservatorio.
Un dolore sommesso, composto, forte. Sullo sfondo l'eco della pioggia torrenziale di fuori. Il vescovo della diocesi, Mons. Domenico Cornacchia, invita chi sta fuori ad entrare, a occupare anche i corridoi centrali e laterali della chiesa per non bagnarsi.
Al centro della chiesa la bara bianca di Antonio con la sua foto, orchidee bianche, una tromba, un berretto della polizia locale e la divisa della banda in cui Antonio era primo trombettista. In prima fila i genitori di Antonio, Gina che accarezza la bara per tutta la durata del funerale e Nicola che accarezza l'altro figlio, Pasquale, il più piccolo, quasi a volerlo rassicurare e proteggere.
Il vescovo Cornacchia ricorda le vittime della tragedia, i feriti e i tanti soccorritori: «Preghiamo perchè il dolore e i sacrifici di tanti fratelli e sorelle rendano un futuro più equo per la nostra terra che da secoli paga lo scotto dell'arretratezza». Poi, un pensiero ad Antonio: «Suona per noi e per sempre l'inno alla vita». Ci sono il sindaco Ninni Chieco, le autorità militari, la polizia locale in alta uniforme. Arriva la corona di fiori del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si aggiunge alla siepe di fiori bianchi ai piedi dell'altare.
«Tanta gente - dice il vescovo - è qui presente perchè appartieni ancora a questa comunità». Un pensiero e una preghiera anche come sostegno ai genitori per il grande dolore che li ha investiti. Sull'altare, gli amici della 3C recitano un arrivederci prendendo a prestito il testo di Grignani: «Destinazione Paradiso».
Fuori: la pioggia torrenziale, la banda giovanile che attacca la marcia funebre, la bara sollevata e trasportata da ragazzi in lacrime, gli ultrà della della curva nord del Bari che sollevano uno striscione, «Suona ancora per noi». La bara è caricata sul carro funebre e mamma Gina stacca la mano da suo figlio: «Non te ne andare, Antonio. Non te ne andare».
La chiesa è colma di parente amici, semplici cittadini che hanno voluto dare l'ultimo saluto a questo ragazzo di quindici anni che ha perso la vita nella tragedia ferroviaria del 12 luglio. Ruvo di Puglia è un paesone di oltre 25 mila abitanti, si conoscono un po' tutti e un po' tutti conoscevano questo «gigante buono» che amava la musica, aveva iniziato col pianoforte per poi innamorarsi della tromba tanto da superare proprio di recente una prova al conservatorio.
Un dolore sommesso, composto, forte. Sullo sfondo l'eco della pioggia torrenziale di fuori. Il vescovo della diocesi, Mons. Domenico Cornacchia, invita chi sta fuori ad entrare, a occupare anche i corridoi centrali e laterali della chiesa per non bagnarsi.
Al centro della chiesa la bara bianca di Antonio con la sua foto, orchidee bianche, una tromba, un berretto della polizia locale e la divisa della banda in cui Antonio era primo trombettista. In prima fila i genitori di Antonio, Gina che accarezza la bara per tutta la durata del funerale e Nicola che accarezza l'altro figlio, Pasquale, il più piccolo, quasi a volerlo rassicurare e proteggere.
Il vescovo Cornacchia ricorda le vittime della tragedia, i feriti e i tanti soccorritori: «Preghiamo perchè il dolore e i sacrifici di tanti fratelli e sorelle rendano un futuro più equo per la nostra terra che da secoli paga lo scotto dell'arretratezza». Poi, un pensiero ad Antonio: «Suona per noi e per sempre l'inno alla vita». Ci sono il sindaco Ninni Chieco, le autorità militari, la polizia locale in alta uniforme. Arriva la corona di fiori del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si aggiunge alla siepe di fiori bianchi ai piedi dell'altare.
«Tanta gente - dice il vescovo - è qui presente perchè appartieni ancora a questa comunità». Un pensiero e una preghiera anche come sostegno ai genitori per il grande dolore che li ha investiti. Sull'altare, gli amici della 3C recitano un arrivederci prendendo a prestito il testo di Grignani: «Destinazione Paradiso».
Fuori: la pioggia torrenziale, la banda giovanile che attacca la marcia funebre, la bara sollevata e trasportata da ragazzi in lacrime, gli ultrà della della curva nord del Bari che sollevano uno striscione, «Suona ancora per noi». La bara è caricata sul carro funebre e mamma Gina stacca la mano da suo figlio: «Non te ne andare, Antonio. Non te ne andare».