Riordino ospedaliero, l'opinione degli operatori sanitari
Paparella: "dal prossimo aprile ogni unità ospedaliera non deve superare il 10% tra costi e ricavi."
sabato 5 marzo 2016
12.06
l riordino ospedaliero tocca irrimediabilmente anche Ruvo. Senza alcune unità operative dell'ospedale di Corato e Molfetta e con la riconversione di Terlizzi, le uniche chance per i cittadini di Ruvo sono Andria e Bari.
Il gruppo penta stellato della città sta promuovendo una campagna di sensibilizzazione con varie manifestazioni innanzi al Sarcone di Terlizzi.
Gli altri gruppi politici della città sono ancora storditi e confusi dalla notizia. Chi prende posizione è Matteo Paparella, da sempre nel mondo della politica, noto pediatra nonché dirigente medico dell'ufficio igiene di Ruvo.
«In molti casi per gli ospedali di base è stato deciso un aumento del numero di posti letto.
Questa scelta può risultare un boomerang: dal prossimo aprile ogni unità ospedaliera deve rispettare il piano di rientro, che non deve superare il 10% tra costi e ricavi.
L'unità ospedaliera di base (chirurgia, medicina, ortopedia) che già con un numero di posti letto inferiore rispetto a quello deliberato con questo PSR non riusciva a garantire un tasso di occupazione ottimale (almeno 90%), sarà destinato alla chiusura da parte della direzione generale della ASL (non più da parte della Regione).
La domanda quindi sorge spontanea: perché non ridurre i posti letto di chirurgia generale, di ortopedia, di medicina generale e prevedere posti letto di cardiologia e mantenere i posti letto di ostetricia e ginecologia?
E a tal proposito bisogna agire per meritocrazia: se per esempio un primario di ostetricia registra, con la sua direzione, un calo di nascite (da 1450 a 950 nel giro di un anno) occorre penalizzare non una comunità bensì il primario stesso.»
Di ben altro avviso però sono i medici che ogni giorno lavorano in prima linea.
«Il problema non può essere affrontato senza un preciso richiamo anche alle responsabilità dei medici di base. Spesso i pronto soccorso e gli ospedali scoppiano per un' assistenza territoriale carente. Tanti accessi ai pronto soccorso sono codici bianchi che potrebbero e dovrebbero essere risolti negli ambulatori dei medici di base. Qualche tempo fa si era ipotizzata la continuazione dell'assistenza dei medici di base anche il sabato e la domenica ma poi tutto è stato messo a tacere e milioni di cittadini non hanno altra alternativa che rivolgersi agli ospedali anche per problemi banali. Una follia.»
«Il nostro riordino arriva anni luce dopo quelli delle regioni del nord. Ma non e' neppure un riordino.Prima hanno speso milioni di euro per ristrutturare ospedali che ora vanno a chiudere.
A Canosa qualche anno fa hanno speso circa centomila euro per attrezzare una sala parto con tanto di vasca per il parto in acqua. La vasca ora giace abbandonata nei sotterranei dell'ospedale, mai un bambino e' nato in acqua a Canosa, dove poi hanno anche soppresso l'unità operativa di ostetricia.»
E ancora «Ad Andria ospedale vocato all'emergenza urgenza, per esempio, le 6 nuovissime e attrezzatissime sale operatorie funzionano a singhiozzo per carenza di personale infermieristico con tempi di attesa biblici anche per banali interventi chirurgici. Tutto questo a dispetto di un computo totale al completo per quanto attiene le figure infermieristiche della ASL BT.Dove sono dislocati? In unità operative con tassi di occupazione irrisori. In un'epoca caratterizzata da una reale stretta economica si deve imparare per forza di cose a gestire oculatamente quello che si ha. Quindi ben venga un riordino solo se finalizzato a migliorare gli standard assistenziali dei pugliesi. Ma a prima vista così non sembrerebbe.»
Intanto i cittadini sono indignati, si sentono depauperati e privati dei diritti di assistenza. Molti parteciperanno alle lotte messe in atto nelle città limitrofe per preservare i vari presidi ospedalieri.
Il gruppo penta stellato della città sta promuovendo una campagna di sensibilizzazione con varie manifestazioni innanzi al Sarcone di Terlizzi.
Gli altri gruppi politici della città sono ancora storditi e confusi dalla notizia. Chi prende posizione è Matteo Paparella, da sempre nel mondo della politica, noto pediatra nonché dirigente medico dell'ufficio igiene di Ruvo.
«In molti casi per gli ospedali di base è stato deciso un aumento del numero di posti letto.
Questa scelta può risultare un boomerang: dal prossimo aprile ogni unità ospedaliera deve rispettare il piano di rientro, che non deve superare il 10% tra costi e ricavi.
L'unità ospedaliera di base (chirurgia, medicina, ortopedia) che già con un numero di posti letto inferiore rispetto a quello deliberato con questo PSR non riusciva a garantire un tasso di occupazione ottimale (almeno 90%), sarà destinato alla chiusura da parte della direzione generale della ASL (non più da parte della Regione).
La domanda quindi sorge spontanea: perché non ridurre i posti letto di chirurgia generale, di ortopedia, di medicina generale e prevedere posti letto di cardiologia e mantenere i posti letto di ostetricia e ginecologia?
E a tal proposito bisogna agire per meritocrazia: se per esempio un primario di ostetricia registra, con la sua direzione, un calo di nascite (da 1450 a 950 nel giro di un anno) occorre penalizzare non una comunità bensì il primario stesso.»
Di ben altro avviso però sono i medici che ogni giorno lavorano in prima linea.
«Il problema non può essere affrontato senza un preciso richiamo anche alle responsabilità dei medici di base. Spesso i pronto soccorso e gli ospedali scoppiano per un' assistenza territoriale carente. Tanti accessi ai pronto soccorso sono codici bianchi che potrebbero e dovrebbero essere risolti negli ambulatori dei medici di base. Qualche tempo fa si era ipotizzata la continuazione dell'assistenza dei medici di base anche il sabato e la domenica ma poi tutto è stato messo a tacere e milioni di cittadini non hanno altra alternativa che rivolgersi agli ospedali anche per problemi banali. Una follia.»
«Il nostro riordino arriva anni luce dopo quelli delle regioni del nord. Ma non e' neppure un riordino.Prima hanno speso milioni di euro per ristrutturare ospedali che ora vanno a chiudere.
A Canosa qualche anno fa hanno speso circa centomila euro per attrezzare una sala parto con tanto di vasca per il parto in acqua. La vasca ora giace abbandonata nei sotterranei dell'ospedale, mai un bambino e' nato in acqua a Canosa, dove poi hanno anche soppresso l'unità operativa di ostetricia.»
E ancora «Ad Andria ospedale vocato all'emergenza urgenza, per esempio, le 6 nuovissime e attrezzatissime sale operatorie funzionano a singhiozzo per carenza di personale infermieristico con tempi di attesa biblici anche per banali interventi chirurgici. Tutto questo a dispetto di un computo totale al completo per quanto attiene le figure infermieristiche della ASL BT.Dove sono dislocati? In unità operative con tassi di occupazione irrisori. In un'epoca caratterizzata da una reale stretta economica si deve imparare per forza di cose a gestire oculatamente quello che si ha. Quindi ben venga un riordino solo se finalizzato a migliorare gli standard assistenziali dei pugliesi. Ma a prima vista così non sembrerebbe.»
Intanto i cittadini sono indignati, si sentono depauperati e privati dei diritti di assistenza. Molti parteciperanno alle lotte messe in atto nelle città limitrofe per preservare i vari presidi ospedalieri.