Reddito di Dignità. Chi ne ha diritto e come funziona

Un sostegno concreto per chi versa in povertà

mercoledì 13 aprile 2016
A cura di Grazia Ippedico
Reddito di Dignità. Il sindaco Ottombrini e Mario Loizzo, presidente del consiglio regionale hanno introdotto il discorso poi approfondito dal docente economista Vito Peragine e soprattutto hanno sostenuto la candidatura a sindaco del professore Pasquale Chieco.
"Siamo molto soddisfatti del lavoro fatto in regione. Pochi hanno raggiunto un tale risultato in così poco tempo. Il reddito di dignità che adesso è diventato legge ha trovato ampio consenso e non solo nella maggioranza" ribadisce Loizzo
Il Reddito di Dignità andrà a soccorrere quelle persone che vivono in estrema indigenza, in povertà estrema. L'Isee non dovrà superare i tremila euro.

"La povertà è sempre esistita e sempre esisterà, anche in un momento di progresso e di ripresa. Anche in periodi di ricchezza, anche quando la crescita è molto sostenuta c'è sempre una fascia della popolazione che versa in povertà. L'Italia è l'unica nazione che si occupa della povertà e dell'assistenza.
Il sistema di previsione sociale in Italia sostiene soprattutto chi perde il lavoro. E' slegata dalla circostanza dall'essere povero. Negli ultimi anni la crisi economica ci ha portato alla perdita e al calo di reddito. Nel passato la disuguaglianza delle famiglia veniva tollerata di più perché ci si aspettava una scalata sociale da parte dei figli. Negli ultimi decenni la tolleranza si è ridotta. La crisi economica dal 2007 in poi, è stata disastrosa: ha perso di più chi aveva meno.

In Italia su cento euro solo tre euro vanno a sostegno dei poveri. Un'inezia. L'occlusione attiva funziona così: c'è un patto tra la famiglia, l'individio e il pubblico. Da un lato c'è un trasferimento di denaro dall'altra la disponibilità ad un tirocinio d'inclusione presso imprese, ma anche presso associazioni, scuole, comuni. L'impegno prevede l'occupazione di ore di lavoro rende l'utente parte di una comunità e non lo fa sentire inutile, e permette all'amministrazione di monitorare le ore, che se impiegate presso enti non verranno impiegate per lavoro a nero. Una legge del genere consente di sottrarre elargizioni del comune verso discrezionalità degli amministratori. Non ci si rivolge più all'assessore o al sindaco."

In disaccordo Irene Turturo: "è sicuramente una iniziativa meravigliosa ma non risolve il problema. Su 250 richieste se ne sodisferanno solo 20. Il resto delle persone bisognose le ritroveremo sempre dietro la porta dell'amministatore di turno. E a quelle persone bisogna rispondere. Alla famiglia che per un anno sosterremo bisogna dare altro, bisogna pensare a qualificare le persone perché altrimenti il lavoro di tirocinio sarà del tutto inutile e finito il periodo quelle stesse persone si ritroveranno peggio di prima. Bisogna pensare a chi non ha più il lavoro ma ha figli maggiorenni (quindi non più beneficiari da parte dello stato) che vanno all'università. Bisogna pensare a chi non rientra specificatamente nelle griglie nelle quali si può accedere al reddito di dignità."

Chieco: "siamo in un sistema in cui non riusciamo a far fronte ai bisogni primari delle persone. Tra questo non dimentichiamo gli immigrati. C'è bisogno di scambio, di possibilità di formazione e di un futuro di collocazione. Un bisogno di speranza. Contro la disuguaglianza e la povertà. Iniziamo ad attivare il reddito di dignità, vediamo come rispondono le persone, vediamo cosa succede. Poi magari andremo ad affinare. L'importante è partire. Proviamo a Fare"