Processo disastro ferroviario, i parenti delle vittime: «C'è poco da essere orgogliosi»
Ieri l'arringa delle difese, oggi la nota di alcuni familiari delle vittime
venerdì 16 novembre 2018
11.52
"L'incidente sarebbe dovuto ad una concatenazione di più errori contemporanei commessi da capistazione, capotreno e macchinista, e non dalla sottovalutazione dei rischi da parte di Ferrotramviaria".
È quanto emerso nel corso dell'udienza preliminare nella quale la parola è stata data alla difesa. Dinanzi al gup del Tribunale di Trani, Angela Schiralli, hanno discusso i legali di Ferrotramviaria, dell'ex amministratore delegato Gloria Pasquini, del direttore generale Massimo Nitti, del direttore di esercizio Michele Ronchi e di altri cinque dirigenti. Fulcro della strategia difensiva è stata la legittimità del cosiddetto blocco telefonico. Per Ferrotramviaria l'incidente, che il 12 luglio 2016 sulla tratta Andria-Corato causò la morte di 23 persone, è dovuto ad un tragico errore umano commesso da capistazione, capotreno e macchinista, e non dalla sottovalutazione dei rischi da parte dell'azienda.
Quel tragico giorno quindi, da Andria, fu dato l'ok alla partenza del treno senza aspettare l'incrocio con il convoglio proveniente da Corato.
Il disastro ferroviario è contestato dalla Procura di Trani a 17 persone, i due capostazione di Andria e Corato, un capotreno, gli allora dirigenti di Ferrotramviaria e due funzionari del ministero delle Infrastrutture. Parti civili sono invece: Regione Puglia, Comuni di Andria, Corato e Ruvo di Puglia, familiari delle vittime e diverse associazioni. Ferrotramviaria e ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono invece costituiti come responsabili civili. La società sul piano civile ha già erogato risarcimenti per 16 milioni di euro..
«Noi famiglie delle vittime, abbiamo finora assistito alle udienze con grande rispetto le arringhe degli avvocati della difesa degli imputati, ma vogliamo puntualizzare un passaggio a dir poco squallido da parte degli stessi. Con orgoglio è stato detto che hanno erogato ben 16 milioni di euro come risarcimenti. C'è poco da essere orgogliosi, in questa tragedia sono morte 23 persone e 51 sono i feriti. Dall'appello del giudice risulta che quasi tutti i feriti siano stati risarciti, perché risultano solo come parte offesa. Per le vittime, le costituzioni di parte civile, risultano invece numerosissime. Ciò vuol dire che sono numerose le famiglie che hanno scelto di essere in prima linea nel processo. È doverosa questa precisazione», precisazione contenuta in una lettera-appello dell'Astip, l'associazione strage dei treni in Puglia, nata a seguito del disastro ferroviario del 12 luglio 2016.
Intanto, al momento la parola nelle udienze che si stanno tenendo nell'aula bunker del supercarcere davanti al Gup di Trani, Angela Schiraldi, è data alla difesa, ieri è stata la volta dei legali di Ferrotramviaria.
«Riguardo alle prossime udienze, vogliamo specificare che l'aula bunker non è altro che una ex palestra, freddissima e priva di riscaldamento. Non siamo costretti ad essere presenti, ma è doveroso farlo per rispetto dei nostri cari defunti, ma è oltraggioso che ci facciamo morire di freddo, ed essere trattati in questo modo, non bastano il dolore la rabbia e le umiliazioni che abbiamo subito finora? Tutto ciò che abbiamo vissuto, e che continuiamo a vivere ha del surreale», concludono i parenti delle vittime del disastro.
È quanto emerso nel corso dell'udienza preliminare nella quale la parola è stata data alla difesa. Dinanzi al gup del Tribunale di Trani, Angela Schiralli, hanno discusso i legali di Ferrotramviaria, dell'ex amministratore delegato Gloria Pasquini, del direttore generale Massimo Nitti, del direttore di esercizio Michele Ronchi e di altri cinque dirigenti. Fulcro della strategia difensiva è stata la legittimità del cosiddetto blocco telefonico. Per Ferrotramviaria l'incidente, che il 12 luglio 2016 sulla tratta Andria-Corato causò la morte di 23 persone, è dovuto ad un tragico errore umano commesso da capistazione, capotreno e macchinista, e non dalla sottovalutazione dei rischi da parte dell'azienda.
Quel tragico giorno quindi, da Andria, fu dato l'ok alla partenza del treno senza aspettare l'incrocio con il convoglio proveniente da Corato.
Il disastro ferroviario è contestato dalla Procura di Trani a 17 persone, i due capostazione di Andria e Corato, un capotreno, gli allora dirigenti di Ferrotramviaria e due funzionari del ministero delle Infrastrutture. Parti civili sono invece: Regione Puglia, Comuni di Andria, Corato e Ruvo di Puglia, familiari delle vittime e diverse associazioni. Ferrotramviaria e ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono invece costituiti come responsabili civili. La società sul piano civile ha già erogato risarcimenti per 16 milioni di euro..
«Noi famiglie delle vittime, abbiamo finora assistito alle udienze con grande rispetto le arringhe degli avvocati della difesa degli imputati, ma vogliamo puntualizzare un passaggio a dir poco squallido da parte degli stessi. Con orgoglio è stato detto che hanno erogato ben 16 milioni di euro come risarcimenti. C'è poco da essere orgogliosi, in questa tragedia sono morte 23 persone e 51 sono i feriti. Dall'appello del giudice risulta che quasi tutti i feriti siano stati risarciti, perché risultano solo come parte offesa. Per le vittime, le costituzioni di parte civile, risultano invece numerosissime. Ciò vuol dire che sono numerose le famiglie che hanno scelto di essere in prima linea nel processo. È doverosa questa precisazione», precisazione contenuta in una lettera-appello dell'Astip, l'associazione strage dei treni in Puglia, nata a seguito del disastro ferroviario del 12 luglio 2016.
Intanto, al momento la parola nelle udienze che si stanno tenendo nell'aula bunker del supercarcere davanti al Gup di Trani, Angela Schiraldi, è data alla difesa, ieri è stata la volta dei legali di Ferrotramviaria.
«Riguardo alle prossime udienze, vogliamo specificare che l'aula bunker non è altro che una ex palestra, freddissima e priva di riscaldamento. Non siamo costretti ad essere presenti, ma è doveroso farlo per rispetto dei nostri cari defunti, ma è oltraggioso che ci facciamo morire di freddo, ed essere trattati in questo modo, non bastano il dolore la rabbia e le umiliazioni che abbiamo subito finora? Tutto ciò che abbiamo vissuto, e che continuiamo a vivere ha del surreale», concludono i parenti delle vittime del disastro.