Poste non paga il buono fruttifero, il Giudice di Pace emette il decreto ingiuntivo
Entro quaranta giorni l'istituto dovrà corrispondere il rimborso della differenza
mercoledì 25 luglio 2018
10.53
Il caso è molto simile a tanti altri verificatisi in tutta Italia. Questa volta, però, a firmare il decreto ingiuntivo verso Poste Italiane è il Giudice di Pace di Corato accogliendo il ricorso di una risparmiatrice che lamentava di non aver riscosso l'intero importo del suo buono fruttifero emesso dopo il 13 giugno del 1986.
Un decreto, dunque, che si allinea alle tante sentenze e decreti ingiuntivi emessi dai vari giudici italiani e che rivela una vera falla nel sistema dei buoni fruttiferi emessi dalle Poste oltre 30 anni fa.
IL FATTO
Una risparmiatrice coratina aveva acquistato un buono postale fruttifero ordinario del valore di 50mila lire nel 1988. Il buono fruttifero, però, riportava nel suo retro un tasso alto, che veniva applicato prima del 13 giugno del 1986, data del decreto ministeriale che ne rivedeva i tassi. Al momento della riscossione del buono, però, l'ente postale ha corrisposto alla risparmiatrice una cifra molto più bassa rispetto a quella attesa. La risparmiatrice, assistita dall'avv. Salvatore Lotito, ha fatto valere i suoi diritti in sede giudiziaria riuscendo ad ottenere l'ingiunzione da parte del giudice, secondo il tasso di interesse riportato sul buono.
Un errore plateale, quello commesso dalle Poste che costerà tanto, vista la pioggia di ricorsi che vedono l'Ente sempre soccombente.
Ora Poste Italiane ha 40 giorni per proporre opposizione avverso il decreto ingiuntivo emesso dal Giudice di Pace di Corato.
«Gli operatori delle Poste Italiane, anche dopo il 1986 continuavano ad emettere buoni fruttiferi con tassi di rendimento altissimi. Ciò comportava l'illusione da parte del risparmiatore e non teneva conto della nuova normativa introdotta dal Decreto Ministeriale del 1986. Già la Corte di Cassazione aveva chiarito che in tali casi potrebbe essere possibile ottenere il rimborso in base al tasso riportato sul retro del buono» commenta l'avv. Salvatore Lotito.
Una decisione, quella del Giudice di Pace di Corato che potrebbe aprire la strada a nuovi ricorsi.
Un decreto, dunque, che si allinea alle tante sentenze e decreti ingiuntivi emessi dai vari giudici italiani e che rivela una vera falla nel sistema dei buoni fruttiferi emessi dalle Poste oltre 30 anni fa.
IL FATTO
Una risparmiatrice coratina aveva acquistato un buono postale fruttifero ordinario del valore di 50mila lire nel 1988. Il buono fruttifero, però, riportava nel suo retro un tasso alto, che veniva applicato prima del 13 giugno del 1986, data del decreto ministeriale che ne rivedeva i tassi. Al momento della riscossione del buono, però, l'ente postale ha corrisposto alla risparmiatrice una cifra molto più bassa rispetto a quella attesa. La risparmiatrice, assistita dall'avv. Salvatore Lotito, ha fatto valere i suoi diritti in sede giudiziaria riuscendo ad ottenere l'ingiunzione da parte del giudice, secondo il tasso di interesse riportato sul buono.
Un errore plateale, quello commesso dalle Poste che costerà tanto, vista la pioggia di ricorsi che vedono l'Ente sempre soccombente.
Ora Poste Italiane ha 40 giorni per proporre opposizione avverso il decreto ingiuntivo emesso dal Giudice di Pace di Corato.
«Gli operatori delle Poste Italiane, anche dopo il 1986 continuavano ad emettere buoni fruttiferi con tassi di rendimento altissimi. Ciò comportava l'illusione da parte del risparmiatore e non teneva conto della nuova normativa introdotta dal Decreto Ministeriale del 1986. Già la Corte di Cassazione aveva chiarito che in tali casi potrebbe essere possibile ottenere il rimborso in base al tasso riportato sul retro del buono» commenta l'avv. Salvatore Lotito.
Una decisione, quella del Giudice di Pace di Corato che potrebbe aprire la strada a nuovi ricorsi.