Onofrio Pagone: il valore della parola per chi non ha voce

La toccante storia vera di una minorenne clandestina

giovedì 8 settembre 2016 07.00
A cura di Grazia Ippedico
La condizione di clandestino non è una condizione felice. Se aggiungiamo che la clandestina è minorenne e incinta e scappa da un padre e da un compagno che non voglio il frutto di un atto d'amore, la storia diventa un racconto e un racconto scritto con maestria si trasforma facilmente in un romanzo.

Onofrio Pagone, giornalista e scrittore, si trova così a narrare le gesta di una eroina di tutti i giorni. Di una fanciulla che scappa dalla sua terra natia e raggiunge l'Italia e la madre in condizioni miserevoli. Incita, nascosta in un tir per una settimana, come se fosse in gabbia, in condizioni disumane e incinta. Incita, prossima a diventare madre, diritto che in Italia le viene negato.
Senza conoscere l'italiano, Annamaria (è questo il nuovo nome che la fanciulla si attribuisce) giunge a Bari completamente disarmata. Chiusa nel mutismo imparerà col tempo l'italiano e lo imparerà egregiamente.

"Io non ho sbagliato", Giraldi Editore, narra una storia di amore e di dolore. Di sofferenza e di speranza. Di violenza, di soprusi, di viaggi disperati insieme a tante anime disperate. Di delusione e di mutismo. Annamaria non parla. Non parla più. Le viene sottratto il bambino e per caso si scopre che ha partorito da poco. E la giustizia non le rende giustizia. Finisce in una comunità dove ci sono donne sottratte alla prostituzione e alla tossicodipendenza. Ma sa che non è quello il suo posto. Si aggrappa alla mano che le viene porta da una suora e successivamente da un prete.

La storia di Annamaria è la storia di una fanciulla sola ma è la storia corale di tutti gli immigrati che cercano rifugio in Italia. E' la storia di coloro che vengono a cercare salvezza. Pagone racconta la storia in prima persona, con la voce della ragazza. Ma le dona dignità. Le dona la voce.

"Avevo desiderato il mio viaggio in Italia. Me l'ero immaginato come la svolta della mia vita, perché il viaggio doveva essere di sola andata, con una prospettiva di felicità. Avevo creduto di poter fuggire dal grigiore della mia terra: mi ero illusa che la Romania appartenesse alla mia infanzia e alla mia adolescenza e che poi, lontano dalle miei origini, avrei trovato il sorriso".

Durante la presentazione, presso la biblioteca comunale, non viene svelato il finale. La sorpresa che sembra romanzata e che invece coincide con la realtà viene preservata ai futuri lettori. Ma la cosa certa è che il libro è capace di emozionare. E' il motivo che spinge l'editor a pubblicare il romanzo di Onofrio, ed è quello che spinge i lettori a comprare il volume. Le scene cruente e raccapriccianti non impediscono ai sentimenti di venire a galla. E il lettore lotta con la protagonista contro una terra dalla quale deve fuggire, contro una nuova terra che non la comprende, contro i giudici che non le riconoscono la maternità, contro i pregiudizi e le ingiustizie. E vivono le emozioni di un riscatto che ogni eroina ha il diritto di avere.