Luisiana Lorusso, violinista e cantante di successo, si racconta
Parte con un progetto di casa di produzione di nicchia
mercoledì 4 gennaio 2017
8.43
Piccola di corporatura, voce profonda, perfezionista. Volitiva, decisa, pratica. Artista di altissimo livello, Luisiana Lorusso è una ruvese che vive di musica. Mamma da tre anni e mezzo. Si divide tra famiglia e lavoro, in una città oggi difficile e complicata quale Roma.
Un curriculum ricchissimo, turnista con artisti di fama mondiale, ha lavorato in svariati ambiti musicali (musica classica, jazz, musica improvvisata e di ricerca) ed artistici in generale (teatro, teatro danza) in qualità di violinista, cantante, arrangiatrice e compositrice. E' nata a Ruvo di Puglia. Il papà musicista l'ha indirizzata verso una strada che era effettivamente la sua strada.
Vivi a Roma dal 2000. Come si vive nella capitale?
Quando sono arrivata a Roma lavoravo tantissimo, soprattutto come turnista. Mi potevo permettere uno stile di vita più che dignitoso, che qui a Ruvo non mi sarei potuta permettere solo con il mio lavoro. Con il tempo le cose sono cambiate e ho dovuto adeguarmi. Adesso sono anche moglie e madre. Le proposte lavorative vanno ponderate, soprattutto perché mio marito (Claudio Filippini) fa il mio stesso lavoro. La strada che continuo a perseguire duramente e con grande entusiasmo è quella di portare avanti i miei progetti, con ovvi sacrifici.
E nei miei progetti c'è una piccola casa di produzione. E se si parla di produzione si deve disporre di un gruzzoletto da investire. E' un periodo duro, ma storicamente è difficle trovare un periodo in cui l'arte abbia vissuto momenti fulgidi e sereni. Vivere da musicista è faticoso ma non mi posso lamentare. Io e Claudio siamo fortunati perché possiamo continuare a fare quello che amiamo pur considerando la responsabilità della famiglia che abbiamo deciso di formare.
Concedo meno a me stessa di vivere alla giornata e abbraccio le collaborazioni o i progetti che mi permettono di crescere professionalmente. Una scelta, questa, che mi porta inevitabilmente verso la qualità.
Perché sei andata via da Ruvo?
Nel 1998 ho vinto una borsa di studio a Milano, all'Accademia della Filarmonica della Scala. L'anno successivo mi hanno proposto un contratto di tutoraggio sempre in Accademia che ho accettato di buon grado e mi sono trasferita. Milano mi è piaciuta tantissimo. Sono partita dal sud con il desiderio di massima efficienza ed organizzazione. Ero a MIlano per merito e non perché ero figlia o conoscente di qualcuno. Sono stata bene. L'ho trovata vivibile e sicura. Nel 2000 poi mi hanno proposto un contratto di tutt'altro tipo a Roma e così mi sono trasferita in capitale.
Parlaci meglio della tua casa di produzione e del tuo ultimo progetto.
La mia etichetta discografica Wizeup nasce dalla volontà di pubblicare progetti musicali personali in totale autonomia. Si tratta di progetti musicali improntati sulla ricerca, sull'improvvisazione.
La prima uscita è stato "My Billie's Blue", un disco in duo con Claudio Filippini al piano, in cui io canto e suono il violino. E' un omaggio molto personale alla grande Billie Holiday. Un disco che nasce da un live commissionatoci a Roma da una rassegna dedicata a questa grande artista, pilastro della vocalità afroamericana. Abbiamo scelto i brani che ci sembravano più significativi della sua vita e della sua carriera e li abbiamo rimaneggiati, in alcuni casi stravolti, cercando una chiave di lettura nostra, mediata solo dai nostri diversi background musicali.
Ho poi voluto creare un connubio con Terre des Hommes, e nello specifico di sostenere, tra i loro numerosi progetti in tutto il mondo, i bambini profughi siriani nei campi di Erbil Basirma e Mosul, in Iraq. E' una realtà questa, che non sono più disposta ad ignorare e che va sovvertita assolutamente. So che il nostro contributo non sarà decisivo, ma sento che parlarne durante i nostri concerti, raccogliere donazioni volontarie, possa contribuire a sensibilizzare, a tenere viva l'attenzione, a non ignorare.
Com'è lavorare con tuo marito?
Difficile. Siamo insieme da tredici anni, ma è il nostro primo progetto insieme in assoluto. Quando si fa musica si "maneggia" una sfera personale molto delicata e si sa che in famiglia non si usano molti filtri nella comunicazione. Ho sempre scelto di mantenere le nostre vite professionali distinte e separate, proprio per preservare le scelte di entrambi.
E invece devo dire che ci stiamo prendendo gusto.
Per me è una grande opportunità di crescita. Ed entrambi facciamo musicalmente un passo verso l'altro: proveniamo da mondi davvero diversi e se questo diventa un punto di forza, piuttosto che un campo di battaglia, la cosa si fa davvero molto interessante.
Qual è il lavoro che ti ha emozionato di più?
I progetti che nascono da me, in me, sono tutti per me importanti ed emozionanti. Sono come dei figli. Ovviamente ci sono anche delle collaborazioni che ti fanno crescere più di altre. Mi viene subito in mente il tour in qualità di ospite di Mario Biondi: duettare con lui nei più bei teatri italiani, con un pubblico numerosissimo è stata una emozione indescrivibile. Tre minuti di canzone e in quei tre minuti devi dire tutto di te. E' stata una grandissima e bellissima "palestra".
Ruvo e la musica. Che ne pensi?
Ruvo è da sempre una grande fucina di talenti, forse perchè c'è sempre stata una forte e radicata tradizione musicale. E parlo di musica fatta bene, con passione.
Da quello che ricordo io in tutte le famiglie, c'era qualcuno che suonava; credo sia tuttora così. Tra tutti i miei amici in conservatorio, ricordo che quelli ruvesi erano sempre tra i migliori.
Sono andata via poi mossa dal bisogno di confrontarmi, di mettermi alla prova, di ricercare nuovi stimoli. Sono brava? E quanto? Rispetto a chi? A cosa?
Credo che negli ultimi anni qui si sia smosso più di qualcosa. Non solo a Ruvo, ma in Puglia in generale c'è grande fermento.
Che questo paese produca tuttora grandi talenti ne sono certa.
In attesa di poter ascoltare Luisiana Lorusso a Ruvo di Puglia, le facciamo i nostri più sinceri auguri.
Un curriculum ricchissimo, turnista con artisti di fama mondiale, ha lavorato in svariati ambiti musicali (musica classica, jazz, musica improvvisata e di ricerca) ed artistici in generale (teatro, teatro danza) in qualità di violinista, cantante, arrangiatrice e compositrice. E' nata a Ruvo di Puglia. Il papà musicista l'ha indirizzata verso una strada che era effettivamente la sua strada.
Vivi a Roma dal 2000. Come si vive nella capitale?
Quando sono arrivata a Roma lavoravo tantissimo, soprattutto come turnista. Mi potevo permettere uno stile di vita più che dignitoso, che qui a Ruvo non mi sarei potuta permettere solo con il mio lavoro. Con il tempo le cose sono cambiate e ho dovuto adeguarmi. Adesso sono anche moglie e madre. Le proposte lavorative vanno ponderate, soprattutto perché mio marito (Claudio Filippini) fa il mio stesso lavoro. La strada che continuo a perseguire duramente e con grande entusiasmo è quella di portare avanti i miei progetti, con ovvi sacrifici.
E nei miei progetti c'è una piccola casa di produzione. E se si parla di produzione si deve disporre di un gruzzoletto da investire. E' un periodo duro, ma storicamente è difficle trovare un periodo in cui l'arte abbia vissuto momenti fulgidi e sereni. Vivere da musicista è faticoso ma non mi posso lamentare. Io e Claudio siamo fortunati perché possiamo continuare a fare quello che amiamo pur considerando la responsabilità della famiglia che abbiamo deciso di formare.
Concedo meno a me stessa di vivere alla giornata e abbraccio le collaborazioni o i progetti che mi permettono di crescere professionalmente. Una scelta, questa, che mi porta inevitabilmente verso la qualità.
Perché sei andata via da Ruvo?
Nel 1998 ho vinto una borsa di studio a Milano, all'Accademia della Filarmonica della Scala. L'anno successivo mi hanno proposto un contratto di tutoraggio sempre in Accademia che ho accettato di buon grado e mi sono trasferita. Milano mi è piaciuta tantissimo. Sono partita dal sud con il desiderio di massima efficienza ed organizzazione. Ero a MIlano per merito e non perché ero figlia o conoscente di qualcuno. Sono stata bene. L'ho trovata vivibile e sicura. Nel 2000 poi mi hanno proposto un contratto di tutt'altro tipo a Roma e così mi sono trasferita in capitale.
Parlaci meglio della tua casa di produzione e del tuo ultimo progetto.
La mia etichetta discografica Wizeup nasce dalla volontà di pubblicare progetti musicali personali in totale autonomia. Si tratta di progetti musicali improntati sulla ricerca, sull'improvvisazione.
La prima uscita è stato "My Billie's Blue", un disco in duo con Claudio Filippini al piano, in cui io canto e suono il violino. E' un omaggio molto personale alla grande Billie Holiday. Un disco che nasce da un live commissionatoci a Roma da una rassegna dedicata a questa grande artista, pilastro della vocalità afroamericana. Abbiamo scelto i brani che ci sembravano più significativi della sua vita e della sua carriera e li abbiamo rimaneggiati, in alcuni casi stravolti, cercando una chiave di lettura nostra, mediata solo dai nostri diversi background musicali.
Ho poi voluto creare un connubio con Terre des Hommes, e nello specifico di sostenere, tra i loro numerosi progetti in tutto il mondo, i bambini profughi siriani nei campi di Erbil Basirma e Mosul, in Iraq. E' una realtà questa, che non sono più disposta ad ignorare e che va sovvertita assolutamente. So che il nostro contributo non sarà decisivo, ma sento che parlarne durante i nostri concerti, raccogliere donazioni volontarie, possa contribuire a sensibilizzare, a tenere viva l'attenzione, a non ignorare.
Com'è lavorare con tuo marito?
Difficile. Siamo insieme da tredici anni, ma è il nostro primo progetto insieme in assoluto. Quando si fa musica si "maneggia" una sfera personale molto delicata e si sa che in famiglia non si usano molti filtri nella comunicazione. Ho sempre scelto di mantenere le nostre vite professionali distinte e separate, proprio per preservare le scelte di entrambi.
E invece devo dire che ci stiamo prendendo gusto.
Per me è una grande opportunità di crescita. Ed entrambi facciamo musicalmente un passo verso l'altro: proveniamo da mondi davvero diversi e se questo diventa un punto di forza, piuttosto che un campo di battaglia, la cosa si fa davvero molto interessante.
Qual è il lavoro che ti ha emozionato di più?
I progetti che nascono da me, in me, sono tutti per me importanti ed emozionanti. Sono come dei figli. Ovviamente ci sono anche delle collaborazioni che ti fanno crescere più di altre. Mi viene subito in mente il tour in qualità di ospite di Mario Biondi: duettare con lui nei più bei teatri italiani, con un pubblico numerosissimo è stata una emozione indescrivibile. Tre minuti di canzone e in quei tre minuti devi dire tutto di te. E' stata una grandissima e bellissima "palestra".
Ruvo e la musica. Che ne pensi?
Ruvo è da sempre una grande fucina di talenti, forse perchè c'è sempre stata una forte e radicata tradizione musicale. E parlo di musica fatta bene, con passione.
Da quello che ricordo io in tutte le famiglie, c'era qualcuno che suonava; credo sia tuttora così. Tra tutti i miei amici in conservatorio, ricordo che quelli ruvesi erano sempre tra i migliori.
Sono andata via poi mossa dal bisogno di confrontarmi, di mettermi alla prova, di ricercare nuovi stimoli. Sono brava? E quanto? Rispetto a chi? A cosa?
Credo che negli ultimi anni qui si sia smosso più di qualcosa. Non solo a Ruvo, ma in Puglia in generale c'è grande fermento.
Che questo paese produca tuttora grandi talenti ne sono certa.
In attesa di poter ascoltare Luisiana Lorusso a Ruvo di Puglia, le facciamo i nostri più sinceri auguri.