Le armi sequestrate e l'arresto dell'ex gip, le indagini passano da Ruvo di Puglia
Manette anche per un militare. Nelle carte riferimenti alla sua casa a Ruvo
Il nuovo arresto in carcere per l'ex Gip
A De Benedictis, magistrato di Molfetta, il provvedimento è stato notificato in carcere dove l'ex giudice è detenuto dal 24 aprile scorso per il reato di corruzione in atti giudiziari. La Polizia di Bari è stata guidata dal primo dirigente Filippo Portoghese, capo della Squadra Mobile. I due, stando alle indagini, discutevano spesso di armi e di come procacciarsele e nasconderle.
A seguito del coinvolgimento del magistrato, l'indagine è stata trasferita, per opportuna competenza, alla Procura della Repubblica di Lecce, che ha proseguito gli accertamenti con l'organo di polizia giudiziaria barese.
La misura restrittiva è stata firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia salentina, ed eseguita dal personale della Squadra Mobile della Questura di Bari. I due arrestati sono accusati di traffico e detenzione di armi ed esplosivi, anche da guerra, e relativo munizionamento e ricettazione.
Il sequestro di armi ad Andria e l'arresto di Tannoia
L'indagine sul traffico di armi era stata avviata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, ma è stata successivamente trasmessa a Lecce una volta accertato il coinvolgimento del magistrato barese. Dagli atti emerge che il caporal maggiore era in collegamento con alcuni trafficanti d'armi dell'area metropolitana barese e frequentava abitualmente De Benedictis.
Dopo aver captato i colloqui dei due, l'indagine ha riguardato la ricerca del nascondiglio dell'arsenale che - da quanto emerso - era in un luogo segreto nella disponibilità dei due indagati. Si è così arrivati alla villa di Andria di proprietà dell'imprenditore Antonio Tannoia. Le intercettazioni compiute nei confronti dei tre, nel tempo, hanno portato gli investigatori ad ipotizzare che fosse proprio l'imprenditore a custodire, in una delle sue proprietà, l'ingente quantitativo di armi e munizioni nella disponibilità del terzetto.
L'arsenale è stato sequestrato il 29 aprile scorso in una dependance della villa. In quell'occasione Tannoia fu arrestato in flagranza di reato e riferì che il luogo in cui erano state trovate le armi era nella disponibilità di De Benedictis.
Il ruolo del caporal maggiore Serafino
I due si frequentavano abitualmente e, nel corso dei loro incontri, discutevano spesso di armi, di come procacciarsele e di come nasconderle una volta ottenute. Sono numerose le conversazioni intercettate nel corso delle quali i due parlano di armi e munizioni in loro possesso e del nascondiglio, chiamato «il pozzo» perché ricavato in un sotterrano al quale si accedeva da una pesante botola saldata e parzialmente murata.
È quanto emerge dalle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce che oggi hanno portato all'arresto di entrambi per i reati di detenzione e traffico di un micidiale arsenale da guerra.
Il più grande arsenale di armi sequestrato in Italia
L'arsenale sequestrato il 29 aprile scorso è composto da più di 200 pezzi tra fucili mitragliatori, fucili a pompa, mitragliette (tra cui 2 kalashnikov, 2 fucili d'assalto AR15, 6 mitragliatrici pesanti Beretta MG 42, 10 MAB, 3 mitragliette UZI), armi antiche e storiche, pistole di vario tipo e marca, esplosivi, bombe a mano ed una mina anticarro, oltre a circa 100.000 munizioni di vario calibro.
Sull'ingente materiale rinvenuto sono in corso i laboriosi accertamenti balistici e documentali volti a scoprirne origine e natura.