L’omaggio del Museo Jatta all’amore per l’archeologia: Il Kantharos di San Valentino
Un tesoro archeologico tra simposi e riti funebri, simbolo di una cultura millenaria
sabato 15 febbraio 2025
A Ruvo di Puglia, il Museo Nazionale Jatta, ieri 14 febbraio, ha celebrato l'amore in una declinazione singolare e colta, mettendo in risalto un reperto di straordinaria valenza storica ed estetica: il kantharos di San Valentino. Questa preziosa testimonianza, risalente al V secolo a.C., si inserisce con autorevolezza nella cosiddetta "Classe di San Valentino", rappresentando un esempio emblematico della raffinata produzione ceramica dell'epoca.
Il nome del reperto trova origine in una scoperta avvenuta nel 1880 a La Motte Saint-Valentin, in Francia, dove venne rinvenuto un calice adornato da elaborate decorazioni geometriche e vegetali, strettamente affine a quello esposto al Museo Jatta. Il kantharos, fulcro dei simposi nell'antica Grecia, assolveva una funzione eminentemente conviviale, poiché destinato al consumo del vino nei fastosi banchetti e nei rituali sacri. La sua iconica morfologia, caratterizzata da un'ampia coppa e due eleganti anse laterali, ne agevolava la presa e ne accentuava il valore simbolico. Tuttavia, il suo impiego trascendeva il mero ambito festivo: in numerosi contesti, questi vasi erano destinati anche alle cerimonie funebri, utilizzati come offerte votive o per accompagnare il defunto nel suo viaggio ultraterreno.
L'esemplare conservato al Museo Jatta costituisce uno dei più rappresentativi della sua classe, la cui diffusione si estese capillarmente lungo il bacino adriatico, dalla Penisola Balcanica fino alla Penisola Iberica. L'apogeo della sua produzione si colloca tra il 440 e il 420 a.C., periodo in cui si registra un'ampia attestazione anche nell'Italia meridionale, attestando l'intensa rete di scambi culturali e commerciali tra le diverse civiltà del Mediterraneo antico.
Il Museo Jatta annovera nella sua prestigiosa collezione molteplici esemplari appartenenti a questa tipologia, ciascuno impreziosito da peculiarità decorative uniche e di straordinario pregio artistico.
Il Museo Jatta invita il pubblico a esplorare il kantharos di San Valentino e gli altri inestimabili reperti della sua collezione, offrendo un'occasione unica per celebrare l'amore… per l'archeologia!
Il nome del reperto trova origine in una scoperta avvenuta nel 1880 a La Motte Saint-Valentin, in Francia, dove venne rinvenuto un calice adornato da elaborate decorazioni geometriche e vegetali, strettamente affine a quello esposto al Museo Jatta. Il kantharos, fulcro dei simposi nell'antica Grecia, assolveva una funzione eminentemente conviviale, poiché destinato al consumo del vino nei fastosi banchetti e nei rituali sacri. La sua iconica morfologia, caratterizzata da un'ampia coppa e due eleganti anse laterali, ne agevolava la presa e ne accentuava il valore simbolico. Tuttavia, il suo impiego trascendeva il mero ambito festivo: in numerosi contesti, questi vasi erano destinati anche alle cerimonie funebri, utilizzati come offerte votive o per accompagnare il defunto nel suo viaggio ultraterreno.
L'esemplare conservato al Museo Jatta costituisce uno dei più rappresentativi della sua classe, la cui diffusione si estese capillarmente lungo il bacino adriatico, dalla Penisola Balcanica fino alla Penisola Iberica. L'apogeo della sua produzione si colloca tra il 440 e il 420 a.C., periodo in cui si registra un'ampia attestazione anche nell'Italia meridionale, attestando l'intensa rete di scambi culturali e commerciali tra le diverse civiltà del Mediterraneo antico.
Il Museo Jatta annovera nella sua prestigiosa collezione molteplici esemplari appartenenti a questa tipologia, ciascuno impreziosito da peculiarità decorative uniche e di straordinario pregio artistico.
Il Museo Jatta invita il pubblico a esplorare il kantharos di San Valentino e gli altri inestimabili reperti della sua collezione, offrendo un'occasione unica per celebrare l'amore… per l'archeologia!