Joseph D'Ingeo: ho scelto il nucleo antico perché accetto la sfida di vivere la città

Giovanissimo, indipendente, e con le idee ben chiare

venerdì 26 maggio 2017 9.57
A cura di Grazia Ippedico
Ha ventisei anni e da dieci fa questo mestiere. A vent'anni ha preso una decisione coraggiosa e inizia a lavorare per conto suo. Joseph D'Ingeo fa il fotografo e a ventisei anni riesce ad essere autonomo ed indipendete. Vive da solo e provvede da solo alle sue necessità. Un caso raro, di questi tempi, in una Italia meridionale che soffre per mancanza di lavoro e di opportunità.

«Ho iniziato a fare fotografia industriale, poi ho cambiato direzione. Questo mi rispecchia di più.» Siamo nel suo nuovo studio in via Alcide De Gasperi, in pieno centro storico, a due passi da palazzo Caputi, di cui lo studio un tempo era parte integrante nonchè seconda entrata. Col tempo il locale è stato adibito ad uso commerciale. Ma Joseph è orgoglioso delle nobili e antiche origini del suo nuovo posto di lavoro.

Ampio, luminoso, essenziale. Vige il bianco e il nero, ma l'arredamento rimanda ai colori essenziali di stampa: ciano giallo e magenta.
Cosa ti distingue dagli altri fotografi?
«Non lo so. A me piace la fotografia pulita, netta, essenziale. Il fotografo da cui prendo ispirazione è Helmut Newton.»

Come mai ti sei trasferito nel centro storico?
«Mi serviva uno spazio più grande. Voglio fare ritratti. Adesso ce l'ho. Poi volevo stare più a contatto con la gente. Dove mi trovavo prima era centrale (inizio di via Aldo Moro) ma non era proprio nel cuore del paese. Mi sono messo in gioco. Alcuni mi hanno detto di desistere per la questione delle auto, ma io l'ho presa come una sfida. Vedremo cosa succede. Molto dei miei clienti sono dei paesi limitrofi. La visibilità adesso te la danno i siti web e i social network. Non hai per forza bisogno di un punto che si "veda".

«Mi piace di questo posto il contrasto tra storia e attualità. L'antico e il moderno che si sposano in questa maniera così perfetta. Lo studio è nato con una idea Hollywoodiana. Partire dal bianco e il nero, l'origine della fotografia per finire sui colori accesi. Passato e presente»

Che cosiglio ti senti di dare ai ragazzi della tua età?
«Ruvo è un paese un po' troppo legato alle tradizioni e al passato. Ruvo dovrebbe crescere a livello culturale. Ci vuole più arte, più mostre, senza ridurci solo alle manifestazioni di piazza. Ci vuole un teatro, un cinema, delle mostre continue. A Ruvo ci sono tantissimi bar. E basta. Ci sono solo i bar. Si dovrebbe puntare su qualcos'altro. Bisogna mettersi in gioco. Io sarei potuto andare a Milano, ma sono rimasto qui perché credo in quello che faccio. Bisogna avere la forza di credere in se stessi e poi agire. Ruvo è tutta da costruire. Ci sono tanti locali qui nel centro storico. Si possono fare ancora tantissime cose. E i miei progetti non terminano qui. Spero di soprendervi presto con una mostra monotematica!»
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