Investe 100milioni in bond argentini, la banca dovrà risarcirla
Arriva dopo dieci anni la sentenza d'Appello
martedì 23 febbraio 2016
10.08
100 milioni delle vecchie lire, un investimento sbagliato e una causa che giunge alla svolta dopo dieci anni. E' questa la storia di una donna ruvese e della sua battaglia legale contro la banca Intesa San Paolo già Ambrosiano Veneto.
La vicenda inizia nel 1999, a Ruvo di Puglia, la signora, un medico di circa 76 anni, si reca in banca per investire parte dei risparmi di una vita. Un bel gruzzolo: 100 milioni di lire. L'operatore consiglia all'utente un investimento nei tristemente celebri bond argentini. Dopo pochi mesi, l'inesperta risparmiatrice subisce la svalutazione completa dell'investimento e perde tutto il suo capitale.
Inizia così, nel 2006, un contenzioso che solo lo scorso 16 febbraio è stato definito in Appello con una vittoria schiacciante dell'ormai anziana donna sull'istituto di credito.
Una lotta dura e faticosa che passa attraverso l'iniziale sconfitta in primo grado presso il tribunale di Trani che aggiunta al danno la beffa: la donna, non solo perde il capitale ma, viene condannata a pagare alla banca circa 4mila euro di spese. E' il 2011.
"Dopo una lunga azione legale, il tribunale di Trani, infatti, ha emesso una sentenza di rigetto con condanna al pagamento delle spese legali. La causa in primo grado è stata persa. - racconta l'avvocato Linda Ippedico - La signora veniva considerata un investitore esperto nonostante fosse anziana e non avesse esperienza. Che la somma fosse ingente oppure no non conta, la risparmiatrice si è semplicemente affidata ad una banca e non è stata tutelata»
Qualche giorno fa, però, il presidente della sezione civile di Corte d'Appello e relatore del giudizio, Egiziano Di Leo, emette la sentenza che ribalta l'esito del primo grado.
Accoglie integralmente la domanda e, riformando totalmente il provvedimento precedente, condanna la banca al risarcimento di tutta la somma sottratta alla parte (circa 51 mila euro) più tutti gli interessi dal 1999 ad oggi, nonché le spese del doppio grado di giudizio.
«Nel 1999 i bond Argentina si stavano già svalutando. Le banche in quel momento avevano già acquistato numerosi titoli e hanno spinto alla vendita per non perdere capitale.» ricorda Ippedico. All'epoca dei fatti le agenzie di rating avevano definito i bond Argentina come titoli altamente insicuro.
E' questa una sentenza che arriva in un periodo storico importante dove finalmente viene tutelato il consumatore nel miglior modo possibile. Si da forza al concetto per cui il soggetto privato che si rivolge in banca deve essere tutelato dalla banca stessa.
Una grande vittoria che dà speranza a chi lotta contro colossi bancari.
La vicenda inizia nel 1999, a Ruvo di Puglia, la signora, un medico di circa 76 anni, si reca in banca per investire parte dei risparmi di una vita. Un bel gruzzolo: 100 milioni di lire. L'operatore consiglia all'utente un investimento nei tristemente celebri bond argentini. Dopo pochi mesi, l'inesperta risparmiatrice subisce la svalutazione completa dell'investimento e perde tutto il suo capitale.
Inizia così, nel 2006, un contenzioso che solo lo scorso 16 febbraio è stato definito in Appello con una vittoria schiacciante dell'ormai anziana donna sull'istituto di credito.
Una lotta dura e faticosa che passa attraverso l'iniziale sconfitta in primo grado presso il tribunale di Trani che aggiunta al danno la beffa: la donna, non solo perde il capitale ma, viene condannata a pagare alla banca circa 4mila euro di spese. E' il 2011.
"Dopo una lunga azione legale, il tribunale di Trani, infatti, ha emesso una sentenza di rigetto con condanna al pagamento delle spese legali. La causa in primo grado è stata persa. - racconta l'avvocato Linda Ippedico - La signora veniva considerata un investitore esperto nonostante fosse anziana e non avesse esperienza. Che la somma fosse ingente oppure no non conta, la risparmiatrice si è semplicemente affidata ad una banca e non è stata tutelata»
Qualche giorno fa, però, il presidente della sezione civile di Corte d'Appello e relatore del giudizio, Egiziano Di Leo, emette la sentenza che ribalta l'esito del primo grado.
Accoglie integralmente la domanda e, riformando totalmente il provvedimento precedente, condanna la banca al risarcimento di tutta la somma sottratta alla parte (circa 51 mila euro) più tutti gli interessi dal 1999 ad oggi, nonché le spese del doppio grado di giudizio.
«Nel 1999 i bond Argentina si stavano già svalutando. Le banche in quel momento avevano già acquistato numerosi titoli e hanno spinto alla vendita per non perdere capitale.» ricorda Ippedico. All'epoca dei fatti le agenzie di rating avevano definito i bond Argentina come titoli altamente insicuro.
E' questa una sentenza che arriva in un periodo storico importante dove finalmente viene tutelato il consumatore nel miglior modo possibile. Si da forza al concetto per cui il soggetto privato che si rivolge in banca deve essere tutelato dalla banca stessa.
Una grande vittoria che dà speranza a chi lotta contro colossi bancari.