In Puglia arrivano carciofi dall’Egitto e olive dalla Tunisia
Secondo i dati di una ricerca Censis la Puglia è crocevia della contraffazione alimentare
giovedì 10 novembre 2016
7.44
I dati diffusi dal Censis confermano che la Puglia è crocevia di un mercato parallelo di prodotti agricoli provenienti da migliaia di chilometri di distanza, spesso sofisticati, spacciati per prodotti di qualità, quando di qualità non sono, per cui viene illegalmente utilizzato il marchio 'made in Puglia', a danno dell'imprenditoria agricola pugliesi e dei consumatori. Secondo il Rapporto del Censis, infatti, 'c'è un settore in cui Bari e la Puglia rimangono protagoniste assolute, gli illeciti legati alla produzione e alla commercializzazione, soprattutto all'estero, di prodotti agroalimentari di qualità'.
Si parla ormai di "agropirateria" - che si sviluppa attraverso le importazioni, la manipolazione e la trasformazione di prodotti agricoli di dubbia qualità e provenienza che giungono nel nostro Paese e diventano "made in Italy", fregiandosi in modo fraudolento dell'immagine che accompagna, nel mondo, le produzioni del nostro territorio.
"In Puglia arrivano carciofi dall'Egitto e olive dalla Tunisia, passata di pomodoro dalla Cina e grano da Russia, Bangladesh, Canada e Messico, olio da Spagna, Tunisia e Grecia – denuncia il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – che vengono spacciati per 'made in Italy'. Esiste un business che agli 'agropirati' frutta circa 16 miliardi di euro l'anno e che trova negli 800 chilometri di costa della Puglia e nei numerosi porti una base logistica ideale. E' significativa e va sostenuta la volontà di procedere ad un aggiornamento delle norme attuali, risalenti anche agli inizi del 1900, attraverso un'articolata operazione di riordino degli strumenti esistenti e di adeguamento degli stessi ad un contesto caratterizzato da forme diffuse di criminalità organizzata che alterano la leale concorrenza tra le imprese ed espongono a continui pericoli la salute delle persone".
Si parla ormai di "agropirateria" - che si sviluppa attraverso le importazioni, la manipolazione e la trasformazione di prodotti agricoli di dubbia qualità e provenienza che giungono nel nostro Paese e diventano "made in Italy", fregiandosi in modo fraudolento dell'immagine che accompagna, nel mondo, le produzioni del nostro territorio.
"In Puglia arrivano carciofi dall'Egitto e olive dalla Tunisia, passata di pomodoro dalla Cina e grano da Russia, Bangladesh, Canada e Messico, olio da Spagna, Tunisia e Grecia – denuncia il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – che vengono spacciati per 'made in Italy'. Esiste un business che agli 'agropirati' frutta circa 16 miliardi di euro l'anno e che trova negli 800 chilometri di costa della Puglia e nei numerosi porti una base logistica ideale. E' significativa e va sostenuta la volontà di procedere ad un aggiornamento delle norme attuali, risalenti anche agli inizi del 1900, attraverso un'articolata operazione di riordino degli strumenti esistenti e di adeguamento degli stessi ad un contesto caratterizzato da forme diffuse di criminalità organizzata che alterano la leale concorrenza tra le imprese ed espongono a continui pericoli la salute delle persone".