Il ricercatore ruvese Giuliano Iurilli tra i migliori scienziati del Nord America
Ha studiato "I segreti dell’olfatto, il senso più sfuggente e misterioso".
martedì 31 ottobre 2017
10.28
Non chiamateli cervelli in fuga ma intelligenze integrate nelle comunità scientifiche del Nord America con la forza del loro talento e delle competenze acquisite in Italia.
Sono quattromila i ricercatori e docenti affiliati alla fondazione ISSNAF(Italian Scientists and Scholars of North America Foundation), che il 7 e 8 novembre 2017 celebra il suo evento annuale all'Ambasciata italiana di Washington, sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Fra di loro la biologa Rita Rossi Colwell, che riceverà l'ISSNAF Life Achievement Award.Distinguished University Professor alla University of Maryland, già prima donna direttore della National Science Foundation dal 1998 al 2004 e fra i membri fondatori di ISSNAF, Colwell è considerata una delle fondatrici della ricerca per lo sviluppo delle biotecnologie marine.Il suo nome è legato alle scoperte sulla sopravvivenza del vibrione del colera che hanno portato a importanti risultati sul fronte della prevenzione delle epidemie.
Al centro dell'evento saranno poi le premiazioni degli ISSNAF Awards. I 16 finalisti, ricercatori italiani under 40 selezionati tramite un bando, presenteranno a una giuria i loro progetti di ricerca in 5 campi: leucemie; scienze ambientali, astrofisica e chimica; medicina, bioscienze e scienze cognitive; ingegneria; matematica e fisica. Saranno premiati i 5 migliori elaborati.
Tra le proposte presentate si trovano idee e soluzioni che vanno dall'intelligenza artificiale nei robot usati nelle missioni spaziali alle nuove cure per tumori e leucemie, dalla chimica che tramuta lo smog in sostanze utili per l'uomo alla percezione dell'olfatto da parte del cervello, fino ad ambiti di ricerca pura come la geometria algebrica.
Tra i finalisti c'è anche il ruvese Giuliano Iurilli che ha studiato "I segreti dell'olfatto, il senso più sfuggente e misterioso".
Dei cinque sensi è quello più sfuggente, più misterioso e di cui in fondo sappiamo meno, eppure è collegato profondamente ai nostri istinti: parliamo dell'olfatto. Che Giuliano Iurilli, medico folgorato sulla via della biologia a metà del suo percorso di studi, ha reso il suo oggetto di ricerca. Partendo dalla provincia di Bari – è nato a Ruvo di Puglia nel 1979 –, passando per Pisa – prima alla Scuola Superiore Sant'Anna per studiare medicina, poi all'Università di Pisa dove si è laureato in biologia e ha iniziato a fare ricerca con il professor Lamberto Maffei nei laboratori di neurobiologia della Scuola Normale –, ottenendo il dottorato in Neuroscienze e Robotica all'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e approdando infine nel 2012 alla prestigiosa Harvard Medical School di Boston dove prosegue la sua ricerca con un contratto post doc.
A Genova c'è stata la scoperta che ha dato una svolta alla carriera di Iurilli e che ha cambiato il modo di guardare alle computazioni del cervello in relazione ai sensi: «Durante la mia ricerca sul sistema visivo, coordinata da Paolo Medini, si è scoperto – spiega – che le aree visive del cervellosono in grado di elaborare anche segnali acustici e tattili. Si pongono così le basi per comprendere l'integrazione multisensoriale, ovvero la nostra capacità di avere una percezione olistica del mondo al di fuori di noi stessi, che cioè fonde informazioni provenienti da diversi sensi».
Ma una volta conclusa l'esperienza all'IIT, per Iurilli si preparava una nuova svolta. Dallo studio della vista, a quello dell'olfatto. «Dopo la scoperta sui meccanismi cellulari dell'integrazione multisensoriale, mi è stato proposto un post doc ad Harvard – racconta –. Grazie a un grant dello Human Frontier Science Program, che consiste in 55mila dollari all'anno per tre anni, ho potuto cominciare la mia ricerca qui a Boston con maggiore autonomia. Sono passato a studiare l'olfatto, un senso più misterioso della vista. Quest'ultima è in qualche modo misurabile, perché per distinguere un colore dall'altro possiamo misurare le lunghezze d'onda con cui la luce si riflette su un dato oggetto, e la nostra retina ha dei recettori che misurano questa lunghezza d'onda».
«Se invece guardiamo all'olfatto – prosegue il ricercatore –, ci troviamo di fronte a una molecola chimica che viene percepita dal nostro naso in modi diversi, non oggettivamente misurabili: non esiste un'unica percezione degli odori. Eppure questo senso è importantissimo perché ci guida in molti comportamenti istintivi: se una mattina passiamo di fronte a un bagno pubblico e a una panetteria, è immediato rispondere in quale delle due abbiamo voglia di entrare. Eppure come funzionino questi meccanismi è ancora misterioso. Sto cercando di capire come il cervello dà un significato alle molecole chimiche che sono alla base dell'olfatto».
Arrivato a Boston nel 2012, Giuliano Iurilli si tratterrà per un anno e mezzo ancora, poi probabilmente tenterà la strada di aprire un laboratorio completamente indipendente, grazie a uno startinggrant. «È possibile che io torni in Europa almeno per qualche anno – spiega –, per lavorare in un laboratorio tutto mio. La differenza tra Italia e Usa nella ricerca è enorme. Eppure in Italia ho lavorato sempre in ottimi laboratori, con un livello di ricerca molto alto rispetto alla media delle risorse disponibili nel sistema universitario del nostro Paese. L'IIT ad esempio è tra gli istituti più avanzati in Europa nelle neuroscienze di base».
Sono quattromila i ricercatori e docenti affiliati alla fondazione ISSNAF(Italian Scientists and Scholars of North America Foundation), che il 7 e 8 novembre 2017 celebra il suo evento annuale all'Ambasciata italiana di Washington, sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Fra di loro la biologa Rita Rossi Colwell, che riceverà l'ISSNAF Life Achievement Award.Distinguished University Professor alla University of Maryland, già prima donna direttore della National Science Foundation dal 1998 al 2004 e fra i membri fondatori di ISSNAF, Colwell è considerata una delle fondatrici della ricerca per lo sviluppo delle biotecnologie marine.Il suo nome è legato alle scoperte sulla sopravvivenza del vibrione del colera che hanno portato a importanti risultati sul fronte della prevenzione delle epidemie.
Al centro dell'evento saranno poi le premiazioni degli ISSNAF Awards. I 16 finalisti, ricercatori italiani under 40 selezionati tramite un bando, presenteranno a una giuria i loro progetti di ricerca in 5 campi: leucemie; scienze ambientali, astrofisica e chimica; medicina, bioscienze e scienze cognitive; ingegneria; matematica e fisica. Saranno premiati i 5 migliori elaborati.
Tra le proposte presentate si trovano idee e soluzioni che vanno dall'intelligenza artificiale nei robot usati nelle missioni spaziali alle nuove cure per tumori e leucemie, dalla chimica che tramuta lo smog in sostanze utili per l'uomo alla percezione dell'olfatto da parte del cervello, fino ad ambiti di ricerca pura come la geometria algebrica.
Tra i finalisti c'è anche il ruvese Giuliano Iurilli che ha studiato "I segreti dell'olfatto, il senso più sfuggente e misterioso".
Dei cinque sensi è quello più sfuggente, più misterioso e di cui in fondo sappiamo meno, eppure è collegato profondamente ai nostri istinti: parliamo dell'olfatto. Che Giuliano Iurilli, medico folgorato sulla via della biologia a metà del suo percorso di studi, ha reso il suo oggetto di ricerca. Partendo dalla provincia di Bari – è nato a Ruvo di Puglia nel 1979 –, passando per Pisa – prima alla Scuola Superiore Sant'Anna per studiare medicina, poi all'Università di Pisa dove si è laureato in biologia e ha iniziato a fare ricerca con il professor Lamberto Maffei nei laboratori di neurobiologia della Scuola Normale –, ottenendo il dottorato in Neuroscienze e Robotica all'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e approdando infine nel 2012 alla prestigiosa Harvard Medical School di Boston dove prosegue la sua ricerca con un contratto post doc.
A Genova c'è stata la scoperta che ha dato una svolta alla carriera di Iurilli e che ha cambiato il modo di guardare alle computazioni del cervello in relazione ai sensi: «Durante la mia ricerca sul sistema visivo, coordinata da Paolo Medini, si è scoperto – spiega – che le aree visive del cervellosono in grado di elaborare anche segnali acustici e tattili. Si pongono così le basi per comprendere l'integrazione multisensoriale, ovvero la nostra capacità di avere una percezione olistica del mondo al di fuori di noi stessi, che cioè fonde informazioni provenienti da diversi sensi».
Ma una volta conclusa l'esperienza all'IIT, per Iurilli si preparava una nuova svolta. Dallo studio della vista, a quello dell'olfatto. «Dopo la scoperta sui meccanismi cellulari dell'integrazione multisensoriale, mi è stato proposto un post doc ad Harvard – racconta –. Grazie a un grant dello Human Frontier Science Program, che consiste in 55mila dollari all'anno per tre anni, ho potuto cominciare la mia ricerca qui a Boston con maggiore autonomia. Sono passato a studiare l'olfatto, un senso più misterioso della vista. Quest'ultima è in qualche modo misurabile, perché per distinguere un colore dall'altro possiamo misurare le lunghezze d'onda con cui la luce si riflette su un dato oggetto, e la nostra retina ha dei recettori che misurano questa lunghezza d'onda».
«Se invece guardiamo all'olfatto – prosegue il ricercatore –, ci troviamo di fronte a una molecola chimica che viene percepita dal nostro naso in modi diversi, non oggettivamente misurabili: non esiste un'unica percezione degli odori. Eppure questo senso è importantissimo perché ci guida in molti comportamenti istintivi: se una mattina passiamo di fronte a un bagno pubblico e a una panetteria, è immediato rispondere in quale delle due abbiamo voglia di entrare. Eppure come funzionino questi meccanismi è ancora misterioso. Sto cercando di capire come il cervello dà un significato alle molecole chimiche che sono alla base dell'olfatto».
Arrivato a Boston nel 2012, Giuliano Iurilli si tratterrà per un anno e mezzo ancora, poi probabilmente tenterà la strada di aprire un laboratorio completamente indipendente, grazie a uno startinggrant. «È possibile che io torni in Europa almeno per qualche anno – spiega –, per lavorare in un laboratorio tutto mio. La differenza tra Italia e Usa nella ricerca è enorme. Eppure in Italia ho lavorato sempre in ottimi laboratori, con un livello di ricerca molto alto rispetto alla media delle risorse disponibili nel sistema universitario del nostro Paese. L'IIT ad esempio è tra gli istituti più avanzati in Europa nelle neuroscienze di base».